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Miti da sfatare: il glifosato nella pasta fa male?

di Carlotta Mariani 17 Novembre 2024 13:00

Il glifosato è la molecola dell’erbicida più usato al mondo, soprattutto nella coltivazione di cereali. Scopriamo che cos’è e se fa male.

Negli ultimi mesi si è discusso molto di glifosato, in particolare nella pasta. Solo nell’ultimo anno in Italia ne hanno parlato associazioni, riviste, inchieste televisive. Ma che cosa è il glifosato? Perché si può trovare nella pasta e che cosa comporta?

Cos’è il glifosato?

Il glifosato (o glifosate oppure in inglese glyphosate) è l’erbicida più usato al mondo. La molecola è stata brevettata negli anni ’70 dalla multinazionale di biotecnologie agricole Monsanto, che nel 1974 ha lanciato sul mercato Roundup, un diserbante ad ampio spettro proprio a base di glifosato. Il successo fu immediato. Il prodotto infatti era molto efficace e migliorò notevolmente la produttività agricola. Oggi che l’esclusiva del brevetto è scaduta, sono tante le aziende concorrenti con prodotti simili e la diffusione di questa molecola continua. È, per esempio, molto usato, sia in Italia che all’estero, nella coltivazione dei cereali, tra cui il grano con cui è poi prodotta la pasta. Da qui deriva l’allarme lanciato qualche mese fa. La vera domanda è: il glifosato fa male alla nostra salute?

Fa male?

Ingerito in grandi quantità è pericoloso, può portare alla morte per avvelenamento. Non solo: la paura oggi è legata al rischio che questa molecola sia anche cancerogena. Nel 2015 l’agenzia per la ricerca sul cancro (IARC) ha inserito il glifosato tra le sostanze potenzialmente cancerogene (gruppo 2A), quelle che hanno mostrato evidenze sufficienti negli animali e limitate per quanto riguarda le conseguenze negli esseri umani. Per rendere il tutto un po’ più chiaro, nominiamo altri pericoli inseriti dall’agenzia nello stesso gruppo: la carne rossa, nitrati e nitriti (in condizioni che determinano una reazione di nitrosazione endogena) e le bevande bollenti (sopra i 65 °C).

Non tutti però sono d’accordo. L’US Environmental Protection Agency (EPA) difende questa molecola. Nel 2016 un rapporto dell’organizzazione mondiale della sanità e della FAO rivela che è improbabile un rischio cancerogeno per l’uomo attraverso l’alimentazione. il glifosato presente negli alimenti difficilmente può rappresentare un rischio Secondo l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) la sostanza non è una minaccia per l’uomo e nel report spiega perché hanno ottenuto risultati diversi dallo IARC: “Il sistema UE valuta individualmente ogni sostanza chimica e ogni miscela commercializzata, mentre l’IARC valuta agenti generici, compresi i gruppi di sostanze chimiche correlate, e anche l’esposizione professionale o ambientale, nonché le prassi culturali o comportamentali“. La Commissione europea ha infine deciso di autorizzarne l’utilizzo fino al 2021 (entro certi limiti e con precise precauzioni), anche se la Francia ne ha comunque vietato l’uso dal primo gennaio 2019. L’Italia, tra i più grandi produttori mondiali di grano duro, ha vietato l’uso del glifosato prima del raccolto nel 2016.

La pasta è pericolosa?

Come abbiamo detto, questa sostanza è ampiamente usata in agricoltura e possono rimanerne delle tracce nei cibi. La pasta è l’osservato speciale ma residui minimi di glifosato si possono trovare anche altrove. Di solito si trattano di valori al di sotto del limite che l’EFSA ha posto: 0,5 mg/kg di peso corporeo al giorno. In un servizio del programma Report dell’ottobre 2017, dopo aver fatto analizzare 6 marchi di pasta, si è calcolato che, con la quantità di glifosato trovato, un uomo di media corporatura (60/70 kg) dovrebbe mangiare dai 100 ai 600 kg di pasta al giorno per superare i limiti dell’EFSA.

Non è d’accordo l’Istituto Ramazzini. I primi risultati dello studio pilota Global Glyphosate Study condotto sui ratti ha rivelato infatti che, anche se sottoposti a una dose ritenuta sicura, c’è stata un’alterazione del microbioma (l’insieme di microorganismi che vivono in un determinato ambiente). In particolare, gli effetti riguardano principalmente i marcatori relativi alla genotossicità (capacità di una sostanza di modificare il materiale genetico delle cellule), alla sessualità e all’alterazione del microbioma intestinale. Per confermare i risultati è necessaria una ricerca a lungo termine e l’istituto si sta organizzando con una rete di partner e una campagna di crowdfunding.

