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Cannavacciuolo aveva ragione: cadono le accuse dei Nas

di Marta Manzo 16 Luglio 2018 12:31

Le accuse mosse dai Nas al bistrot torinese di Antonino Cannavacciuolo non hanno trovato riscontro: lo chef e i suoi collaboratori avevano ragione.

Cadono le accuse e caso archiviato per il bistrot torinese di Antonino Cannavacciuolo: il ristorante di via Cosmo vicino alla Gran Madre, era infatti finito nel mirino dei carabinieri del Nas a dicembre scorso, quando i militari avevano sanzionato i gestori con una multa per mancata tracciabilità di alcuni prodotti presenti in cucina. Successivamente, gli atti erano stati trasmessi alla procura, perché alcuni alimenti, sottoposti ad abbattimento, non erano stati segnati con asterisco sul menu, come normalmente avviene per i prodotti surgelati. Archiviate le accuse nei confronti di Cinzia Primatesta, moglie dello chef, risultata “totalmente estranea” ai fatti contestati.

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Archiviata anche la posizione di Giuseppe Savoia, direttore del Bistrot, “non punibile per la particolare tenuità dei fatti di frode in commercio“. Da parte sua, Cannavacciuolo, non direttamente legato al locale, si è detto contento. “Ero sicuro – ha commentato – che tutto sarebbe stato chiarito, perché la qualità e la passione sono il nostro marchio di fabbrica. Uno non lavora fino a notte tutti i giorni e non investe fatica e denaro alla ricerca dei prodotti migliori per poi prendere in giro i clienti. Altrimenti sarebbe davvero fatica sprecata. Con noi lavorano centinaia di persone, il lavoro in nero, qui, non esiste. L’igiene e la sicurezza sono la prima regola da rispettare, ovunque“.