Celebrazione messicana forse tra la più conosciute in assoluto, il Dìa de Los Muertos è un giorno che dal 2003 è stato addirittura riconosciuto come patrimonio intangibile dall’Unesco. Un periodo, a dirla tutta, che festeggia con allegria non soltanto i defunti, ma anche la vita.
Esperienza da non perdere se in quel periodo siete in Messico – tra strade addobbate, colori, maschere e sfilate, ma anche momenti di raccoglimento – questa vera e propria festa si rivela anche nelle ricette dell’ofrenda, l’altare domestico rituale che omaggia i propri cari con gli oggetti e i piatti che hanno amato di più nella vita. Qui rivivono alcune preparazioni comuni e di gran significato, che le famiglie servono solitamente in contenitori di terracotta. Ecco, allora, 10 ricette per festeggiare il Dìa de los Muertos.
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Atole de piloncillo. Bevanda calda tipica del Messico e del centro America, dalla consistenza simile al porridge, per il giorno dei morti si prepara tradizionalmente con acqua, latte, farina di mais e piloncillo, cioè la panela dallo zucchero di canna, e una spolverata di cannella. E viene servito con il pan de muerto.
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Tamales. Involtini tipici con impasto a base di mais, possono essere salati o dolci a seconda degli ingredienti con cui vengono riempiti. Per il giorno dei morti sono uno dei piatti che non può mancare sull’altare dell’ofrenda, poiché vengono considerati un elemento di condivisione, gratitudine e reciprocità tra vivi e morti. Ne esistono oltre 50 varietà, diversi sia nel ripieno sia nelle foglie in cui vengono avvolti, oltre che nelle forme, rettangolari, quadrate o triangolari che siano. Se di carne, sono solitamente preparati con pollo, maiale e tacchino. Ma esistono anche di coniglio o gamberi.
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Corundas Michoacàn. Proprio le foglie esterne diverse differenziano la corunda dal tamale, perché la prima si avvolge in lunghe foglie di mais verdi, poi ripiegate in forma triangolare. Tipiche dello stato messicano di Michoacàn e piatto delle feste, le corundas vengono riempite di massa di mais, preparato seguendo un’antica tecnica di cottura ed essiccazione in acqua e calce, e sono senza alcun ripieno di carne. Cotte a vapore, si accompagnano solitamente con crema e salsa rossa svolgendo le foglie con cui sono avvolte.
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Mukbil Pollo. Conosciuto anche come El Pil, deve la sua origine alla cultura maya, in cui la parola mukbil significa qualcosa che deve essere sepolto. Il Mukbil pollo è ancora una volta un tamale, ma grande e di forma rotonda o quadrata, fatto di massa di mais, pomodoro, strutto, peperone, cipolla, erba epazote ed espelon (il fagiolo novello), che viene farcito con carne di pollo, tacchino, maiale o manzo, viene poi avvolto in foglie di banano e sepolto a cuocerlo su pietre calde. Nella tradizione viene preparato una sera prima del giorno dei morti e il primo che viene cucinato è quello che poi viene messo sull’altare.
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Mole. Anche il mole fa parte dei piatti che non possono mai mancare nelle offerte. Antichissimo, di origine atzeca, è considerato piatto nazionale e ha persino un festival dedicato. Anche qui il termine deriva dalla lingua atzeca, in cui “molli” significa genericamente salsa. Mole sono tutte quelle salse che accompagnano quindi la carne, tradizionalmente agrodolci e molto piccanti, suddivise per colore o zona di origine. Ecco quindi che esiste la mole amarillo, gialla per merito del peperoncino chiluhacle e delle foglie di hoja santa, poblano, della città di Puebla con cacao, peperoncini, pomodoro, cipolle, aglio, mandorle, noci, banane, uvetta, pepe, semi di sesamo, cannella e chiodi di garofano. Ancora, il huaxmole, con i semi di huaje (una leguminosa), cipolla, coriandolo e peperoncini della varietà Serrano. Anche de olla, perché prende il nome dalla pentola in cui si prepara e risulta più brodoso degli altri.
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Pan de muerto. Si prepara normalmente qualche giorno prima del Dìa de los Muertos. È un pane dolce, semplice e profumato, arricchito con anice, scorza d’arancia, con varianti a seconda della regione in cui si realizza. La sua forma, una pagnotta tonda divisa in quattro sezioni da cilindri di pasta e con un tuppo centrale, nasce da un’antica leggenda preispanica e ancora oggi rappresenta il cranio con le ossa, a indicare i quattro punti cardinali in onore di 4 diversi dei atzechi, nonché le lacrime versate dalla dea Chimalma per i vivi.
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Arroz con leche. Tra i dolci tipici della cultura messicana c’è il budino di riso, che viene preparato anche in occasione dell’ofrenda per il giorno dei morti. Adottato, in realtà, dalla tradizione spagnola, si prepara facendo bollire il riso nel latte zuccherato e profumato con vaniglia e cannella e cotto fino a che il riso non risulti morbido.
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Dulce de calabaza. Altro dolce tradizionalmente servito nelle offerte esposte è il dulce de calabaza, preparato con la zucca di Castilla, grande e con la buccia dura verde e marrone. Per la preparazione la zucca viene tagliata in grandi triangoli e cotta in pentola con zucchero di canna (di solito piloncillo, cioè panela), cannella e guava, fino a che la zucca non risulta candita e ricoperta da un denso sciroppo.
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Dulce de Alfeñique. Altro dolce che non manca mai in occasione del giorno dei morti sono le caramelle di Alfeñique, che si preparano fin dai tempi coloniali in gran parte dell’America Latina. Duro o morbido che sia, il dulce de alfeñique è colorato e artistico, molto elaborato. Si prepara con zucchero a velo, acqua calda, limone e gelatina a formare una pasta, da modellare poi come statuine, teschi, bare, animali, frutti, che vengono poi dipinti e decorati, un po’ come fossero marzapane.
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Dulce de tejocote. Originario e tipico del Messico è anche il tejocote, il frutto del biancospino messicano, conosciuto anche come manzanita o mela indiana. Dal sapore agrodolce, con un odore particolare, viene preparato anch’esso in una sorta di melassa di panela di zucchero di canna, cannella, estratto di vaniglia e acqua. Viene servito freddo in piccoli contenitori di terracotta.