Residui misti

C’è poi un altro aspetto da considerare, i cocktail. L’indagine della rivista Il Salvagente, che si occupa della difesa dei diritti dei consumatori, ha puntato il dito non solo sul glifosato ma sulla presenza di diverse tracce di pesticidi. Si tratta sempre di valori al di sotto del limite di legge per le singole sostanze. Il problema è che sembrano esserci tanti residui diversi tutti insieme. La ricerca è stata portata sul grande schermo da Striscia La Notizia che ha portato la testimonianza della dottoressa Patrizia Gentilini, oncologa ed ematologa: questi residui “quando sono presenti in miscele quindi in cocktail possono vedere moltiplicata la loro azione nociva“. Il dibattito quindi non si esaurisce qui. Iniziamo a prendere confidenza con il glifosato e altre sostanze perché ne sentiremo ancora parlare.

Aggiornamenti scientifici sull’impatto del glifosato sulla salute

Negli ultimi anni, la crescente preoccupazione riguardo ai residui di glifosato nei cibi, in particolare nella pasta, ha sollevato un ampio dibattito, con vari studi e opinioni contrastanti. Sebbene alcuni studi, come quello condotto dalla IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), abbiano inserito il glifosato tra le sostanze potenzialmente cancerogene, altre ricerche continuano a supportare la sua sicurezza, purché siano rispettate le dosi di esposizione raccomandate.

In un recente studio condotto dall’Università di Harvard, i ricercatori hanno esaminato gli effetti a lungo termine dei pesticidi, tra cui il glifosato, sui bambini, riscontrando un aumento di rischi per alcune malattie legate al sistema immunitario e allo sviluppo neurologico. Gli autori dello studio hanno evidenziato come l’esposizione durante l’infanzia potrebbe avere effetti cumulativi nel tempo. Questi dati hanno spinto le autorità sanitarie a rivedere le politiche di regolamentazione, in modo da ridurre al minimo l’esposizione.

Gli effetti del glifosato sul microbioma intestinale

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Uno degli aspetti più recenti e preoccupanti riguarda l’impatto del glifosato sul microbioma intestinale. Studi scientifici più recenti, come quelli condotti dal Centro di Ricerca Ambientale di Lipsia, hanno suggerito che l’esposizione al glifosato potrebbe alterare la composizione del microbioma intestinale. Questo ha implicazioni significative per la salute digestiva e immunitaria. La ricerca ha dimostrato che l’alterazione della flora intestinale può influenzare non solo la digestione, ma anche la risposta del corpo alle infezioni e la regolazione del metabolismo, fattori che sono cruciali per la prevenzione di malattie come l’obesità e il diabete.

Le differenze nelle regolamentazioni internazionali

Nonostante i dubbi scientifici e le preoccupazioni crescenti, l’approccio alla regolamentazione del glifosato varia ampiamente tra i paesi. Ad esempio, la Commissione Europea ha rinnovato la licenza di utilizzo del glifosato fino al 2022, imponendo limiti severi sugli usi agricoli e privando gli agricoltori della possibilità di usarlo in alcune pratiche agricole, come pre-raccolta nei cereali. Tuttavia, alcuni paesi, come la Francia, hanno imposto il divieto di utilizzo completo, portando avanti un approccio più restrittivo.

I rischi legati all’esposizione cumulativa ai pesticidi

Un aspetto che preoccupa molti scienziati e ricercatori è l’effetto combinato dell’esposizione a più pesticidi. Sebbene i singoli pesticidi siano studiati in modo approfondito e le normative stabiliscano dei limiti per l’esposizione, la combinazione di più sostanze chimiche può produrre effetti inaspettati. La ricerca, come quella pubblicata nella rivista Toxicology nel 2019, ha suggerito che l’esposizione a più pesticidi possa aumentare il rischio di malattie neurodegenerative, e che gli effetti di lungo periodo siano ancora largamente sconosciuti.

Conclusioni e riflessioni finali

Il dibattito sull’uso del glifosato e sui suoi potenziali effetti sulla salute umana è tutt’altro che concluso. La comunità scientifica sta ancora cercando di chiarire gli effetti di un’esposizione prolungata, ma è evidente che il problema sia più complesso di quanto si pensasse inizialmente. Sebbene alcuni studi suggeriscano che il rischio di esposizione sia minimo, è fondamentale continuare a monitorare gli effetti del glifosato e di altre sostanze chimiche. In questo contesto, una maggiore attenzione alla qualità degli alimenti e un consumo consapevole sono passi importanti per garantire una dieta più sana e sicura.