Corrado Assenza: com’è cambiata la mia vita dopo Netflix
Corrado Assenza è il protagonista di uno degli episodi di Chef’s Table Pastry: siamo andati a Noto nel suo locale per chiedergli com’è cambiata la sua vita.
Nell’immaginario di ognuno c’è una Sicilia solare e gustosa, fatta di cose semplici, dove la mediterraneità ti avvolge grazie alla storia, i colori e il suggestivo ideale d’isola buona che abbiamo imparato a desiderare. un locale storico per gli abitanti di noto, reso ancora più apprezzato e famoso da un episodio di chef's table Nella punta sud-orientale della Sicilia, tra strade capaci di farti guidare in una contemporaneità collocata ai margini degli anni ’80, c’è Noto; una città caratterizzata dai suoi edifici in pietra solida e ambrata a contrasto con il cielo quasi sempre terso. Percorrerne i vicoli, così come il Corso principale, è un viaggio nel viaggio che vale la pena fare. Proprio lungo corso Vittorio Emanuele, al numero 125, quasi all’ombra della Cattedrale c’è un luogo dove la sosta è dovuta: Caffè Sicilia. Un locale storico per gli abitanti di Noto, che negli ultimi anni ha conquistato l’attenzione del mondo grazie alla maestria pasticcera dei fratelli Assenza. Una mattina di agosto, alle ore 8 della domenica sacra al Santo Patrono, Corrado Assenza si siede con noi e mentre assaggiamo una selezione di dolci senza precedenti, sorride e racconta come si è trovato lì, con il suo grembiule bianco e quel sorriso sornione custodito tra le rughe e la barba. Corrado ha tutta l’impressione di essere un uomo in continuo viaggio verso se stesso, con la mente proiettata verso quel genere di cose che solo un visionario sa vedere e tenere in testa in maniera ordinata e confusa allo stesso tempo.
Quando hai immaginato un posto tuo, lo vedevi così com’è il Caffè Sicilia oggi?
Questo posto esiste da prima di me: nei 3 secoli che ha toccato, riesce sempre a essere una lanterna per i viandanti. Un punto di riferimento. Quello che mi sarebbe piaciuto quando ci sono entrato io, è alimentarne la luce fino ad amplificarla e farlo diventare un faro ancor più luminoso. Ironia della sorte, per una serie di coincidenze e accadimenti che il destino ci ha messo di fronte, ci sono riuscito. Una tra tutte il servizio di Netflix per la serie Chef’s Table, è stata dilagante. Il regista e i ragazzi della produzione tornano molto spesso qui da me, anche in questi giorni ci sono. Ricordo che quando hanno visto con i loro occhi per la prima volta quello che accade da noi, sono rimasti disarmati. Il nostro lavoro è la chiave del loro format, che in sostanza è uno strumento popolare fruibile sull’alta cucina, creato su un linguaggio diretto. Come il nostro.
Quanto ha inciso proprio la serie di Netflix sul tuo lavoro?
Sicuramente tanto: qui viene gente da ogni angolo del mondo incuriosita da quello che ha visto. Credo sia stato un successo condiviso, perché a differenza dei grandi ristoranti qui alla fine puoi venirci davvero e gustare la nostra pasticceria con 2.50 euro. Entri, ti siedi come in un qualsiasi bar e ordini quello che vuoi a prezzi popolari e questo, di fatto, per loro ha significato conquistare concretamente le persone.
Qual è per te il dolce-simbolo della Sicilia?
La cassata. Nasce a Palermo, ha subito tante evoluzioni, ma sicuramente oggi è il simbolo della festa siciliana. C’è sempre una cassata nelle case dei siciliani che festeggiano, si compra sempre una cassata la domenica. Nella cassata ci sono tutti i colori e i sapori di una Sicilia sicuramente molto diversa, nella sua grandezza, ma fortemente identitaria. C’è qualcosa di incredibilmente antropologico nei dolci, credo siano la cosa che più fortemente rimane legata al territorio e alle persone.
Come ha reagito la tua Sicilia al Fenomeno Assenza?
Non lo so, le persone di Noto vengono come sono sempre venute, a volte trovano meno posto, ma credetemi io praticamente vivo nel mio laboratorio e non riesco a capire cosa pensano gli altri del mio lavoro e della sua evoluzione. Posso dire però che tutti gli allevatori e agricoltori con i quali lavoro e dai quali seleziono i prodotto che utilizzo, sono felici. Felici perché vedono riconosciuto il loro impegno nel lavoro, valorizzato e amplificato poi dal mio. Il Caffè Sicilia rimarrà questo, abbiamo solo bisogno di avere laboratori più spaziosi.
C’è un ingrediente che ami di più?
Il miele, senza dubbio, è un alimento che amo e che utilizzo molto. Poi, se volete saperlo, c’è la liquirizia che invece odio!
C’è qualche progetto importante nel tuo futuro?
(sorride compiaciuto ed emozionato) Il teatro: voglio portare la pasticceria a teatro! Anche questo è un progetto la cui idea nasce per caso, 3 o 4 anni fa all’Auditorium di Roma, quando un mio caro amico musicista e gastronomo mi invitò a fare una cosa sul palco e giocammo coi dolci natalizi. Strimpellammo musiche e parole, sui dolci, poi subito dopo ci siamo detti: “Ma quanto sarebbe bello creare un’opera che porti musica e pasticceria a teatro?” C’è solo una favola che potrebbe riuscirci – crea suspance con un po’ di silenzio e lo sguardo lucente – Hansel e Gretel. Vuoi che non ci sarà una cassata nel nostro Hansel e Gretel?
Le favole, come i dolci, rimangono parte delle origini e dell’identità cui apparteniamo. Ci emozionano. Corrado Assenza sembra più emozionato di noi nel raccontare quello che intimamente lo stimola da sempre: l’immaginazione. Proviamo a chiedergli di più, ma non si sbilancia e anzi, forse, ci ha detto anche troppo. Terminiamo la colazione insieme bevendo latte di mandorla e, mentre ci salutiamo sulla porta, noi continuiamo il nostro viaggio e lui, con la sua andatura che adesso più che mai appare fiabesca, torna a infornare e sfornare brioche, a comporre cassate per la festa della sua Noto.