Chef Mocho, lo youtuber italiano innamorato del cibo USA
Innamorato degli USA e del loro cibo ipercalorico, Massimo Novati – in arte Mocho – ha costruito la sua carriera di youtuber sui piatti americani.
“Chef non mi definisco, ma sono sempre stato innamorato del mangiare bene”. Massimo Novati, 36 anni, è ormai per tutti chef Mocho, merito di un nomignolo che gli ha affibbiato da piccolo il fratello. Per tutti, tranne che per la madre. Youtuber dai natali brianzoli (è di Merate) con 60mila e rotti follower, sul suo canale omaggia la succulenta e decisamente poco dietetica cultura del cibo americano. Come ci si è ritrovato? Per tanta passione sicuramente, ma anche per una certa dose di casualità.
Chi ti ha insegnato a cucinare?
Ho imparato da mia mamma, lei è una supercuoca. Ho cominciato dietro ai fornelli da quando avevo 16 anni, con le lasagne, con i piatti della cucina italiana, semplicemente replicando. Poi mi sono innamorato degli USA: barbecue, hamburger, ma anche cibo messicano. E da allora ho ampliato.
Come nasce questa passione per gli States?
A 10 anni (ero un bambino) ho fatto il mio primo viaggio negli Stati Uniti. La prima volta che ho assaggiato un hamburger mangiandolo lì è stato come dieci Natali tutti insieme. Ero a Miami per 3 giorni, e per chi vive in Brianza quel che c’è lì è semplicemente incredibile. Oggi, in realtà, lavoro ancora nell’azienda di famiglia, ma il cibo è sempre stata la mia passione, insieme alla musica. Anche lì, però, dopo i concerti, dopo le prove, siamo sempre andati a mangiare, ho cucinato per gli altri, ho fatto tanti barbecue. Il cibo è sempre stato un accompagnamento e questa passione nel tempo si è evoluta. Oggi organizzo le mie vacanze in funzione di posti in cui andare a mangiare, assaggiare, creo tour. Ho seguito corsi, acquisto prodotti, come i barbecue, ma anche tutte le spezie, tutte le salse. Per esempio, a Miami, ho fatto tappa in un negozio che vendeva soltanto quelle piccanti.
Quando hai cominciato su Youtube?
2 anni fa, improvvisamente, come ospite sul canale Cucina da uomini. Mi disse: “Ci serve uno che faccia cose americane, vieni tu?” Non ci ho neanche pensato, ho detto sì e da marzo a dicembre sono stato lì. Poi ho capito che questa cosa ce l’avevo sempre avuta, ma non l’avevo mai messa in pratica. Ero bravo, perché non provarci? Nel 2019 ho lanciato il mio canale, primo video a maggio, format Big Italy, 12 episodi in cui racconto i piatti più famosi della tradizione. Il primo? Pasta al forno secondo me, partendo dalla ricetta di mia nonna, ma con un twist inaspettato: l’ho fritta.
A giugno del 2020 ti abbiamo visto su Food Network con This is America.
Per il 2020 avevo in cantiere ricette americane, facciamo riunione e decidiamo per This is America. Lo shooting parte a febbraio e lo chiudiamo in due giorni, pochi giorni dopo avevamo già il premontato. Ma capiamo che era troppo figo per tenerlo solo per Youtube e così, grazie alla mia agenzia Realize Networks, riusciamo a ottenere la messa in onda su Food Network. 5 puntate, 2 episodi ciascuna, andate in onda da giugno a luglio. Ho cominciato con il Mac&cheese burger.
Come decidi il piatto?
Se l’ho assaggiato mi viene il ricordo forte, lo devo raccontare, devo spiegare quanto mi sono sentito wow. Altre volte mi cimento con un mostro sacro, tante altre volte scelgo qualcosa che anche solo vedendolo capisco che merita. Cerco ispirazione su Instagram, su Pinterest, ma anche nei libri – ne ho uno che è la Bibbia degli hamburger – e soprattutto passo la mia vita ad assaggiare.
In un momento salutista come questo, perché proponi ricette stracaloriche?
È una domanda che mi fanno tutti e io dico sempre: tua nonna preparava mozzarella e pomodoro o la parmigiana? La ciccioneria è sempre esistita e sempre ci sarà. In Italia c’è la pasta al forno, la lasagna, il tiramisù. Non certo soltanto il piatto con la mozzarella e il pomodoro affettato.
Quanto c’è di Adam Richman in te?
Il mio modo di fare i video è chiaramente ispirato a Man vs Food, non tanto nella parte della sfida, che è quella che mi piace meno, quanto nel raccontare la storia del cibo: la città, il prodotto, entrare nelle cucine. Lui era il campione. Ma c’è anche un po’ di Anthony Bourdain, un punk rocker come me, e il suo modo di intendere vita e cibo mi ha sempre affascinato: lui ha sempre parlato di hamburger, nonostante potesse permettersi di parlare anche di tutt’altro.
Guardiamo al futuro, cosa c’è in cantiere?
Per il momento sono ancora ambassador di Affamati Usa (negozio di snack americani), nel frattempo sono tornato sul tubo con i miei video e ho messo in piedi nuove cose. Al momento sono impegnato con i Burger d’Italia, in un tour tutto nazionale alla ricerca dei migliori hamburger in circolazione. Naturalmente l’obiettivo è di metter su una seconda stagione di This is America, ma non solo, c’è dell’altro. Di più non posso svelare, ma vi basti sapere che è un progetto sempre legato al mondo americano.
Ma tu ce l’hai un piatto preferito?
No. Perché dipende dalla giornata, dalle voglie, dall’umore. Se dovessi scegliere – ed è difficile – sul podio metterei hamburger, pizza, cucina cinese, di cui ho una conoscenza abbastanza approfondita e per cui ho in previsione un video molto presto. Non ho limitazioni, mi piace mischiare le cose. Mi piacerebbe, per esempio, creare un hamburger cinese. Certo, però. Non so se lasciare fuori i tacos…
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