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Cosa significa essere a capo del miglior food magazine del mondo: intervista ad Anna Morelli

di Giuseppe Garozzo 12 Giugno 2018 11:01

Cook Inc. è stato decretato miglior food magazine cartaceo al mondo: dopo un traguardo del genere, abbiamo chiacchierato con la direttrice Anna Morelli.

Abbiamo incontrato una donna straordinaria, una grande professionista della comunicazione a tutto tondo che nel mondo del food ha portato una nuova idea, una nuova officina del sapere. Ed è proprio con questa sua creatura che lo scorso mese, a Yantai, ha vinto il primo premio assoluto ai Gourmand World Cookbook Awards nella categoria Print Food Magazine. Lei è Anna Laura Morelli, direttore ed editore della rivista Cook_inc., oggi The Best Food Magazine in the World 2018.

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Potremmo dire che la tua è la vita di una donna profondamente e intimamente italiana ma assolutamente cittadina del mondo?
Sicuramente. Sono italiana, mi sento italiana ma sono orgogliosa di avere anche sangue peruviano e una quasi-cittadinanza belga, per essere nata e aver vissuto più di 15 anni a Bruxelles. Ho sposato un olandese e insieme alle nostre 3 figlie abbiamo vissuto in Spagna, Inghilterra, Belgio, Stati Uniti, Italia, e ogni luogo è stato importante, ogni Paese mi ha insegnato qualcosa di nuovo e di diverso. Questo è sicuramente il bagaglio che mi porto appresso, di cittadina del mondo!

I tuoi percorsi, le tue esperienze, le tante culture conosciute sono il dna del racconto enogastronomico che presenti attraverso Cook_inc., ma cos’è che più di ogni altra esperienza è divenuta la filosofia del tuo raccontare?
La voglia di includere: da lì il nome di Cook_inc. Infatti Inc. non sta per incorporated ma per inclusione. Penso che chi ama la cucina, ami fare esperienze diverse, assaggiare piatti diversi, capire che cosa si mette in pentola in altre parti del mondo. E poi sono convinta che sarebbe molto noioso parlare sempre e solo di un certo tipo di cucina oppure andare sempre nei soliti ristoranti.

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Tutto quanto intorno a te ci racconta di mondo, di avanguardia e sperimentazione, ma anche di tradizioni e di legami: dunque, più globetrotter o pasionaria del buon cibo?
Non saprei, forse più globetrotter? Anche se adesso mi sono fermata a Lucca e sembra che qui resterò. Il bello di essere globetrotter è che si creano nel tempo legami con persone ai 4 angoli del mondo. Mi è quasi impossibile viaggiare e non avere degli amici o conoscenti da visitare, da rivedere. Pasionaria lo sono sempre stata ma di carattere! Almeno così diceva mio padre: un po’ ribelle, agguerrita e determinata.

La tua rivista è tra le più apprezzate in assoluto. Eleganza, attenzione, puntualità e spirito critico rappresentano il mix che rende questa officina, un punto di riferimento nel panorama della stampa specializzata. Cosa vorresti aggiungere alle doti elencate?
La bellezza è importante, ma anche la cura del dettaglio e la voglia di migliorare sempre. Quando esce di stampa un numero non oso aprirlo, so che vedrò qualcosa che mi è sfuggito durante l’impaginazione e l’editing. Poi però mi dico sempre: ok, questo errore nel prossimo numero possiamo correggerlo o questa impaginazione migliorarla! La puntualità è essenziale: se dichiariamo di essere un quadrimestrale, dobbiamo uscire 3 volte l’anno, nei tempi giusti per rispetto dei nostri lettori e abbonati. Molto importante per me è il senso di appartenere a una grande famiglia, in cui ognuno porta le proprie capacità e conoscenze, sempre nel rispetto dello stile di ognuno perché la diversità è un arricchimento e conferisce armonia e movimento al prodotto finito.

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Nello sfogliare alcuni numeri della rivista ho colto la sua presenza attraverso la fotografia e la grafica: uno stile raffinato e narrativo. Ogni artista è anche esteta: ritieni essenziale che anche l’occhio voglia la sua parte?
Penso che scrittura e immagini (illustrazioni e/o fotografie) siano linguaggi complementari. La fotografia è una forma di espressione che deve sublimare e valorizzarne un’altra, la scrittura. E sì, l’occhio vuole la sua parte, non c’è niente da fare, e perciò è importante la grafica perché non basta avere belle immagini e fotografie. Bisogna anche riuscire a costruire il racconto e a renderlo accattivante, interessante, con una grafica che riesca a mettere in evidenza i lavoro di tutti.

