12 ragioni per mangiare in un ristorante etnico
Mangiare etnico è un modo per arricchirsi culturalmente, oltre che gustare ottimi cibi che di solito non consumiamo: ecco 12 ragioni per farlo più spesso.
Da disciplinare, il ristorante etnico è quell’esercizio pubblico in cui sono somministrati piatti della cultura gastronomica di un territorio al di fuori di quello nazionale. i ristoranti etnici sono quei luoghi in cui andiamo a saccheggiare i sapori di tutto il mondo In sostanza, sono quei luoghi in cui andiamo avidamente a saccheggiare i sapori di tutto il mondo. Se cinese e giapponese sono ormai di casa, il messicano non ci suona nemmeno più esotico e siamo ben abituati all’indiano e al greco; possiamo allora rivolgere la nostra attenzioni (e tutte le papille) a etiope, indonesiano, vietnamita, libanese, marocchino, ma anche argentino o tirolese. Qualunque siano i vostri gusti, ecco 12 ragioni per rinunciare, una volta tanto, alla pizza e divertirsi al ristorante etnico.
- Piatti che vostra madre non potrebbe replicare. Se avete mamme o familiari che prendono una cena al ristorante come uno spunto per replicare (male) quanto si è mangiato e riproporvelo ogni benedetta sera della settimana, per tutto l’anno, col cibo etnico provocherete almeno qualche difficoltà in più. Spesso si incontrano ingredienti sconosciuti o tecniche e preparazioni al di fuori della nostra portata. Per mantenere ogni piatto unico e rendere ogni uscita serena e irripetibile.
- Non contare le calorie. I misteri delle preparazioni altrui non ci permettono di considerare adeguatamente il numero di calorie, le quantità di grassi, le aggressioni impreviste dei carboidrati. E ci piace così, sacra ignoranza che ci concede una pausa dai sensi di colpa. Per ingannare la propria dietologa e quindi la propria coscienza.
- Mangiare con le mani. È una gioia a cui tutti aspiriamo, che tutti tentiamo di realizzare fin da bambini, a cui la società spietata e oppressiva ha dato uno stigma; mangiare con le mani è comodo e bello, ci fa tornare cuccioli e ci avvicina allo stato di natura. Nei ristoranti etnici, troviamo sempre una scusa per farlo: i panini americani si afferrano meglio con le mani, al giapponese non sappiamo usare le bacchette, al messicano vogliamo leccarci le dita; per sentirsi liberi dalle convenzioni.
- Viaggiare. Anche se il vostro viaggio più lungo è stato a Capracotta, con un buon ristorante etnico avrete la sensazione di girare il mondo; sapori inconsueti, menu scritti in lingue improbabili, cartoline che arrivano da lontano. Per partire, senza fare le valigie (soprattutto quelle della vostra metà, che pure a Capracotta si è portata mezzo armadio e tutti i segreti di Fatima).
- Fare gli esperti. Una delle sublimi gioie del ristorante etnico (la cui cucina non sia ancora troppo diffusa in Italia) è invitare gli amici conservatori, inondarli di informazioni sul nuovo menu, mostrare loro fino a che punto e con quanta intensità siamo cittadini del mondo. Per sentirsi il Lapo Elkann della provincia di Ferrara.
- Meraviglie dell’arredamento. Nei ristoranti etnici di solito ci si sbizzarrisce o si perde ogni inibizione; troverete tutto ciò che profondamente sognate: dragoni al Cinese, pelli di zebra all’Etiope, ma soprattutto cactus e sombreri appesi al muro al Messicano. Oltre a bandiere, foto di attori di ogni stato, poster degli ex dittatori di ogni nazione. E i ristoranti etnici li pretendiamo proprio così, allegri e eccessivi: guai a farci infiltrare sobrietà o eleganza.
- Colonne sonore. Per le musiche d’accompagnamento vale quanto detto per l’arredamento; nei ristoranti italiani all’estero troverete Il Padrino, all’Indiano e al Cinese lagne infinite condite con qualche esotico tocco di Sitar o liuti, per non parlare delle immarcescibili glorie del ristorante greco: Nana Mouskouri o Agathonas Iakovidis.
- Menu no limits. Difficilmente nei ristoranti etnici ci accontentiamo di ordinare il corrispettivo di un antipasto, uno pseudo-primo e un secondo con contorno incorporato. All’etnico, con l’alibi che “dobbiamo assaggiare”, pretendiamo di provare di tutto. Per questo, il tabù morale del menu no limits diventa accettabile. Vogliamo piatti che straripino, camerieri devoti che vengano in pellegrinaggio al nostro tavolo, immense zuppiere nelle quali pescare il cibo. Per strafogarsi senza perdere lo stipendio.
- Vantarsi con gli amici. “Ieri sera sono stato al ristorante etiope”, e subito la loro frittata di patate sembra il peggior rancio da reietti. Per diventare all’istante i più chic della compagnia.
- Trasgressione. Mischiare a caso, distruggere le culture gastronomiche altrui, inzuppare, sperperare; forti della nostra supremazia economica, nei ristoranti etnici sentiamo di poter mangiare come vogliamo, privi di ogni regola, di ogni morale. Per la più pura e irrispettosa libertà.
- Sincretismo culturale. In ogni regione il ristorante etnico assorbe alcune qualità locali, producendo una meravigliosa fusione tra culture. Andare all’etnico può diventare un serio esperimento antropologico quando si incontrano cameriere vietnamite che parlano viterbese.
- Sperimentalismo. Se vi piace mangiare, vi piace anche vedere come si mangia in tutto il mondo, come le ricette si evolvono e trasformano, con quali riti e quante varianti una cena può essere servita e consumata. Nei ristoranti etnici diventa accettabile quel che da vostra zia non sarebbe nemmeno ipotizzabile, ma al ristorante svedese sì: ordinare alce e salmone.