14 cose che fanno arrabbiare un calabrese a tavola
Ogni regione d’Italia ha le sue tradizioni anche per quanto riguarda cosa fare e non fare a tavola. Ecco cosa fa arrabbiare un calabrese.
Al Sud quando si tratta di cibo la cosa si fa molto seria. La tavola è la dimensione dove si rivendica più che altrove l’identità culturale. E’ il luogo dove il rispetto delle regole (quelle ataviche che regolamentano la vita sociale e che appunto, a questa latitudine, ruotano attorno al piatto) è massimo e tutti lo esigono. In Calabria sgarrare è ammesso solo per chi viene da fuori confine e non è detto che venga comunque concesso il perdono. Dopo le fisse di napoletani, romani, siciliani, milanesi, liguri, romagnoli, toscani e piemontesi ecco cosa manda davvero in bestia un calabrese. Uomo avvisato mezzo salvato.
- Alta cucina. In Calabria l'espressione nouvelle cuisine o alta cucina è solo un agglomerato di sillabe dal significato oscuro e sicuramente poco rassicurante, soprattutto in termini di sostanza. La vita in Calabria si misura con la quantità e questa non scende mai sotto i 200 grammi, se si tratta di pasta .Va semmai a salire. Non esiste l’eccesso, perché tutto è “buono e benedetto”. La montagna o il tocco è poi l’unico ingombro possibile consentito a tavola, che sia esso di carne, di salumi, di formaggi, di funghi.
- Il pane è salato. E’ certezza incontrovertibile. E’ il significato gastronomico de’ “la terra gira attorno al sole”. Il contrario non è contemplabile e sarebbe davvero preso in Calabria come eresia. I cosi bboni hannu e d'essara cunduti (le cose buone devono essere condite!).
- Peperoncino a go go. Al primo posto della Tavola delle Leggi c’è il comandamento: “non c’è altra spezia al di fuori del peperoncino”. Non smonterete mai il credo di un calabrese.
- E altri condimenti. Il calabrese è poi molto pignolo sui condimenti del cibo. Devono dare soddisfazione al palato, rendere giustizia alla materia prima, marcare i sapori. Niente panna e besciamella: sarebbero come la coltre di nuvole che oscura il sole. Roba nordica che smorzerebbe la gioia di vivere del gusto meridionale.
- Non c’è morzeddhu senza pitta. Se volete stupire un calabrese o onorare le sue radici cucinando il morzeddu - pilastro della tradizione gastronomica catanzarese e monumento al quinto quarto - non dimenticate mai e poi mai di servirlo nella pitta o al massimo separati su piatti diversi, deroga ammessa ma non sempre, dipende dalla magnanimità del vostro ospite.
- Feste in piedi. Avete programmato un buffet e tra gli invitati ci sono dei calabresi? Sappiate che rischiate una valanga di critiche alle spalle e di passare come barbari. Si mangia a tavola! Il pranzo va goduto rigorosamente da seduti, in piedi mangiano i cavalli.
- Robe di Pizzo. A proposito del gelato tartufo, non fate la gaffe di dire che è il dessert inventato da una nota azienda specializzata in gelati confezionati. Il tartufo è solo ed esclusivamente quello delle gelaterie di Pizzo. Punto e basta.
- Salumi e buoi... Fare dono delle specialità della propria terra è oramai usanza trendy. Non provate a regalare però ad un calabrese un salume. Più che un’offesa verrebbe accolta come un’onta. Il salume è l’orgoglio calabro.
- Parmigiana di melanzane. Quando arriva l’estate, tra un tuffo e l’altro, il calabrese doc onora la tradizione di tirare fuori dalla borsa del mare la parmigiana di melanzana, che si trovi sulla spiaggia, sugli scogli o sulla barca. Sotto il sole, snack migliore di questo non ce n’è. Non provate a sostenere che la frutta o un ghiacciolo siano un’abitudine più sana, sareste bollati come quelli che non capiscono niente.
- Le Rosse. Per il calabrese esiste un solo tipo di cipolla: quella rossa di Tropea. Provate a contraddirlo.
- L'omaggio. Se non volete incorrere in incidenti diplomatici, non rifiutate mai qualsiasi cosa possa offrirvi un calabrese in segno di ospitalità, che sia il liquore alle 10 del mattino o il peggiore dolce fatto in casa. Cercate di accondiscendere eroicamente, non è consigliabile urtarne la sensibilità.
- Pane rovesciato. E’ una superstizione diffusa nella nostra Penisola, in Calabria però il pane rovesciato a tavola è un segno di sciagura da codice rosso, da pronto intervento del 118 per gli anziani che rischiano la sincope, per gli altri commensali dell’acqua santa, dell’esorcista, dei santi e di qualsiasi entità possa liberare la tavola dal male.
- Logistica. Se invitate a cena un calabrese non fatelo mai sedere con le spalle rivolte alla porta. E’ un’offesa gravissima, vi guarderà tutto il tempo con sospetto (retaggio delle esecuzioni ‘ndranghetiste).
- Olio. Ebbene sì, quello calabrese è il migliore del mondo. Tenetelo bene in mente quando parlate con un calabrese e l’argomento si sposta sul tema agroalimentare.
Ci siamo dimenticati qualcosa, amici calabresi?
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