La cucina macrobiotica: il miso e gli altri, alla scoperta degli ingredienti
La cucina macrobiotica è una vera e propria filosofia di vita: ecco quali ingredienti predilige e quali tecniche di cottura utilizzare.
Un tempo era diverso: parlare di alimentazione e, in genere, di quali fossero i migliori stili di vita da seguire era un argomento che trovava unanimi punti di vista. Al massimo si poteva dissentire sulle preferenze di singoli cibi in fatto di gusto e tipo di cottura, ma di certo le linee guida per una sana e corretta alimentazione rappresentavano un trait d’union anche tra i più scettici. la cucina macrobiotica è una filosofia di vita di origine orientale, caratterizzata da una visione olistica dell'uomo Oggi non è più così: pensiamo al dilagare di un numero sempre più crescente di teorie serie e semiserie sul corretto modo di comportarci a tavola, sugli ingredienti da preferire e su quelli da bandire assolutamente. In fondo, sarebbe tutto così semplice se ognuno di noi iniziasse da sé stesso, ascoltando semplicemente il proprio corpo. Ed è proprio questo il punto di partenza della cucina macrobiotica, una vera e propria filosofia di vita di antica origine orientale – il cui termine letteralmente significa tecnica di lunga vita – caratterizzata da una visione olistica dell’uomo secondo la quale, anche e soprattutto in tema di alimentazione, si deve trovare il giusto equilibrio tra le due forze opposte, quella femminile e calma dello Yin e quella solare e maschile dello Yang. Antesignana delle moderne diete vegane e biologiche, la cucina macrobiotica si basa su una serie di regole e consigli che mirano a perseguire il perfetto equilibrio tra i due tipi di energia attraverso la scelta di esatte e precise combinazioni di cibi. Vediamo allora nello specifico quali sono gli accorgimenti da mettere in pratica sulle nostre tavole per mantenere la perfetta armonia tra mente e corpo.
GLI INGREDIENTI: TRA YIN E YANG
Cibi biologici, integrali e non trattati industrialmente. Questo è il primo assunto della cucina macrobiotica che a partire dalla scelta di alimenti naturali li suddivide in base al tipo di energia di cui si fanno portatori.
Al gruppo Yin appartengono tutti i cibi acidi, come per esempio il latte, la frutta, lo yogurt, le spezie, il tè, lo zucchero e il miele. Anche le verdure rientrano in questa categoria: pensiamo soprattutto agli asparagi, ai carciofi, ai cetrioli, alle fave, ai funghi, alle melanzane, alle patate, ai peperoni, ai pomodori e agli spinaci.
Nel gruppo Yang rientrano invece i cibi alcalini, ossia uova, sale, pesce, carne e i cereali come orzo, avena, segale e mais. E ancora aglio, barbabietole, cavolfiori e altre varietà di cavolo, olive, sedano e zucchine appartengono a questa folta schiera di alimenti Yang.
TECNICHE DI COTTURA E DI PREPARAZIONE
Una volta che avete ben chiara la distinzione tra cibi Yin e Yang siete pronti per iniziare a preparare tante sfiziose ricette facendo attenzione però a seguire qualche accorgimento in tema di cottura e di preparazione. La cucina macrobiotica richiede anzitutto l’utilizzo di strumenti di terracotta, porcellana, legno e bambù, bandendo l’uso dell’alluminio. Si prediligono cotture brevi che consentano di mantenere il più possibile intatte le proprietà nutrizionali del cibo, come per esempio l’impiego della pentola a pressione. Altro accorgimento: le verdure non vanno mai sbucciate, ma tagliate molto finemente e salate solo a fine cottura, meglio se con sale marino non trattato.
IL GIUSTO BILANCIAMENTO TRA GLI INGREDIENTI
Come strutturare in modo equilibrato ogni pasto? La cucina macrobiotica ha pensato anche a questo, suggerendo una serie di indicazioni in merito alle esatte percentuali da rispettare per ogni categoria di nutriente. i cerali devono occupare la metà del fabbisogno giornaliero; ortaggi e verdure il 25 %, mentre i legumi il 15% Si inizia dai cereali integrali – riso, miglio, grano, avena, orzo, cous cous, segale, grano saraceno e mais – che devono occupare il 50% del fabbisogno totale giornaliero. Si prosegue poi con ortaggi e verdure che devono coprire il 25% della dose consigliata: un ottimo modo per assicurarsi di non esserne carenti e consumare una o due tazze di zuppe al giorno a cui si aggiungono di solito alghe o altri vegetali. Infine, quanto ai legumi, questi dovrebbero essere consumati fino al 15% del pasto totale. Contrariamente a quanto si possa pensare, le proteine animali non sono bandite del tutto, ma potrete mangiare pesce e carne bianca due volte alla settimana, riducendo però considerevolmente l’utilizzo di latticini e uova. Quanto alle bevande: è preferibile assumerle sempre dopo i pasti e mai durante. Scegliete tè bancha e caffè di cereali, ma se proprio non riuscite a bere nient’altro al di fuori dell’acqua, questa dovrà essere leggermente calda.
