Ricette e diritti d’autore: vale la pena?
Il sito mysocialrecipe.com si propone di registrare online le ricette: può servire davvero ad arrestare la diffusione di copie e imitazioni?
Chissà quante volte seduti a un ristorante vi sarà capitato di pensare “Ma questo piatto sembra quello di…”, oppure di vedere, all’interno di un articolo (di una testata cartacea o, più spesso, online), quanto le leggi italiane tutelano la creatività dei nostri chef? una foto di una ricetta di un foodblogger che seguite, riportata però in un contesto che non cita affatto il suddetto foodblogger. Non si tratta di casi isolati: ma quanto oggi le leggi italiane tutelano la creatività dei nostri chef? La domanda non è certo di secondaria importanza, se si pensa a quanto business, e quindi a quanta percentuale del PIL è generata non solo dai prodotti enogastronomici, ma anche dal sistema della ristorazione italiana. Il problema è tornato alla ribalta alcune settimana fa, posto da Gualtiero Marchesi che ha istruito un processo – in realtà simulato – presso la Triennale di Milano, partendo dal concetto che il piatto sta allo chef come la tela al pittore e il foglio al poeta. Ma se il piatto è destinato a essere mangiato, può essere tutelato come forma d’arte?
Mentre su questo tema sono presenti in Europa e negli USA alcune (comunque poche, sporadiche e incomplete) forme giuridiche, da noi incredibilmente questa giurisprudenza non esiste. Cioè: esiste la protezione del logo, del nome e del packaging, ma non quella del gusto e della creatività. Mentre invece “Tutto ciò che è idea creativa della mente andrebbe tutelato” – dice Francesca Marino, che ha da pochissimo lanciato mysocialrecipe.com, piattaforma specializzata nella registrazione delle ricette. Come funziona? Ce lo spiega Francesca stessa:“Noi, ed è questa l’innovazione, associamo alla ricetta una marca temporale (Infocert), una sorta di marca da bollo che blocca il tempo, certificando data e ora della registrazione della ricetta e il nome del suo autore. Non si tratta di conferire il copyright o il brevetto, procedimento lungo e costoso (e che oltretutto non garantisce: ad una ricetta brevettata basta cambiare una minima dose di un ingrediente e voilà la copia è fatta, senza troppi problemi), ma di offrire uno strumento utile anche in caso di contenziosi giudiziari, semplice ed economicamente accessibile a tutti. Il costo di una registrazione è infatti di 3,20 euro, e una volta richiesta, con una procedura di pochi click sul sito, è attiva in meno di 72 ore”. La validità temporale è praticamente perenne, anche se negli archivi di validazione c’è una durata di 20 anni: quindi per sicurezza trascorso tale periodo basta un semplice rinnovo.
“Vogliamo rendere democratica la registrazione di qualsiasi ricetta originale – conclude Marino – che sia ideata da un grande chef o da nonna Pina, come piatto, pizza, cocktail, sushi o panino, e al tempo stesso siamo contenti di offrire sul nostro sito un piccolo spazio di visibilità a ognuno”. Chi, per fare nomi conosciuti, si è iscritto a oggi? Pietro Parisi del ristorante Era Ora (Palma Campania, Napoli), Gino Sorbillo (Pizzeria Gino Sorbillo, Napoli), Paolo Gramaglia (Ristorante President, Pompei), Sabatino Sirica (Pasticceria Sirica, San Giorgio a Cremano, Napoli), Patrick Ricci (Pizzeria Pomodoro & Basilico di San Mauro,Torino) e molti altri.
Tuttavia la domanda sorge spontanea: è sufficiente una registrazione per tutelare la propria ricetta? Il food photographer e gastronomo Bob Noto è tranchant: “È un annoso problema, purtroppo irrisolvibile. dimostrare di essere l'autore di una ricetta rimane una faccenda piuttosto complessa La app è una bella idea e sarà sicuramente utile. In realtà basta cambiare un ingrediente e la ricetta può essere tranquillamente copiata. Si può registrare il titolo di un piatto: Michel Bras lo ha fatto con il suo coulant di cioccolato. Nonostante ciò, questo di Bras continua a essere uno dei piatti più copiati della storia”. È contraria ad ogni forma di laccio burocratico che entri nel business privato Cristina Bowerman, che ha già visto copiato il suo piatto Be or not to Bee, immagine-manifesto di Identità Golose 2016: “È molto difficile dimostrare di essere gli autori di una ricetta. Trovo che qualsiasi tutela legale non serva a nulla. L’unica cosa efficace è lo smascheramento pubblico di colui che copia. Ma perché ciò avvenga occorre che i giornalisti gastronomici siano veramente preparati e che sappiano riconoscere i piatti, stando attenti prima di spacciare come eccezionale il piatto di uno chef”.
Comunque sia, il Maestro Marchesi, riassumendo il tutto, sottolinea il diritto di ciascuno a difendere il proprio lavoro, e il fatto che si stia andando in una giusta direzione: “Il tema della proprietà intellettuale in cucina è vasto e interamente da regolamentare, in Italia e nel mondo. Per questo il mese scorso in Triennale ho voluto organizzare un processo simulato per portare l’attenzione sul questo bisogno di regolamentazione, in un mercato, analizzando tutto il processo. La riflessione parte infatti dalla scelta degli ingredienti e passa attraverso i procedimenti, le ricette, fino alla forma, al design del piatto, al suo sapore e profumo. Io ho portato il mio piatto icona Riso Oro e Zafferano. Sfiderei chiunque a non riconoscerne l’autore! Ma tutti devono potersi difendersi e il fatto che il processo si sia concluso a mio favore, mi fa ben sperare. Continuiamo su questa strada!“
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