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3 ristoranti thailandesi da non perdere a Roma

di Giulia Mancini • Pubblicato 14 Febbraio 2014 Aggiornato 2 Maggio 2017 16:13

La cucina thailandese è piena di sfaccettature di gusto e sapori contrastanti, ma intriganti. Vi consigliamo 3 ristoranti dove provarla a Roma.

Roma è una città difficile per la ristorazione, anche per quella etnica: i potenziali clienti sono innumerevoli ma spesso ancorati a sapori tradizionali e laddove si spingano oltre il territorio, o il nazionalismo, ci si imbatte in mode ricorrenti. a roma i ristoranti thailandesi davvero validi e autentici si contano sulle dita di una mano Da alcuni anni i cinesi sono stati soppiantati da i ristoranti di sushi, ma la cucina giapponese calda ha comunque ancora poco appeal sui romani; eppure l’offerta gastronomica non manca, in alcuni casi è anzi degna di nota. Fino a qualche anno fa la scarsa reperibilità di alcuni ingredienti fondamentali poteva essere un valido motivo per cui pochi ristoranti propenessero una cucina thailandese; ora non è più così ma l’offerta non si sta allargando. Volendo segnalare i migliori ristoranti thailandesi la cernita è stata difficile, perché molto spesso la proposta si mescola in locali multifunzione che tendono ad appiattire il livello qualitativo e, data la scarsità di offerta, questa volta mi sono voluta concentrare su 3 ristoranti thailandesi a Roma.

  1. pad-thai-1Salathai (via Topino, 33/c). Voluta sobrietà nell’arredamento di questo locale i cui unici rimandi all’accoglienza thai sono il profumo inebriante di gelsomino all’ingresso e il cordiale ma non invadente servizio. I nem valgono da soli la visita, fatti in casa e sempre freschi, irregolari nella forma ma croccanti e dorati esternamente, dal ripieno sapido e acido per un perfetto equilibrio di sapore. Il pad thai è uno dei piatti migliori che si possono gustare insieme alla tom yam e al Paenang curry beef; di notevole impatto il riso jasmin a cottura inappuntabile, servito in ciotoline chiuse da cui si sprigiona il tipico profumo. Tra i curry disponibili in carta la scelta si può fare in base alla piccantezza desiderata, anche se spesso risulta un tantino edulcorata rispetto agli standard; ottima la zuppa di pollo in latte di cocco e i gamberi croccanti. Tè al gelsomino molto buono e birra Shinga per accompagnare il pasto laddove la carta dei vini, non ampia, non desti particolare interesse.
  2. SukhothaiSukhothai (via Andrea Busiri Vici, 48/50). Pochi coperti, cucina di rigore tradizionale e popolare, gestione familiare per una chicca romana; questo ristorante, dove consiglio di prenotare, è un’isola felice di sapori e profumi. Il riso è fragrante, il tè perfettamente estratto e i piatti sono di un equilibrio nei sapori straordinario. Inappuntabile la frittura degli involtini ripieni di verdure e spaghetti di soia; il manzo saltato con peperoncino e basilico thai è di quel piccante che scalda la bocca senza infiammarla, il basilico la rinfresca quanto basta. Cremose e piene di gusto le zuppe. Valore extra per questo ristorante è la pasta tirata a mano, assolutamente da provare nella versione che si preferisce. Buona attenzione a mantenere in carta un’offerta vegetariana, ottimo il curry verde di melanzane e tamarindo. La scelta dei vini non è ampia, ma tè e birra confortano a dovere.
  3. Isola PuketIsola Puket (via di Villa Chigi, 91). Un ristorante con una buona cucina thailandese, dallo stile essenziale e servizio rapido, senza fronzoli. Piatti semplici e curati escono a buon ritmo dalla cucina riempiendo la sala di profumi di spezie. In stagione imperdibile il curry giallo di granchio, mentre fuori dai periodi naturali il prodotto surgelato perde un po’ di impatto e rivela una polpa stopposa; molto confortante il curry rosso di pollo e le zuppe, su tutte sorprendente l’equilibrio di quella con gamberi e germogli di bambù in latte di cocco e gli involtini vegetariani a base di patate. Da consigliare assolutamente l’insalata di mango e papaya con lime, coriandolo e peperoncino. Non bisogna lasciarsi ingannare dai camerieri cinesi correndo il rischio di pensare sia un camuffamento: in cucina il cuoco è thailandese e nei piatti classici la mano si riconosce.

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