Tutto quel che c’è da sapere sul Riso Integrale
Riso Integrale: tutto quel che c’è da sapere su questo magnifico prodotto, vantaggi e svantaggi del suo utilizzo.
Che differenza c’è tra il riso bianco e quello integrale e perché scegliere uno invece che l’altro? Scopriamolo insieme
Il riso in Italia
In Italia vengono coltivate, oggi, tantissime varietà di riso: il consumatore infatti può scegliere tra circa 200 cultivar diverse, ognuna con le proprie caratteristiche, un sapore particolare e un impiego specifico. A livello merceologico, per facilitarne la commercializzazione, il riso viene diviso in quattro categorie: originario o comune, semifino, fino e superfino. Il riso comune ha chicchi piccoli e tondeggianti, è adatto alla preparazione di minestre in brodo e dolci poiché rilascia molto amido in cottura. A questa categoria appartengono, tra le altre, le varietà Balilla, Originario e Selenio.
Riso Fino
Il riso fino ha chicchi affusolati e lunghi; è ottimo per preparare supplì e timballi e tra le varietà più note contempla il Razza 77, il Ribe e il Sant’Andrea. I chicchi del riso semifino sono invece semi-allungati e di media grandezza; adatti a risotti mantecati e all’onda e ai minestroni. Sono risi semifini il Rosa Marchetti, il Padano e il Vialone nano. Appartengono, infine, ai superfini i risi forse più noti in Italia, dai chicchi molto grandi e lunghi, come l’Arborio, il Carnaroli, il Baldo, il Roma. Tutte e quattro queste categorie di riso possono essere utilizzate nella loro integralità, nella tipologia semi integrale o bianca.
Il riso bianco: lavorazione e caratteristiche
Il riso bianco subisce un processo di lavorazione più intensivo rispetto a quello integrale. Dopo la sbramatura, il riso bianco è ulteriormente sottoposto a sbiancamento e brillatura, che rimuovono gli strati esterni del chicco e il germe. Questo processo, sebbene riduca il contenuto di fibre, vitamine e minerali, conferisce al riso bianco una maggiore durata di conservazione e una consistenza più morbida, ideale per la preparazione di piatti come il risotto e il sushi.
Tempo di cottura e versatilità in cucina
Il riso bianco ha il vantaggio di un tempo di cottura ridotto, generalmente compreso tra 15 e 20 minuti, rendendolo una scelta rapida e conveniente per molti piatti. La sua capacità di assorbire facilmente liquidi e condimenti lo rende particolarmente versatile in cucina, permettendogli di adattarsi a una vasta gamma di preparazioni culinarie, dai piatti tradizionali italiani a quelli asiatici e internazionali.
Riso integrale
Il riso integrale è, in assoluto, quello meno lavorato: subisce, infatti solo un primo processo per renderlo commestibile, una sbramatura per liberarlo dagli strati più esterni e duri che ricoprono il chicco. Il riso che si ottiene in questo modo mantiene intatte tutte le sue proprietà nutritive, come i sali minerali e le vitamine che si concentrano proprio in quegli strati che vengono mantenuti nel riso integrale e allontanati in quello brillato, sottoposto invece a una lunga lavorazione di raffinazione.
Proprietà del riso integrale
Rispetto al riso bianco, dunque, quello integrale, pur fornendo le stesse calorie (circa 340 per 100 g) contiene più fibra, e di conseguenza, fornisce più gamma orizanolo, una sostanza in grado di abbassare il livello dei grassi nel sangue; più vitamine, in particolare quelle del gruppo B, fondamentali per la crescita e la vita delle cellule e quelle liposolubili contenute nel germe; più sali minerali, come calcio, potassio, magnesio; e una più alta percentuale di lipidi e proteine. Ma qualche piccola controindicazione c’è. La presenza delle membrane protettive del chicco rendono il riso più facilmente deperibile poiché il germe tende a irrancidire e non si conserva a lungo; inoltre lo rendono meno versatile in cucina poiché il rilascio dell’amido è minore ed è quindi meno adatto alla preparazione di alcuni piatti, come i risotti ad esempio, oltre ad avere tempi di cottura molto più lunghi, circa 50-60 minuti.
Benefici del riso integrale
Infine, se il riso è consigliato per prevenire stati d’ansia o contro l’insonnia e l’acqua di bollitura è ideale per favorire il ricambio idrico, migliorare la digestione e regolare l’intestino, quello integrale perde in parte le suo proprietà astringenti ed è sconsigliato a chi soffre di colon irritabile o infiammazioni del tratto intestinale. Qui i nostri consigli su come cuocerlo. Come abbiamo detto il riso integrale è apprezzato per il suo alto contenuto di fibre, che favoriscono la digestione e contribuiscono alla sensazione di sazietà. Le fibre alimentari aiutano anche a regolare i livelli di zucchero nel sangue e a ridurre il rischio di malattie cardiache. Inoltre, il riso integrale contiene antiossidanti, come i fenoli e i flavonoidi, che hanno proprietà anti-infiammatorie e proteggono le cellule dai danni ossidativi.
Sostenibilità e impatto ambientale
La coltivazione del riso integrale è spesso considerata più sostenibile rispetto a quella del riso bianco. Poiché il riso integrale richiede meno lavorazione, consuma meno energia e risorse durante la produzione. Inoltre, le pratiche agricole biologiche e a basso impatto ambientale sono più comunemente adottate nella coltivazione del riso integrale, contribuendo a preservare la biodiversità e a ridurre l’inquinamento del suolo e delle acque.
Come integrare il riso integrale nella dieta quotidiana
Incorporare il riso integrale nella dieta quotidiana è semplice e può apportare numerosi benefici alla salute. È possibile sostituire il riso bianco con il riso integrale in molte ricette, come insalate di riso, zuppe e piatti unici. Per migliorare la digeribilità e ridurre i tempi di cottura, è consigliabile ammollare il riso integrale in acqua per alcune ore prima della cottura. Questa pratica non solo rende il riso più tenero, ma ne migliora anche l’assimilazione dei nutrienti.