10 snack che da noi non si trovano (e che segretamente vorremmo)
• Pubblicato 17 Febbraio 2017 Aggiornato 10 Novembre 2021 17:28
Ci sono snack stranieri che ci fanno gola ogni volta che li incrociamo nei nostri viaggi e li vorremmo anche in Italia: ecco i nostri 10 desideri.
Divano, coperta, maratona Netflix. O anche passeggiata a passi lentissimi, cuffiette nelle orecchie, completo distacco dal mondo. Prima impressione di primavera, balcone, sedia enorme. Sono tutte situazioni in cui il compagno perfetto è uno spuntino da sgranocchiare. Questo snack deve essere insano, quasi innaturale e dare un appagamento che nient’altro nell’universo può dare. E visto che per farci del male siamo sempre disposti ad aggiornarci, a viaggiare, andiamoli a cercare in giro per il mondo. Ecco 10 snack squisiti, per nulla salutari, che da noi non si trovano.
- Pork scratchings. Il nome fa prevedere il meglio (o il peggio). In Italia, con qualche riduzione e poca poesia, potremmo chiamarle cotiche fritte. Si tratta di pelle e grasso di maiale fritto, ovviamente, in grasso di maiale. Croccanti, libidinose e unte, nel Regno Unito non siete nemmeno costretti a prepararvele da soli: le trovate in busta come fossero popcorn, pronte per andare al cinema a vedere un film con Massimo Boldi, anche se solitamente si mangiano al pub, con una pinta di ale.
- Twinkies. L’aspetto ricorda quasi un bastoncino di pesce, ma man mano i Twinkies rivelano un cuore soffice e dolce. Sono piccoli rotoli di pan di Spagna dai molti ripieni: crema, vaniglia, cioccolato, pistacchio. C’è chi osa congelarlo e friggerlo e chi ne ha preteso versioni salate con pancetta e ogni tipo di grasso aggiunto. Gode di una famosa citazione nel primo Ghostbusters, dove è utilizzato per spiegare l’energia psicocinetica.
- Reeese’s. Se siete troppo curiosi, potete ordinare gli snack Reeese’s su Amazon e farveli recapitare a casa dall’America. Il loro punto di forza è un burro d’arachidi particolarmente denso, che poi si usa per fare tutto. Lo troverete in barrette, bocconcini, assaggi di minuscole e caloriche caramelle; ma la versione perfetta è costituita dai Peanut Butter Cups, canestrini di cioccolato (può essere fondente o al latte, in uno strato piuttosto spesso) farciti col celebre burro d’arachidi. Si trovano di tagli differenti e con aggiunte ancor più insane: croccantini, marshmallow, caramello, cioccolato bianco.
- Cinnabon. Altra gloria americana perfetta per merende, colazioni e i più classici attacchi di fame. Si tratta di una brioche a base di cannella. Il segreto della consistenza morbida e spumosa risiede nel metodo: si lavorano separatamente liquidi e polveri e si uniscono solo in un secondo momento. Immancabile la glassa allo zucchero, che deve letteralmente grondare su tutto il tortino.
- Pocky. I pocky sono meravigliosi snack giapponesi, prodotti fin dagli anni ’60 e diffusissimi. Nella loro versione base li conosciamo anche noi: bastoncini di biscotti, avvolti in parte di cioccolato, al latte o fondente. Ma, come accade quando allentano le briglie, i giapponesi non hanno avuto inibizioni: potreste trovarli alla frutta (fragola, uva, banana, melone, mandarino, ciliegia, cocco), per adulti (al vino, alla crema di caffè, al tiramisù), assurdi (patate dolci, pannocchie, budino brasiliano); esistono poi rielaborazioni elaborate: reverse (con ripieno all’interno), torta (una vera e propria torta ridotta in bastoncino), pretz (versioni salate alla pizza, insalata, toast).
- Kit-kat dai gusti più assurdi. Lo snack nasce a York nel 1935. È una complessa barretta composta da wafer farciti e copertura al cioccolato, ideata perché gli operai potessero comodamente portarsela nella cassetta da lavoro. In Italia li abbiamo visti con due barrette (negli anni ’80) e ben quattro (vera sfida alla nostra attuale resistenza). Come gusti, abbiamo potuto sperimentare cioccolato al latte e fondente, ma nel resto del mondo si sono sbizzarriti: negli Usa con aroma alla menta, in Australia con totale rivestimento verde; in Giappone caffellatte o mela; in India preferiscono un kit-kat meno dolce, col 50% di zuccheri in meno; in Canada e Malesia hanno potuto assaggiare l’edizione limitata all’arancia; la Germania si difende con cioccolato bianco e nocciola.
- Jaffa Cake. Le arance di Jaffa danno il nome a questi biscottini inglesi che sono quasi delle piccole torte. Di forma circolare, si compongono di tre strati: torta genovese, gelatina d’arancia, rivestimento al cioccolato. Se state pensando di mangiarne uno e colmare così il vostro languore, sappiate che le confezioni sono da 12, 24 o 36.
- Doritos. Dal 1964 l’America ha un colosso nella produzione e vendita di patatine di mais che ama sorprendere. I classici triangolini (nell’ultima versione hanno gli angoli smussati, per evitare di dover raccogliere tutte le punte rotte in fondo alla busta) sono venduti in gusti riprovevoli e assolutamente irrefutabili: dagli originali al sapore di tacos, si è passati attraverso panna acida e cipolla, habanero, hot wings, pizza. Le versioni al formaggio hanno incontrato alterne fortune, mentre le ultime novità hanno riguardato il piccante: Blazin Jalapeno, Fiery Buffalo, Schorchin habanero.
- Fruit Roll-ups. Lunghi nastri di caramella presenti in America dagli anni ’80. Gli esperti di marketing dell’azienda hanno cercato di farli passare per salutari spuntini alla frutta, in realtà di frutta c’è poco o niente. Ma il sentore, ricavato chissà come, è di queste varietà: banana, fragola, kiwi, limone, pera; per passare poi ai mix come tropicale, arcobaleno, onda, elettrico.
- Rice krispies treats. Ghiotto e peccaminoso, è un classico snack americano. Per prepararlo in casa si stendono insieme marshmallow cotti nel burro e riso soffiato; questo composto va poi tagliato in barrette che devono essere immerse nel cioccolato. Eventualmente, si può guarnire ancora: chi ha coraggio aggiunge granella di zucchero, frutta secca tritata, o anche ulteriori creme e sciroppi. In America spesso si risparmiano tutto il lavoro, dato che sono venduti già pronti.
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- The Cake Man
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- Nearof
- The Dieline
- Betty Crocker