20 birre per 20 regioni italiane
I microbirrifici italiani aumentano di anno in anno e con loro il patrimonio di birra artigianale italiana. Per ogni regione ecco una birra rappresentativa.
L’importanza della birra artigianale italiana cresce di anno in anno: dai primi pionieristici microbirrifici alla saturazione da eventi (più o meno importanti, più o meno validi) a tema birra, il percorso è stato lungo, avventuroso e pieno di insidie modaiole, ma la scena italiana della birra artigianale ha saputo conquistarsi un ruolo (forse ancora troppo in secondo piano rispetto al suo valore reale) ed è riuscita a produrre una ricchezza brassicola che anche il resto del mondo può invidiare. Negli Usa, il noto magazine online Serious Eats ha stilato una lista delle 50 birre preferite, una per stato. Per vedere se l’esperimento è replicabile anche da noi, ho voluto scegliere per ogni regione italiana una degna birra rappresentante. Disclaimer: si tratta di una selezione sfacciatamente personale, quindi potreste non essere d’accordo. L’invito, come sempre, è di dire la vostra nei commenti.
- Valle d'Aosta: Birrificio Aosta, Mon Blanche. Lo stile è quello delle blanche belghe, anche se un po’ piegato al volere del birraio. Nella speziatura si contendono il ruolo principale i classici interpreti (scorza di arancia e coriandolo) e le new entry, ossia rosa canina e zenzero. È una birra profumata, poco amara, dal finale asciutto e vagamente pepato.
- Piemonte: Montegioco, Quarta Runa. Una fruit beer di cui innamorarsi all’istante, prodotta con pesche di Volpedo denocciolate aggiunte in fermentazione. Basta un assaggio per lasciarsi rapire da questa birra elegante, femminile, dall’acidità leggera e assolutamente benvenuta.
- Liguria: Maltus Faber, Brune. Schiuma cremosa, dal tenue color nocciola e un profumo di frutta secca e cioccolato che si ritrova al palato. È dolce e piacevole, ma non dolciona e mielosa come farebbe immaginare il primo impatto. Coccolona. La sorellina dorata, Bianca, merita un assaggio quanto la Brune.
- Lombardia: Extraomnes, Zest. Luppolo Citra in grandi quantità per una birra da bere a litri, di quelle con cui vorresti dissetarti ogni volta che la gola si secca. Fruttata sia al naso che in bocca, dal corpo leggero e con un bel finale secco che invoglia a berne ancora e ancora.
- Trentino Alto Adige: Birra di Fiemme, Larixbier. Birra ambrata che ricalca lo stile delle märzen, con note evidenti di caramello e caffè che si bilanciano tra amaro, tostato e acido. Da bere sotto un cielo di montagna stellato e senza luci estranee.
- Friuli Venezia Giulia: Foglie d'Erba, Hopfelia. Una IPA che si evolve secondo l’estro del birraio e della stagione. Tanti e belli i luppoli coinvolti (Northern Brewer, Tettnanger, Centennial, Citra, Simcoe, Amarillo) per una birra dalle note resinose e agrumate. Perfetta bevuta pigramente su un muretto durante una lenta serata estiva.
- Veneto: 32 Via Dei Birrai, Oppale. Dorata e opalescente, con una bella schiuma fine che esala note fiorite e di ananas. Un sorso generoso lascia scoprire tutto il piccolo mondo che si cela dietro all’amaro iniziale, seguito da note maltate e con un finale che ricorda un chinotto particolarmente amaro ma piacevole. Pare un sacrilegio, ma con una pizza va a nozze.
- Emilia Romagna: Toccalmatto, Zona Cesarini. Una delle birre che più ho amato assieme alla Skizoid e alla Surfing Hop, la Zona ha un bel colore ambrato che ti conquista subito, mentre i luppoli giapponesi e neozelandesi fanno soccombere del tutto. Note agrumate e di frutta esotica per una birra adatta a tutte le occasioni: a Natale coi ravioli di brasato si beveva una meraviglia; al falò sulla spiaggia l'estate scorsa ancora meglio.
- Toscana: L'Olmaia, La 9. Forse non sarà la migliore, la più bevuta, la stella nascente, ma è una birra a cui sono legata senza rimedio, perché è quella che ha innescato la mia passione, dopo un sorso occasionale assaporato al Bir&Fud di Roma. Color ambra, amara ma non troppo, con note di caramello e agrumate, La 9 è una birra a cui esser grati.
- Marche: La Fabbrica della Birra Tenute Collesi, Ego. Chiarissima, con note di frutta matura e agrumate. Sulle prime potrebbe sembrare una birra senza nerbo, salvo poi farsi rispettare sul finale, asciutto e luppolato. Un po’ come le acque chete che corrodono i ponti, ma in senso buono.
- Umbria: Birra Perugia, Golden Ale. Luppolata, chiara, pulita, con malto Pils a farla da padrone. Una birra dedicata a quelli che non si arrendono e a quelli che scommettono. E poi vincono pure.
- Lazio: Birra del Borgo, ReAle Extra. Nessuna sorpresa eppure sempre una conferma. La ReAle Extra è una di quelle birre che non si può fare a meno di bere e attira peggio del canto delle sirene. Dry hopping a base di luppoli americani per un’esplosione di amaro, sempre senza perdere di vista l’obbiettivo: farsi bere ancora e ancora e ancora. Una compagna di vita ideale.
- Abruzzo: Almond '22, Maxima. Oro liquido con una bella schiuma cremosa e profumata. Inizia come una carezza per via del miele, ma termina con un pizzicotto amaro per farsi desiderare ancora. Quasi sette gradi e non sentirli.
- Molise: La Fucina, Mon Amour. Una Blanche giustamente pallida, giustamente profumata di coriandolo e agrumi, giustamente acidula. Una birra che svolge adeguatamente il suo compito e ti fa innamorare senza accorgersi neanche.
- Campania: Karma, Lemon Ale. Certo, per apprezzare in modo corretto questa birra dovreste essere su una spiaggia, seduti al tavolo di un ristorantino sconosciuto, con la sabbia tra i piedi, il vento caldo estivo tra i capelli e una frittura mista davanti. Se per il ristorantino niente da fare allora bevetevela ovunque, specialmente in estate. Fa onore al suo nome con sfacciate note agrumate.
- Basilicata: Jazz Beer, Zhytum. Blonde Ale dai luppoli americani. Annusandola ci si può scovare veramente di tutto: note fiorite, fruttate, maltate. Ma berla è ancora meglio.
- Puglia: B94, Terrarossa. Se vi hanno trascinato in Salento per una vacanza e tutti intorno a voi consumano Heineken annacquate, fate un salto a Lecce e procuratevi i generi di conforto del birrificio B94, in particolare la Terrarossa, con malto e luppolo ben equilibrati, da bere senza remore.
- Calabria: Esperia, Bionda. Senza fronzoli, dritta al punto: colore dorato molto chiaro, schiuma abbondante, effervescenza contenuta. Facile da bere, pinta dopo pinta.
- Sicilia: Paul Bricius & Co, Dark Strong Ale Nera come la notte siciliana, con sette malti a domarla. Non una birra consigliata per una bevuta in riva al mare, ma da assaporare con cognizione di causa, magari a fine cena, con un dessert al cioccolato che le sappia tenere testa.
- Sardegna: Barley, Toccadibò. Quasi nove gradi eppure non glieli daresti mai, perché un sorso tira l’altro, specialmente grazie alla secchezza che non addormenta il palato e alle note di mandorla e amaretto che rendono ancora più interessante l’esperienza. Da servire al posto del dolce
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