10 cose che la moda e il vino hanno in comune
Il mondo del vino e quello della moda hanno tantissimi punti in comune: eccone 10 che vale la pena conoscere.
Il mondo vitivinicolo e quello sartoriale si sono sempre affascinati a vicenda, incuriositi, annusati (per restare in tema) ma mai si erano uniti come sta accadendo da qualche mese a questa parte. E finalmente verrebbe da dire. Questi due settori di punta del made in Italy hanno molto in comune e la loro sinergia ha tutte le carte in regola per sviluppare una vasta eco mondiale. Si guardi ad esempio al la collaborazione fra lo storico brand enologico Donnafugata e la casa di moda di Dolce&Gabbana. I due stilisti hanno recentemente disegnato quattro etichette prodotte dalla cantina con sede a Marsala (TP): il Rosa (rosato etneo da uve Nerello Mascalese e Nocera), l’Etna Bianco Isolano (Carricante in purezza), l’Etna Rosso Cuordilava (da sole uve Nerello Mascalese) e il Tancredi (storico blend di Cabernet Sauvignon, Nero d’Avola e Tannat, prodotto nella zona di Contessa Entellina).
Lo stesso flirt, anche se solo per una sera, è stato proposto dal giovane designer agrigentino Marco Castelli, che accanto alla sua nuova collezione di giacche, soprabiti e calzature ha fatto sfilare i Barbaresco de La Spinetta e i Metodo Classico Altalanga di Contratto, presentandoli agli ospiti dell’evento con la stessa dignità e raffinatezza creativa dei capi da lui firmati.
Per iniziare a comprendere la natura del filo rosso teso fra il mondo del wine e quello del fashion è significativa la storia del vignaiolo marchigiano Ampelio Bucci, il cui Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore è stato premiato pochi mesi fa dalla rivista americana Wine Enthusiast come miglior bianco al mondo. Dopo un decennio passato negli uffici Marketing di brand come Gucci ed Ermenegildo Zegna, negli anni ’70 Ampelio torna al suo paese natale, Ostra Vetere (AN), per fondare la cantina che ha avviato il rinascimento qualitativo dell’enologia marchigiana. La mossa vincente di questo appassionato viticoltore è stata proprio l’applicazione dei principi di un settore esclusivo come quello della moda a un mondo che fino ad allora era stato comandato da logiche di quantità.
Ampelio ha puntato sulla territorialità, scegliendo il vitigno tipico della sua terra (il Verdicchio), sulla nobilitazione della materia prima, cercando i terreni migliori dove piantare le viti e riducendone drasticamente le rese per ettaro, infine sulla fedeltà a uno stile, raffinato e costante negli anni. Così i Castelli di Jesi sono gradualmente rinati e con loro la fama dei vini delle Marche. Negli stessi anni, gli ultimi cinquanta, l’intera enologia tricolore si è trasformata e il nettare di bacco da alimento, prodotto in grandi quantità a prezzi irrisori, si è elevato a status symbol, raccontato ed esibito con orgoglio da vignaioli, giornalisti, sommelier, influencer e consumatori.
Ecco quindi 10 aspetti che oggi accomunano il vino alla moda ed evidenziano le similitudini fra questi due mondi far away so close per raccontarla con il titolo di un brano degli U2.
È questione di eleganza
L’immenso Giorgio Armani definisce l’eleganza non tanto la capacità di farsi notare, quanto quella di farsi ricordare. Così nel vino a contare su tutto è l’equilibrio, verrebbe da scrivere sobrietà, ma non è il caso. Le grandi etichette sono quelle capaci di comunicare un’ampia varietà di sensazioni senza che nessuna prevalga in maniera sfacciata sull’altra e la persistenza, cioè la lunga permanenza sul palato di un piacevole sapore dopo il sorso, è una caratterista imprescindibile per un vino degno di nota.
Territorialità
Case di moda e cantine sono legate ad un territorio, incarnano tradizioni e stili che rievocano un immaginario collettivo tipico di un luogo preciso. Nel vino non si scappa, il posto d’appartenenza è quello dove nascono le uve. Per le case di moda invece può essere il luogo d’origine dello stilista (vedi il sicilianissimo Domenico Dolce), la fama di un distretto (la sartoria napoletana o la pelletteria fiorentina ad esempio) oppure una mera decisione di marketing, come per l’italianissima Napapijri che si rifà allo stile del Nord Europa.
