Conosci l’okra? È un tenerume africano!
l’Okra è un ortaggio originario dell’Africa dal sapore delicato e leggermente nocciolato. Danny D’Annibale ce ne racconta sapore e utilizzo.
L’avete visto all’interno del mercato etnico della vostra città. Ma sapete cos’è l’okra?
Cos’è l’okra?
L’ingrediente di cui vogliamo parlarvi si chiama okra o gombo, una pianta parente della malva e dell’ibisco originaria dell’Africa, ma usata in gran parte delle aree tropicali e subtropicali del mondo. Questo ortaggio ha l’aspetto di un peperoncino sfaccettato in cinque lati: tagliandone una fetta si otterrà un pentagono perfetto.
Di cosa sa l’okra?
L’okra va consumata intera, compresi pelle, semi e picciolo; si presenta di colore verde (ne esiste anche una varietà rosso-violacea, più rara), ricoperta di una sottile peluria molto simile a quella dei germogli di zucche e zucchine, noti come tenerumi, di cui l’okra ricorda anche il sapore, anche se più delicato e con una nota nocciolata. L’interno è costituito da una polpa bianca spugnosa e pieno di semi tondi grandi come pisellini freschi: perché il frutto sia commestibile questi semi dovranno essere morbidi e cedevoli; quando, invece, l’okra raggiungerà la completa maturazione, i semi saranno bruni e duri e la polpa diventerà fibrosa e fastidiosa da mangiare.
Come si usa l’okra?
Il cibo dalla consistenza vischiosa è tipico di alcune preparazioni della cucina tropicale e particolarmente apprezzato nei suoi paesi d’origine, mentre a noi europei non fa propriamente fare i salti di gioia. L’okra, se cotta a lungo in un liquido, ha la caratteristica di produrre una sorta di gelatina filamentosa che ne rende interessante l’approccio al palato: il gusto è ottimo, il picciolo assume la consistenza di un gambo di carciofo, mentre le fibre della polpa e la pelle ruvida fanno in modo che la vischiosità non sia percepita eccessivamente, creando un gioco di texture gradevole. Generalmente viene cucinata intera (la cottura prolungata la ammorbidisce) in zuppe a base di pomodoro, cipolla, aglio, coriandolo e altre spezie, con l’aggiunta di platano o altre verdure. È ottima anche insieme a pesce, carni bianche e all’immancabile pomodoro, oppure negli stufati di lenticchie aromatizzati con il limu omani.
Chi non ama la consistenza dell’okra stufata può tagliarla a metà nel senso della lunghezza o a rondelle e saltarla in padella con olio, aglio e peperoncino oppure infarinarla e friggerla finché non risulta croccante: cucinata in questo modo ricorda i fiori di zucca fritti. In generale si trova molto facilmente in qualunque ortofrutta bengalese fornito.