15 ingredienti esotici da provare al supermercato
Avete mai provato il daikon? Sapete cos’è la cassava? Siamo stati al supermercato e vi raccontiamo come usare in cucina gli ingredienti più esotici.
I supermercati non sono più quelli di una volta. E non stiamo parlando del dibattito sui sacchetti ma di nuovi ingredienti, dai nomi a volte impronunciabili, sempre più presenti sugli scaffali. E così, a fianco a pomodori, arance e broccoli, oggi possiamo scegliere frutti, verdure e radici esotiche, ottime per reinterpretare i piatti della nostra tradizione.
Di alcuni siamo ormai esperti. Pensate all’avocado, diventato il mai più senza di moltissimi italiani e quante altre materie prime, fino a qualche anno fa sconosciute ai più, oggi popolano le scansie. Per questo motivo abbiamo fatto un giro di esplorazione e ora vi portiamo in tavola la guida a 15 ingredienti esotici che potete trovare al supermercato con qualche indicazione su come sfruttarli in cucina.
- Daikon: il nome significa grossa radice e in effetti le sue dimensioni non sono male. Ha la forma di una grossa carota dal colore bianco, ma si può trovare anche la versione in nero. Il Daikon è un prodotto che viene dall’Oriente ed è molto usato nella cucina giapponese. Il sapore ricorda quello di un ravanello e infatti questo ingrediente si presta bene a essere mangiato semplicemente crudo in insalata. Si può però anche aggiungere alle zuppe e alle vellutate, saltarlo in padella oppure cuocerlo al forno con le patate. Se vi piacciono le ricette orientali, aggiungetelo al Kimchi, il cavolo fermentato di origine coreana.
- Pak choi: sempre dall’Oriente arriva questo ortaggio, conosciuto anche come cavolo cinese. Esteticamente ricorda le foglie delle bietole e il suo sapore delicato fa sì che questo ingrediente, appartenente alla famiglia dei cavoli, si adatti bene a tante ricette. Naturalmente è un ingrediente ben presente nella tradizione culinaria asiatica, dagli Yaki Udon alla zuppa di polpette cinese. Non c’è comunque bisogno di essere esperti di cucina orientale per apprezzare il pak choi. Potete saltarlo in padella e usarlo come contorno di piatti a base di carne bianca o pesce. Potete cuocerlo al vapore oppure al forno per rendere queste foglie ancora più croccanti.
- Topinambur: nonostante venga chiamato anche “carciofo di Gerusalemme”, il topinambur è originario del Nord America. L’aspetto può ricordare quello di una patata e spesso questo tubero viene trattato in cucina allo stesso modo. Al palato però si presenta molto più simile al carciofo. Provatelo allora in un risotto al parmigiano, saltato in padella, fritto, al vapore o in una delicata crema. Il topinambur si può però anche mangiare crudo, grattugiato in insalata. E che cosa dire del purè o del condimento della nostra pasta preferita? Da leccarsi i baffi.
- Pomelo: è un grosso agrume originario del Sud-Est asiatico. In Italia è ormai abbastanza comune e non è difficile trovarlo nei supermercati. Lo avete già assaggiato? Il sapore è molto vicino a quello di un pompelmo e come molti agrumi può essere protagonista di diverse ricette dolci e salate. Può essere consumato come frutto da tavola, si può gustare fresco in insalata o se ne può ricavare un succo per marinare pesce e carne. Abituati ad aranci e mandarini, l’unica differenza che possiamo riscontrare è nella buccia. È infatti più spessa e impegnativa dei suoi cugini quindi aiutatevi con un coltello per pelarlo.
- Kiwano: se il pomelo, tutto sommato, si mimetizza piuttosto bene tra i prodotti più comuni dei nostri supermercati, è difficile rimanere indifferenti di fronte al kiwano. La buccia è di una bella tonalità arancione e presenta delle protuberanze che ricordano delle spine (viene anche chiamato melone cornuto). Una volta aperto, vi troverete una polpa gelatinosa, verde, simile al frutto della passione. Anche il gusto è difficile da dimenticare: può assomigliare a un cetriolo, ma se il frutto è molto maturo ricorda più una banana. Come si mangia? Si può scavare con un cucchiaino e gustare al naturale. Si può abbinare a delle insalate, allo yogurt bianco e persino agli antipasti a base di frutti di mare. Il succo viene impiegato per la preparazione di cocktail esotici.
- Maracuya: siamo sicuri che questo nome l’avete letto spesso tra gli ingredienti di ottimi drink. La maracuya o frutto della passione è infatti un frutto versatile, originario del Brasile ma ormai diffuso in tutto il mondo. La polpa ha una consistenza gelatinosa, cosparsa di semini edibili. Curiosità: il nome è stato dato dai missionari gesuiti che avevano trovato delle somiglianze tra i simboli della passione di Cristo e il suo fiore. Niente proprietà afrodisiache ma vediamo come sfruttare questo ingrediente in cucina: la crema al frutto della passione è eccezionale sul pane o per farcire esotiche tartellette e cheesecake. La polpa può essere utile per preparare freschi sorbetti, frullati oppure salse con cui abbinare pesce e selvaggina. Famosa la ají de maracuya con lime, coriandolo, olio e peperoncino con cui accompagnare il pollo o il platano fritto.
