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Maremma da scoprire: il nostro itinerario per mangiare bene

di Stefania Pianigiani 23 Maggio 2017 11:11

Da Grosseto a Capalbio, ecco un itinerario gastronomico della Maremma dove scoprire le località da visitare e i ristoranti dove mangiare e bere bene.

Dopo l’itinerario all’Argentario e quello lungo la costa, il nostro viaggio in Toscana prosegue alla volta dell’entroterra maremmano. La Maremma, dopo le grandi bonifiche, un paesaggio caratterizzato da enormi oliveti, campi coltivati, boschi, vigne e una rete di canali si ritrova con un paesaggio caratterizzato da enormi oliveti, campi coltivati, boschi e vigne e una rete di canali che disegna il territorio. Il nostro itinerario parte da Vetulonia, posta su un colle che domina la piana di Grosseto, circondata da un’imponente cinta muraria e famosa per la sua necropoli etrusca, per ridiscendere a Grosseto, il capoluogo maremmano, protetto da mura possenti e dall’imponente complesso della Fortezza Medicea. Si prosegue con una visita alla rivale di Vetulonia, Bagno Roselle, dove si ammirano i resti di un anfiteatro romano. Scendendo verso sud e inoltrandosi nella rigogliosa campagna arriviamo a Scansano, patria del vino Morellino, per proseguire alla volta di Montemerano, antico borgo medievale caratterizzato dal castello e dai vicoli, che svetta solitario in cima a un colle, per poi partire alla scoperta di Saturnia, borgo posto su un colle di travertino, famoso per le sue acque sulfuree e località termale già al tempo dei romani.

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Un bagno alle Terme di Saturnia o nelle vasche pubbliche delle Cascate del Mulino, è obbligatorio, prima di ripartire per visitare Sovana, Sorano e Pitigliano, quest’ultimo situato su una rupe di tufo, è un contrasto di stili, un mix tra Medioevo e Rinascimento, con la fortezza Ursinea, il duomo settecentesco e i resti dell’antica sinagoga. Da qui partiamo di nuovo, direzione Manciano, borgo dominato dalla rocca, dalla cui sommità si gode di un panorama unico che va dal Tirreno fino al Monte Amiata. Il nostro viaggio si conclude a Capalbio, dove vedere il fantastico Giardino dei Tarocchi, le rovine del castello di Capalbiaccio, fino ad arrivare al paese, protetto dalle mura che ancora conservano il camminamento di Ronda. Dopo tutto questo viaggiare a noi è venuta fame: ecco alcuni indirizzi dove bere e mangiare bene nella Maremma Toscana.

GROSSETO

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La città offre diverse proposte curiose, come Gli Attortellati (in foto) sulla Strada Provinciale 40. Una trattoria rurale, famosa per i tortelli conditi con il sugo di Cinta Senese, i pici cacio e pepe, l’acquacotta e il capriolo al Morellino. Restando sul classico, nella centrale piazza Dante c’è Canapone, locale elegante che offre anche la possibilità di mangiare all’aperto sotto i portici con vista Duomo e statua del Granduca Leopoldo, detto appunto Canapone. Da provare i tortelli con baccalà, su crema di cipollotti e bottarga, le capesante grigliate con gli asparagi.

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Poco distante, in via Aldobrandeschi, c’è Al Numero 9, locale piccolo e arredato in stile romantico, che apparecchia i tavoli in strada, tra viti e fiori con le giornate belle. Oltre al menu tenete d’occhio la lavagna: è lì che sono scritti i piatti del giorno più invitanti. Ottima l’acquacotta e le tagliatelle con le noci e il gorgonzola. Da Artidoro (in foto), in via dei Barberi, in un ambiente curato si gusta dell’ottimo pesce: Ravioli alla pappa al pomodoro con gamberi e bottarga, Millefoglie di sgombro con verdure in agrodolce e alici, Moscardini con olive taggiasche e polenta.

CIVITELLA MARITTIMA

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Alla Locanda nel Cassero, nell’omonima via del borgo, il cuoco Alessandro Prosperi offre una cucina stagionale: da provare il tonno di coniglio, l’anello fritto e la tipica acqua cotta.