Stile
Un’altra parola chiave utilizzata spesso sia nella moda che nel vino. L’importante è essere riconoscibili, affidabili, fidelizzare il consumatore che, anno dopo anno, ritrova gli stessi valori e le stesse emozioni, con sfumature leggermente differenti, nei capi da indossare e delle etichette da bere.
Annualità
L’uscita di creazioni simili ma diverse, riproposte di anno in anno. Influencer, giornalisti e appassionati dei rispettivi settori aspettano con la stessa brama le nuove collezioni del vignaiolo o dello stilista di turno facendo inevitabilmente il confronto con le uscite degli anni precedenti.
Contemporaneità
Moda ed enologia sono entrambe figlie dei tempi che corrono e si adeguano all’attualità del gusto, qualche volta anticipandolo, altre evocando un ritorno al passato per dar vita a una dichiarata ciclicità. Quante volte abbiamo sentito dire alla nonna che tutto torna a proposito di un giaccone di cui volevamo sbarazzarci perché ci sembrava sorpassato? E quante altre abbiamo riesumato dall’armadio di un genitore un capo che andava di moda decenni prima? Se nel fashion il concetto è più immediato nel vino basta pensare a come siamo passati dalla botte grande, alla barrique, poi all’anfora, all’acciaio e di nuovo alla botte grande per maturare la bevanda prima di imbottigliarla. Se i vini di trent’anni fa si omologavano a uno stile ruffiano, denso e vellutato, oggi, complici il cambiamento climatico, il salutismo e l’alleggerimento della cucina andiamo più verso freschezza e leggerezza.
Stagionalità
Come esistono lino e fustagno esistono Vermentino e Amarone, il primo da godersi a un aperitivo estivo all’ora del tramonto, il secondo nei giorni della merla davanti a un camino acceso. Non solo per il grado alcolico ma anche perché il clima influenza la nostra percezione gustativa. Un vino rosso concentrato e morbido ci sembrerà più stanco aperto a Ferragosto mentre un bianco leggero e passante rischia di non farci minimamente sentire i suoi profumi se lo stappiamo in pieno inverno.
Occasionalità
Lo stesso stilista può disegnare uno smoking, un abito da cocktail o un bermuda. Così lo stesso vignaiolo può produrre una Riserva prestigiosa, un Metodo Classico o un vino base quotidiano. Sta al cliente scegliere cosa stappare e quanto spendere per celebrare al meglio un evento o per togliersi un piccolo sfizio. La scelta della spesa da sostenere è libera e può spaziare da una decina a qualche miglia d’euro.
L’abbinamento è fondamentale
Nel vestirsi, così come nel pensare un menu, il corretto accostamento delle sensazioni ha una grossa rilevanza per il raggiungimento del risultato. Nel pairing cibo/vino è tutta questione di contrasto e concordanza, ma anche l’abbinamento cromatico è una buona base da cui partire. Piatti e carni chiare novanta volte su cento vogliono vini bianchi mentre preparazioni a base di pomodoro o carni rosse vorranno vini della stessa tonalità. Attenzione a non stappare uno spumante secco al momento del dessert, sarebbe come abbinare blu e marrone.
Status Symbol
Siamo abituati a vedere capi semplicissimi ma desiderati da tanti solo perché hanno scritto a lettere cubitali il nome di quella famosa casa di moda. Al contempo esistono bottiglie di piccoli produttori di gran lunga più interessanti di quelle di alcune blasonate cantine ma a volte sembra quasi che si basti mostrare il brand per far colpo sui propri commensali o sui tavoli vicini. Esiste anche qualche scellerato cliente che si diverte ad ordinare le bottiglie più costose della carta per berne un sorso e poi avanzarle in bella mostra sul tavolo.
Piacere per l’anima
Un capo d’abbigliamento, come il vino, porta con sé tutta una serie di valori accessori che vanno al di là del solo piacere sensoriale. C’è la storia, il messaggio politico, le sensibilità ambientale. Puoi scegliere un’espadrillas o un mocassino così come puoi preferire un vino macerato o un Gewurztraminer. C’è un abisso fra i due mondi e in mezzo un milione di sfumature.
Ricordo
“Questo è il vestito che indossava tua madre la prima volta che l’ho incontrata. Era bellissima.”
“Questo invece è il vino che abbiamo stappato al nostro primo appuntamento”. What else?