11 alcolici che sono passati di moda (ma che magari noi amiamo ancora)
Ci sono alcolici che resistono al passare del tempo e altri che invece hanno perso il loro appeal, ma qualcuno ancora li ama.
Ci sono alcolici che in qualche modo hanno scandito la storia, diventando veri e propri cult e simboli di intere generazioni. Molte, però, gradualmente hanno perso appeal. Le ragioni sono diverse: i gusti cambiano, entrano in gioco nuove proposte, le stesse aziende produttrici scommettono su altri prodotti. La maggior parte di queste bevande sono ancora in commercio e protagoniste di una loro nicchia; altre no, ma chi le desidera riesce a trovarle facilmente lungo le infinite vie della Rete. Facciamo una carrellata che di certo sbloccherà ricordi, accenderà nostalgia e più di qualche sorriso. Oppure susciterà l’orgoglio di chi conserva gelosamente almeno una bottiglia in casa propria.
- Vodka alla pesca. Non molto tempo fa, la vodka alla pesca era molto richiesta. Esercitava il suo potere seduttivo soprattutto sulle donne, ma riusciva a conquistare anche numerosi esponenti della popolazione maschile. Poi, man mano, le cose sono cambiate. Non che sia definitivamente tramontata, intendiamoci. Però ecco, le richieste diminuiscono. Il motivo? Per tanti, quel sapore molto dolce finisce per stancare. E allora adesso è uno sfizio da concedersi con parsimonia.
- Crème de menthe. I fan di Carlo Vanzina ricordano di certo quella scena di Yuppies in cui Christian De Sica, alias Sandro, dopo un litigio in un locale notturno ordina una Crème de Menthe con ghiaccio pilè. È un liquore di origini francesi realizzato con la menta della Corsica o la menta piperita. Negli anni Ottanta andava davvero forte, negli anni Novanta è cominciato il declino. Nella maggior parte dei casi, i giovani di oggi nemmeno la conoscono. Ma quelli di ieri la ricordano con nostalgia. Si può reperire online.
- Maraschino. Il nome è italiano ma la sua storia comincia nella Dalmazia. Si dice che sia stato un monaco a inventarlo, nel Medioevo. In ogni caso, questo mitico liquore ricavato dalla distillazione delle amarene ha poi trovato il successo proprio in Italia e, grazie soprattutto ai commercianti veneziani e genovesi, ha conquistato una fama internazionale. Il maraschino più noto è senza dubbio il Luxardo. Però bisogna riconoscere che, in generale, questo liquore non è più particolarmente gettonato. Anche se diversi barman lo utilizzano per strutturare diversi cocktail fra cui il Daiquiri, il Mary Pickford, il Flip, il Cider Cobbler.
- Armagnac. L’acquavite più antica della Francia, se ne trova traccia in manoscritti del Quattrocento. Si ottiene dalla distillazione di vini bianchi originari della Guascogna. Da non confondere con il Cognac, prodotto sempre nel sudovest della Francia ma in un’altra zona, con altre tipologie di vino e con un alambicco diverso. Le migliori enoteche hanno le loro bottiglie di Armagnac, la forbice dei prezzi è ampia: si parte da 30 euro circa per raggiungere anche i 250 euro.
- Vov. “Liquore all’uovo – Zabaione confortante”: ricordate la coloratissima etichetta del Vov, messa ulteriormente in risalto dalla candida bottiglia? La nostalgia è immediata nonché inevitabile. A inventare il Vov è stato, nel 1845, il pasticcere padovano Gian Battista Pezziol. Che un bel giorno, nel chiedersi come recuperare quei tuorli che spesso gli avanzavano, finì col creare questa prelibatezza. Fu subito un successo, non solo in Italia ma anche in tante altre parti del mondo. Gradualmente è giunto il tramonto, che in fondo possiamo considerare naturale. Però diversi e-commerce ancora lo propongono, si metta in conto una spesa di 20 euro circa.
- Biancosarti. Un liquore da aperitivo ideato negli anni Cinquanta dal bolognese Luigi Sarti. Raggiunse la celebrità negli anni Settanta e Ottanta, anche grazie a campagne pubblicitarie vincenti: testimonial furono, fra gli altri, Ubaldo Lay nelle vesti del Tenente Sheridan e Telly Savalas in quelle dell’indimenticabile Tenente Kojak. Qualcuno ricorda anche il claim “Biancosarti, l’aperitivo vigoroso”, altri il carosello con Amedeo Nazzari. Deriva dalla distillazione di erbe, spezie e radici ma la ricetta è sempre rimasta segreta.
- Stock 84. Brandy nato nel 1884 – il merito va a Lionello Stock – e ancora in produzione. Non gode più di un successo commerciale, però gli intenditori e i palati raffinati lo conoscono bene e lo apprezzano parecchio. Viene lasciato a invecchiare per ben 8 anni in botte di rovere: un lungo processo che dà origine a quel bel colore dorato, all’intenso profumo e all’inconfondibile gusto morbido e vellutato.
- Elisir Borsci S. Marzano. La paternità di questo liquore spetta a Giuseppe Borsci, che – correva l’anno 1840 – nel suo laboratorio a S. Marzano di San Giuseppe, provincia di Taranto, perfezionò la ricetta a base di infusi d’erbe ereditata dai suoi antenati di origine caucasica. Si tratta dell’amaro più antico del Sud Italia ed è tuttora in commercio. Fino a qualche anno fa era parecchio richiesto ovunque, adesso l’astro è un tantino offuscato anche se diversi mixologist lo considerano una musa ispiratrice. E, comunque, in Puglia resta un’istituzione. Ottimo sul gelato e nel caffè.
- Riccadonna. Appartiene alla grande tradizione nostrana dei vermouth, anzi fra gli anni Settanta e Ottanta è stato probabilmente il più famoso. Insomma, era presente nel frigorifero di molti italiani. Veniva prodotto dall’omonima azienda di Canelli, in provincia di Asti, dal 2003 appartenente al Gruppo Campari. Usiamo il passato perché il Riccadonna non è più disponibile in commercio.
- Cynar. Impossibile non conoscere il liquore a base di carciofo inventato nel ’48 dal veneziano Angelo Dalle Molle. Anzi, scommettiamo che molti ricordano perfettamente i caroselli degli anni Sessanta interpretati da Ferruccio De Ceresa ed Ernesto Calindri. I più giovani, invece, si sono ritrovati a sorridere davanti allo spot trasmesso nel 2007 e nel 2008 con protagonista Elio e le Storie Tese, in cui una bottiglia di Cynar si trasforma in una navicella spaziale e si risente anche lo storico slogan “Contro il logorio della vita moderna”. Della ricetta fa parte anche un infuso di 13 erbe e piante, il sapore è un vincente contrasto fra dolce e amaro. Il Cynar non è più super gettonato, ma conserva parecchi estimatori.
- Strega. Viene prodotto dal 1860 dall’azienda Strega Alberti di Benevento, il nome è direttamente riconducibile alle leggende sulle streghe di quella stessa città. Nella sua composizione figurano ben 70 erbe e spezie importate da tutto il mondo, di conseguenza il potere digestivo è assai elevato. Il tipico colore giallo è dovuto allo zafferano. I più forniti bar e pub lo tengono in bella mostra sugli scaffali e, anche se non viene richiesto spesso, non perdono occasione per usarlo nella preparazione di svariati cocktail. Chi lo conosce bene, però, esige di consumarlo liscio o al massimo con un po’ di ghiaccio.