Aridocoltura: come funziona e perché è importante
L’aridocoltura è tra tecniche di agricoltura studiate dall’uomo nei secoli per rendere le coltivazioni più sostenibili: ecco perché è fondamentale oggi.
Avete mai sentito parlare di aridocoltura? Come potrete immaginare dal nome, è una tecnica di coltivazione adatta a zone con disponibilità idriche limitate. Oggi, secondo alcuni il termine dovrebbe avere un significato più esteso o forse più adatto ai tempi che stiamo vivendo. una strategia sempre più utile per la razionalizzazione del consumo di acqua L’aridocoltura nel XXI secolo diventa quindi quell’insieme di tecniche che favoriscono un controllo, una razionalizzazione del consumo di acqua. I cambiamenti climatici e l’aumentare della popolazione mondiale, con la conseguente crescita di richiesta di cibo, stanno infatti riducendo la disponibilità di acqua dolce, di cui, invece, l’agricoltura ha davvero bisogno. Agricoltura che, allo stesso tempo, secondo la Fao, è responsabile del consumo del 70% di acqua potabile al mondo. Ecco che allora le strategie create fin dall’antichità dagli uomini per sopravvivere anche in zone semi aride possono essere un modo per rendere le coltivazioni più sostenibili.
Come funziona
Andiamo con ordine: come si fa a coltivare un terreno dove l’acqua scarseggia? Per prima cosa bisogna evitare la dispersione, sia durante il trasporto sia di quella che stata immagazzinata dopo una pioggia. La pacciamatura, ovvero la copertura del terreno, può essere una scelta utile per ridurre l’evaporazione dal suolo, per esempio. C’è poi la sarchiatura che, grazie a una lavorazione del terreno (magari un rimescolamento dello strato superficiale) offre due interessanti possibilità. Da una parte permette di eliminare le piante infestanti, in competizione con le nostre colture per l’approvvigionamento dell’acqua. Dall’altra interrompe la risalita capillare dei liquidi, contiene l’umidità negli strati più bassi del suolo ed elimina le crepature in superficie, altra possibile causa di eccessiva evaporazione e quindi di dispersione. È poi importante aumentare la capacità di invaso. Che cosa vuol dire? Che è necessario aumentare la quantità di fluidi nel terreno a disposizione delle nostre coltivazioni. Per questo motivo i terreni argillosi, che hanno grandi potenzialità di magazzinaggio, sono migliori di quelli sabbiosi per l’aridocoltura. In Italia, tradizionalmente, si fanno poi arature più profonde prima delle piogge.
Quali piante sono adatte all’aridocoltura
Pure la scelta delle piante da coltivare può giocare un ruolo importante in questa partita. Per esempio, se nella nostra zona la stagione piovosa è concentrata in un periodo preciso, è meglio puntare su coltivazioni a ciclo breve. Se invece la nostra posizione è caratterizzata da precipitazioni ridotte ma distribuite lungo l’arco dell’anno, è meglio scegliere coltivazioni che non consumano troppa acqua ma che sono stabili. Nel Mediterraneo sicuramente abbiamo una certa esperienza nel settore. Pensate a Pantelleria che grazie all’aridocoltura può contare su due produzioni di eccellenza: la vite e il cappero.
Microirrigazione
Pensate poi a Israele, paese che nonostante si trovi in una zona arida, può vantare una agricoltura fiorente. Questa, tra l’altro, è stato proprio l’esperienza che è stata portato a Expo Milano 2015. Chi è riuscito a visitare il padiglione israeliano si ricorderà sicuramente il video dedicato all’irrigazione a goccia. un sistema di irrigazione che rilascia i liquidi vicino a ogni singola piantina Di che cosa si tratta? Chiamato anche microirrigazione, è un sistema di irrigazione che rilascia i liquidi vicino a ogni singola piantina, sfruttato e studiato in queste terre fin dagli anni ’60. Con il tempo gli israeliani sono riusciti a migliorare e a rendere sempre più tecnologico questo sistema, diventando leader nel settore. Quali sono i vantaggi? La dispersione è limitata perché l’acqua è portata il più vicino possibile alle radici, con frequenza e quantità studiate appositamente in base alla nostra coltivazione. Altro dettaglio da non sottovalutare: le foglie rimangono asciutte. In questo modo diminuiscono le cause delle malattie e rimangono più a lungo eventuali fungicidi e insetticidi. Il metodo israeliano è stato esportato in varie parti del mondo. Persino in Italia dove l’irrigazione a goccia copre circa il 20% delle coltivazioni. È sfruttata soprattutto quando si parla di pomodori (80%).
Il futuro è l’aridocoltura
L’obiettivo per il futuro? Diffondere questo sistema su un maggior numero di terreni, ma persino di colture. Chissà, magari arrivare alla coltivazione del riso con l’irrigazione a goccia come ha sperimentato il Parco Tecnologico Padano a Lodi. C’è ancora tanto da fare per lo sviluppo dell’aridocoltura, barriere culturali da abbattere, nuove tecnologie, studi, ma sicuramente sentiremo sempre più parlare di questi metodi che possono aiutare a garantire a questo mondo un futuro.
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