- Bananito: è il modello mignon della classica banana, uguale in colore e forma ma di dimensioni nettamente ridotte. Arriva sulle nostre tavole dal Centro America. Al palato è più dolce e vanigliato di una normale banana e questo fa sì che sia un ottimo ingrediente per i dolci. Provate a schiacciare un bananito maturo fino a renderlo vellutato: sarà la soluzione ideale per farcire tanti dessert vegani al posto della crema pasticcera. Oppure potete tagliarlo a fette, passarlo in una pastella a base di latte di cocco e farina di riso e friggerlo.
- Platano: anche questo frutto fa parte della famiglia delle banane ma il suo aspetto è leggermente diverso. Si presenta infatti di colore verde e dalla forma più allungata. Altra differenza: si gusta prevalentemente dopo la cottura. In molti Paesi africani, dell’America Latina e dell’Asia meridionale sostituisce il pane come companatico per cui è presente in tantissime ricette. Pensate che dai platani essiccati e macinati si può ricavare persino una farina sfruttata in India per l’alimentazione dei bambini. Il miglior modo per assaporare il platano? Fritto. Unica avvertenza: crea dipendenza. Se mai doveste stancarvi, potete provare questo frutto nella preparazione di torte, caramellato, arrosto, flambè e nelle zuppe. Non dimentichiamo infine che del platano non si butta via niente: in Vietnam i fiori vengono aggiunti all’insalata mentre in alcuni Paesi come la Costa Rica le foglie vengono sfruttate per la cottura al cartoccio.
- Cassava: la chiamano anche yucca o manioca. Tanti nomi ma un unico ingrediente. Si tratta di un tubero tipico del Centro America, simile alla patata, diffuso nelle cucine di varie regioni tropicali e subtropicali. Il suo sapore delicato fa sì che si possa inserire bene in tante preparazioni diverse, come il calulu, lo stufato di pesce dell’Angola. Altrimenti la cassava può essere bollita o fritta, come si fa per le patate, e può fare da contorno a piatti di carne o pesce.
- Pepino: che nome simpatico per questo frutto sud americano! Appartiene alla famiglia delle Cucurbitacee, la stessa di zucca, zucchine e cocomero. Il suo sapore può ricordare il melone ma, a secondo del grado di maturazione, può spaziare da note di ananas al cetriolo. La polpa è morbida e dolcemente profumata. Come lo usiamo in cucina? Assaggiatelo al naturale ma è interessante anche condito con succo di lime e un pizzico di peperoncino. Potete aggiungerlo alle insalate, ma anche a piatti a base di pesce o crostacei.
- Mangoustine o mangostano: coltivato nelle regioni tropicali, questo frutto è ormai diffuso in tutto il mondo. Ha l’aspetto tondeggiante e colore violaceo. Al di sotto della spessa buccia si trova una bianca polpa suddivisa a spicchi come se fosse un mandarino. Al palato si presenta dolce e avvolgente, elementi che lo rendono perfetto come materia prima di tanti dessert, dalla creme brûlée al gelato, fino a un rinfrescante sorbetto. Del mangostano non si butta via niente: i semi si mangiano arrostiti oppure bolliti, con la buccia essiccata si possono preparare delle tisane e le foglie vengono aggiunte nelle cotture di pesce.
- Tamarindo: nonostante sia un ingrediente molto diffuso della cucina indiana, la storia di questo frutto è iniziata in Africa. Assomiglia al baccello dei fagioli e in effetti la pianta del tamarindo appartiene alla famiglia delle leguminose. Il suo gusto piacevolmente acidulo accompagna bene piatti a base di verdure, riso, legumi o carne bianca. Non solo. Forse non sapete che il tamarindo è uno degli ingredienti della salsa Worcester.
- Kumquat: forse conoscete questi piccoli frutti arancioni con il nome di mandarini cinesi. Ed è la Cina il loro Paese originario, seppure oggi vengano coltivati in diverse parti del mondo tra cui l’Italia. Al palato sono dolci ed erano particolarmente apprezzati da un personaggio Disney. Eta Beta, l’amico di Topolino con il gonnellino porta tutto era infatti ghiotto di kumquat. Nella tradizione italiana però sono stati sostituiti dalla naftalina perché considerati al tempo troppo esotici. Sono passati diversi decenni da allora e oggi i mandarini cinesi si trovano facilmente al supermercato, usati in molte famiglie per preparare marmellate, canditi, torte o per dare un profumo speciale al pesce al forno.
- Alchechengi: sono bacche commestibili di colore ambrato che in bocca ricordano i frutti di bosco, dolci ma con una punta di acidità. Sono racchiuse da una membrana simile a una lanterna, spesso usata come decorazione nelle preparazioni culinarie. Come si mangia? Probabilmente, senza saperlo, lo avete già assaggiato ricoperto di cioccolato, un classico. Provatelo anche al naturale, candito, nelle insalate, nelle confetture o nelle torte al cioccolato. Per chi ama sperimentare, consigliamo però il risotto con gli alchechengi, un mix tra tradizione italiana e sapore orientale.
- Eddo: è un tubero da alcuni chiamato patata cinese. Appartiene alla specie Colocasia antiquorum, cugina del (forse) più famoso taro (Colocasia esculenta). Ha la stessa forma delle patate ma la buccia è di un colore più scuro, più cioccolato. Il sapore è delicato, con note che ricordano la frutta secca. Potete aggiungere l’eddo a tocchetti nelle zuppe e negli stufati. Si usa spesso per accompagnare la carne di maiale o i legumi.