7 modi di rovinare irrimediabilmente la crema pasticcera
• Pubblicato 2 Febbraio 2016 Aggiornato 25 Novembre 2017 17:40
La crema pasticcera è una preparazione di base da fare a regola d’arte: ecco 7 modi in cui solitamente la si rovina irrimediabilmente.
La crema pasticcera è sinonimo del Carnevale: una frappa non raggiungerà mai le vette di perfezione del tortello fritto ripieno di crema. Visto che il costume di quest’anno prevede un mascheramento di gruppo da Teletubbies possiamo anche non preoccuparci della prova costume, almeno fino al ponte di Maggio, e pensare solo a festeggiare in maniera degna. Ecco perché è bene ricordare quali siano i 7 errori più comuni nel preparare la crema pasticcera.
- Usare gli albumi. Andiamo, si arrabbierebbe anche Joe Bastianich. Gli albumi nella crema pasticcera non vanno, anche se vi sembra brutto buttarle e vorreste ottimizzare la produzione. L’arte del riciclo prevede ottime frittate light, meringhe e lingue di gatto.
- Aggiungere latte freddo. Chi dice che per preparare la crema pasticcera ci vuole troppo tempo deve essere tra quelli che ancora si alzano per cambiare canale in televisione. Scaldare il latte (specialmente con le bucce di vaniglia) semplifica la vita, accorcia i tempi e migliora il gusto. Più semplice di così vi rimangono i minestroni liofilizzati.
- Montare troppo le uova. Le fruste elettriche hanno lo stesso potere rilassante di una seduta di massaggio, lo sappiamo. Non è tuttavia un buon motivo per approfittarne: i tuorli montati a lungo sono nemici della crema perché non devono incorporare aria. Sciolto lo zucchero, passate alla farina e poi basta sbattimenti.
- Non setacciare gli amidi. Farina di grano, farina di riso, amido di mais, maizena: a voi la scelta sull’amido da utilizzare per legare la crema, ma abbiamo il dovere di imporre una passata di setaccio per eliminare grumi e impurità. Sembra scontato, ma la differenza tra un’ottima crema e il budino dell’asilo passa anche da qui.
- Usare la vanillina. Non sono bastati anni di Gambero Rosso Channel e la saga dei libri di Cracco: c’è ancora gente che usa la vanillina con disinvoltura per quel sentore di finto che nemmeno lo spezzatino di seitan. O vaniglia intera o buccia di limone, tertium non datur.
- Non girare abbastanza. Nel momento culminante del finale travolgente è importante concentrarsi: non abbandonate la crema a raggrumarsi sul fuoco come fosse tutto già finito. Girate vigorosamente finché la crema non assume la sua consistenza caratteristica, il profumo non si spande per tutta la cucina e il colore giallo intenso non vi fa sembrare tutto più bello, anche il lunedì mattina successivo.
- Abbandonare la crema. Una volta spenta la fiamma il lavoro non è finito: anche se ne avete divorata una buona metà a forza di assaggi con cucchiaio, raffreddare la crema è cruciale, sia per evitare la formazione della pellicina sulla superficie, sia per non favorire la proliferazione di batteri. Quindi o stendete il tutto su una teglia di alluminio per poi coprire con uno strato di plastica per alimenti, oppure spolverizzate con un sottile strato di zucchero semolato che, essendo igroscopico, eviterà l’effetto aggrumato.