ROCCASTRADA

Alla trattoria La Bandinella, in località Montelattaia, le specialità annoverano i tortelli maremmani, conditi sia al sugo di carne, ma anche con la selvaggina, visto che cinghiali e lepri da queste parti abbondano. Passando ai secondi, la trattoria è conosciuta anche per il fritto: vassoi di pollo, bracioline, conigliolo, agnello e tante verdure. Tortelli e gran fritto: il binomio perfetto.

MANCIANO

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In via Marsala, 41, si trova la trattoria Da Paolino, dove gustare le paste fresche fatte in casa, come i tortelli, le pappardelle oppure gli gnudi. Qui si mangia anche il cinghiale alla maremmana e si concedono anche un piatto di pesce, il baccalà alla livornese. In via Marsala 8 si trova invece La Filanda (in foto), ristorante guidato da Barbara Cannarsa e Gian Paolo Costoloni, che hanno ristrutturato un vecchio granaio, trasformandolo in un locale elegante, ma con menu che accontentano clientele diverse. Come aperitivo ci sono le schiaccette fritte da accompagnare a mortadella di cinghiale al tartufo o salame, per proseguire poi con piatti più sostanziosi come il peposo con la polenta, le tagliatelle con ragù della nonna e cialde croccanti e i cannoli di ciaffagnone con manzo maremmano, carciofi e topinambur.

SCANSANO

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A Montorgiali, frazione di Scansano, c’è la Locanda di Torquato (via del Corso, 10), una trattoria con panorama sulla Maremma. Il menu è recitato a voce, con piatti tradizionali come la pappa al pomodoro, i tortelli conditi con il tartufo scorsone e l’agnello al limone.

MAGLIANO IN TOSCANA

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In via Roma si trova Da Guido, locale ritenuto una garanzia per la cucina del territorio. Chi varca questa soglia lo fa per gustare le fettuccine con sugo di cinghiale, il maialino al forno e la gustosa bistecca. Mentre all’Antica Trattoria Aurora (in foto), in via Chiasso Lavagnini 12, oltre alla cucina classica che comprende i crostini neri, si mangia spadellata di cinghiale, agnello al forno e un ottimo brasato di manzo con purea di patate e cipolla rossa.

MONTEMERANO

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Basta nominare il paese che subito viene alla mente Valeria Piccini e il ristorante Da Caino (via della Chiesa, 4). Nei pressi delle terme di Saturnia, questo è un posto dove varcare la soglia e lasciarsi coccolare, che fa parte del prestigioso circuito di Relais & Châteaux. La chef stellata Valeria Piccini – che ama ribadire che non sarebbe arrivata dov’è se non ci fosse stata sua suocera a insegnarle a fare la cuoca – ha saputo negli anni portare la tradizione ad alti livelli. C’è il menu degustazione, dove spiccano i Calamari e gamberi non fritti con patate affumicate e il Piccione arrostito su legno di olivo e toni di rosso, e il menu dei piatti storici come Trippa & Lampredotto, il Cuore di Manzetta Maremmana alla brace, mandorla, riduzione di sanguinelle e insalatina di campo.

PITIGLIANO

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L’Hostaria del Ceccottino (piazza San Gregorio VII, 64), è il ristorante dove Alessandro Francardi, assieme alla moglie Chiara, propone una cucina di derivazione ebraica, che a Pitigliano è storicamente radicata. Da provare la zuppa di ricotta e spinaci e le tagliatelle al sugo bianco di nana (anatra). Tra i secondi merita un assaggio il buglione di agnello in umido, secondo la ricetta della tradizione ebraica. Il Tufo Allegro, nel vicolo della Costituzione, è un delizioso posticino scavato nel tufo che tra per i suoi piatti utilizza anche alcuni Presìdi Slow Food. Da assaggiare la Millefoglie di baccalà mantecato con la bottarga di Orbetello, la zuppa di cipolle e gli gnocchi di patate rosse al sugo di maialino.

CAPALBIO

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Nella frazione di Chiarone Scalo, affacciato sul mare, c’è Rosso e Vino alla Dogana (via Gratticciaia), dove degustare ottimi vini e piatti di pesce. In menu si trovano specialità come lo spaghetto grezzo all’astice e le linguine alle vongole veraci, la classica frittura di gamberi e calamari o un sauté di cozze fatto ad arte.

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