QUALI INGREDIENTI UTILIZZARE
La cucina macrobiotica suddivide gli ingredienti in 4 categorie principali: cereali, alghe, grassi e legumi. In ogni gruppo è possibile individuare dei cibi, che seppur poco conosciuti, meritano un approfondimento particolare per le straordinarie proprietà nutrizionali in essi contenute. Vediamoli nel dettaglio.
- Alghe marine. Ingrediente fondamentale nella dieta macrobiotica, le alghe marine sono ricche di vitamine, sali minerali, zuccheri e lipidi e vengono impiegate nella preparazione di un gran numero di ricette. Una delle più utilizzate è l'alga Hiziki, di color nero, essiccata sottoforma di piccole listarelle e dal gusto di anice. Un'altra alga molto impiegata nella cucina macrobiotica è la Kombu, confezionata in fogli rigidi e scuri e usata soprattutto per arricchire minestre di brodo, cereali e legumi. L'alga Nori, invece, è essiccata in fogli e si usa soprattutto per avvolgere i cibi, come nel caso del sushi, oppure come condimento molto saporito. Infine, l'alga Wakame che con il suo sapore delicatissimo è perfetta da aggiungere alle minestre o in fresche insalatine.
- Miso. Un gustoso condimento d'origine giapponese, mutuato dalla cucina macrobiotica in ragione dell’elevato contenuto di proteine, vitamine ed enzimi che proteggono l’intestino favorendo la digestione. Nella tradizione asiatica infatti il miso è considerato un vero e proprio elisir di salute dallo straordinario effetto alcalinizzante utile per rafforzare il sistema immunitario. Il miso deriva dai semi della soia, ai quali a volte sono aggiunti cereali - come orzo o riso - e sale, prima dell’inizio del processo di fermentazione che può durare fino a due anni. Questa pasta assume diverse colorazioni a seconda del periodo di fermentazione: dal giallo crema al marrone molto scuro, aumentando la tonalità in base alla stagionatura. A seconda del processo di lavorazione è possibile distinguere tre tipi di miso: quello d'orzo (muji miso), quello di riso (kome miso) e quello di sola soia (hacho miso).
- Riso integrale. Il riso integrale è uno degli elementi base della cucina macrobiotica, non solo per le sue proprietà nutritive – essendo molto ricco di carboidrati, sali minerali, vitamine e proteine - ma soprattutto per il fatto che in esso si concentra l'equilibrio ideale dei principi yin e yang. Per conservare al meglio questa sintesi, fondamentale sarà il modo in cui lo cucinerete: sì, quindi alla cottura con l’aiuto della pentola a pressione per circa 40 minuti. Quando sarà cotto, lasciatelo riposare in una ciotola di legno o di bambù coperto con un panno umido di cotone in modo che conservi tutta la sua umidità.
- Seitan, kuzu e arrowroot. Scrigni di preziose proteine per l’organismo, questi ingredienti, nonostante siano poco conosciuti, sono perfetti per la realizzazione di numerose ricette gustose e dietetiche. Forse il più famoso tra i tre, il seitan (in foto) è un glutine di frumento ottenuto dall'estrazione dell'amido dalla farina: presenta un sapore piuttosto neutro ed è ricco di proteine. Il kuzu invece è una fecola ottenuta dall'amido estratto dalla radice di una leguminosa e viene usato soprattutto per dare consistenza a minestre e salse. L'arrowroot, infine, è molto simile agli altri due, ma è una fecola ottenuta dalla radice di una varietà di marantaceae, una pianta sempreverde originaria delle foreste del Brasile e della Guyana.
- Shoyu e gomasio. Molto simile alla comunissima salsa di soia che siamo abituati a gustare in accompagnamento a gustose specialità giapponesi, lo shoyu si distingue per la sua particolare leggera in quanto è ottenuta dalla fermentazione naturale di semi di soia e grani di frumento e orzo. Nella cucina macrobiotica si utilizza soprattutto per insaporire il riso, minestre a base di orzo e lenticchie oppure verdure saltate. Altro condimento naturale per eccellenza è il gomasio (in foto), valido e salutare sostituto del sale, a base di semi di sesamo tostati.