Quasi fosse uno spartito, ho visto che gli articoli corrono da un luogo ad un altro attraverso storie, tradizioni e culture diverse: ritieni, da esperta direttrice d’orchestra quale sei, che sia la melodia a vincere o la straordinaria miscela di complicità che esiste tra le note e l’interprete?
Mi piace molto “la miscela di complicità tra le note e l’interprete”. Credo che esprima fortemente quello che succede quando i nostri giornalisti e fotografi si spostano per i servizi. Ci deve essere qualcosa di speciale, che renda il racconto avvincente e quindi la complicità tra i diversi attori – cuochi, giornalisti, fotografi – è assolutamente indispensabile. È l’importanza del fattore umano! Se c’è la complicità vengono fuori degli articoli molto più belli sia per la scrittura che per la fotografia. Se c’è complicità, si dialoga e lo scambio è fluido, il racconto sarà sicuramente più appassionato e avvincente.

Oggi vivi a Lucca, una terra straordinaria per territorio e tradizioni. Ti manca il mondo?
No, il mondo non mi manca affatto. Ho la fortuna di poter viaggiare per lavoro, e lo faccio molto volentieri. Mi piace però anche tornare. A Lucca sto bene, ormai sono qui da 16 anni e ho imparato a conoscere il territorio che apprezzo sempre di più. Inoltre sento che la città è in piena evoluzione, in fermento, succedono un sacco di cose e non solo nel settore enogastronomico.

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Creatività e senso artistico sono cromosomi del tuo genoma e visto che il nuovo cibo è anche estetica, quale consiglio daresti ai tanti giovani che si stanno avvicinando al mondo della comunicazione enogastronomica?
Lavoro con tanti giovani che vengono a fare degli stage da noi. A tutti cerco sempre di insegnare alcuni concetti che per me sono la base di tutto: rispetto, umiltà, curiosità e voglia di darsi da fare! Il nostro è un lavoro che non ha orari fissi, non timbriamo il cartellino. Si presentano continuamente occasioni di visite e di incontri. Bisogna avere molta voglia e non contare le ore. Per la scrittura cerco sempre di raccomandare una scrittura onesta e schietta, non voler strafare, né dimostrare quanto si è bravi, ma concentrarsi a raccontare una storia incuriosendo il lettore, invogliandolo a leggere di più.

Non posso non chiederti cosa provi per il prestigioso riconoscimento giunto dal Gourmand World Cookbook Awards…
Quando hanno annunciato il vincitore mi è salito il cuore in gola! Dovevo andare sul palco e avevo 30 secondi per i ringraziamenti! Mi tremava la voce. Cosa provo? Sono grata per il riconoscimento agli anni di lavoro, alla perseveranza. È un bel traguardo, adesso non dobbiamo mollare e fare ancora meglio.

Anna Morelli, Laurent Cabut, Inaki Aizpitarte
Anna Morelli, Laurent Cabut, Inaki Aizpitarte

Arrivare primi assoluti nella categoria Print Food Magazine, battendo l’agguerritissima concorrenza di Germania, Irlanda, Francia e Svezia, lancia Cook_inc. nel gotha della stampa specializzata. Qual è il prossimo traguardo? Qual è il desiderio che più di ogni altro oggi hai nel cuore?
Il prossimo traguardo può sembrare ambizioso, ma è quello che mi suggeriscono continuamente da tutte le parti del mondo: riuscire a realizzare la rivista in inglese e farla diventare internazionale. Fra pochi giorni (spero) dovremmo lanciare la versione internazionale online. Sarà un pdf scaricabile e non sarà solo in inglese ma multilingue. Gli articoli che sono scritti sul cartaceo in italiano saranno tradotti in inglese; gli altri saranno pubblicati ciascuno nella lingua originale, quindi portoghese, francese, inglese… Un amico chef importante mi ha detto che ero un po’ pazza, ma mi ha anche detto che era un’idea fighissima. Il desiderio è di poter andare avanti e chissà…

Concedimi una libertà da borbonico incallito: la pizza margherita è la cosa più buona del mondo?
(ride) È sicuramente una delle cose più buone del mondo, concordo! Ma anche un buon ceviche, una bouillabaisse, un coq au vin, una carbonara, una gricia, una genovese, una paella, una fideua, un mole con pollo. Anche un hamburger, se fatto con una buona carne, lo è; oppure un curry, il foie gras, il sushi, una zuppa di miso, un’anatra laccata… ne ho appena assaggiata una a Yantai che non era niente male!