Mochi: cos’è e quali tipologie sono più apprezzate
Il mochi è una pietanza della cucina giapponese a base di riso glutinoso: ecco com’è fatto e quali sono le diverse tipologie da assaggiare.
Durante una cena al ristorante giapponese, guardando il menu, la vostra attenzione è stata catturata dalla parola mochi? Ebbene, la prossima volta procedete con l’ordinazione e resterete sicuramente soddisfatti. in giappone si fa largo consumo dei mochi in ogni stagione e in particolare a capodanno Il mochi è un dolcetto appartenente alla tradizione nipponica, esiste da secoli e per lungo tempo è stato utilizzato per omaggiare gli Dei. I giapponesi lo adorano, ne fanno largo consumo durante tutto l’anno e in particolare a Capodanno: un’usanza a cui nessuno rinuncia. Il mochi è a base di riso glutinoso tritato e pestato; alla bianca pastella ottenuta, soffice e collosa, si dà una forma tondeggiante. La consistenza gelatinosa, l’essere appiccicoso è la peculiarità di questo piatto del Sol Levante. Prima di proseguire, corre l’obbligo di far presente che l’alimento in questione non è indicato per le persone anziane, che hanno una capacità di masticazione e la secrezione della saliva ridotte; alcuni giapponesi avanti con gli anni, infatti, sono stati ricoverati dopo aver consumato i mochi e purtroppo qualcuno ha perso la vita. Ciò avviene perché il riso tende a depositarsi nella gola e bloccare le vie aree. Sia chiaro, d’altra parte, che basta metterci un po’ di attenzione per scansare qualsiasi pericolo. Esistono diversi tipi di mochi: vediamoli insieme.
- Il più noto è il daifuku, che è farcito con un composto dolce. Solitamente si tratta di anko, ovvero marmellata di fagioli rossi azuki, oppure di shiroan, pasta di fagioli bianchi dolcificata. Il daifuku è disponibile in diversi colori; quelli maggiormente richiesti sono il bianco, il rosa e il verde.
- C’è poi il sakura mochi, anch’esso contenente fagioli rossi. La differenza rispetto al daifuku è che i legumi dolci sono avvolti in una foglia salata di ciliegio e l’incontro fra questi due sapori diametralmente opposti crea un gusto davvero originale.
- Il warabi mochi è diffuso soprattutto nella regione Kansai. Non si prepara con il riso, come gli altri tipi di mochi, bensì con l'amido della pianta warabi. Da solo non ha molto sapore, di conseguenza è servito con la kinako, cioè la farina di soia tostata, oppure il kuromitsu (sciroppo di zucchero di canna).
- Il kusamoki ha un ingrediente magico aggiuntivo: lo yomogi, cioè l’artemisia, pianta originaria della Cina e conosciuta per le sue numerose proprietà benefiche; pare che eserciti anche un’azione anticancro. Grazie alla presenza dell’artemisia, il kusamoki assume il suo caratteristico colore verde.
- L’hishimochi manda in visibilio le bambine. È un coloratissimo mochi fatto a strati e tagliato a forma di rombo che rappresenta il ritorno della primavera: lo strato verde simboleggia la terra con l’erba che cresce, quello bianco la neve che finalmente si scioglie e quello rosa i fiori di pesco che stanno per rivelare tutto il loro splendore.
- L’hanabira mochi ha un aspetto molto particolare e diverso da quello dei suoi fratelli. Non ha forma arrotondata ma è schiacciato, spesso al centro è posto un bastoncino candito di radice di burro di gobo.
- Infine il kirimochi e il marumochi, due tipi di mochi non zuccherati e duri anziché gelatinosi. Il kirimochi è tagliato in blocchi e sigillato sotto vuoto, il marumochi è rotondo. Si possono entrambi riscaldare al microonde, cuocere al forno oppure tostare. Spesso accompagnano la zuppa ozoni in occasione del Capodanno.