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La dieta vichinga batte la dieta mediterranea

di Marta Manzo • Pubblicato 4 Dicembre 2018 Aggiornato 4 Maggio 2020 12:28

Uno studio condotto ha mostrato come la dieta nordica sia in grado di abbassare drasticamente il rischio di acquisire patologie fisiche invalidanti.

Vichinghi battono mediterranei uno a zero, almeno a tavola. La dieta nordica a base di pesce, riso integrale, verdura, mirtilli e frutta secca avrebbe la meglio sulla nostra dieta mediterranea Uno studio condotto in Finlandia ha stabilito il primato della dieta nordica su quella mediterranea per gli effetti protettivi che avrebbe sul rischio di perdere autonomia di movimento e acquistare disabilità fisiche con l’avanzare degli anni. A consegnare lo scettro è un lavoro pubblicato sul Journal of the American Medical Directors Association, condotto in Finlandia tra atenei universitari e ospedali e coordinato dagli esperti dell’Istituto di salute pubblica e welfare di Helsinki. Lo studio, che per dieci anni ha analizzato e confrontato l’avanzare del deterioramento dello stato di salute di 962 individui di 60 anni di età all’inizio della ricerca, ha stabilito il primato della versione nordica: bilanciata, priva di zuccheri e associata a un basso livello di colesterolo, questo regime alimentare non solo sarebbe in grado di favorire il dimagrimento, ma anche di abbassare drasticamente il rischio di acquisire patologie fisiche invalidanti.

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La differenza con l’alimentazione mediterranea, spiegano ancora gli scienziati, La differenza tra alimentazione mediterranea e nordica è nella scelta degli alimenti starebbe non tanto nel bilanciamento dei nutrienti, molto simile anche nella nostra, quanto proprio nella scelta degli alimenti: a nord, infatti, si consumano più crucifere – cavoli, cavoletti di Bruxelles, broccoli – che crescono meglio nei climi più freddi. Se il problema non è di apporto calorico e nutrienti, nel nostro caso – quello mediterraneo – dobbiamo piuttosto parlare di un problema strutturale. Nel nostro Paese, infatti, la dieta mediterranea arranca, la seguiamo poco e non vogliamo adattarla al nostro menu. Uno studio nazionale, presentato durante la prima edizione del Mediterranean Biodiversity Forum a Palermo, ha rilevato che più dell’80 per cento degli intervistati, pur dichiarando un’alimentazione corretta, ha sostanziali carenze e difficoltà: l’81 per cento mangia poca frutta, oltre il 40 mangia troppi dolci, il 76 per cento mangia poco latte e derivati, il 65 per cento poca verdura.

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Nei pasti, inoltre, per il 28 per cento degli intervistati c’è un eccesso di carne lavorata, il 25 per cento di carne rossa. Alla base proprio della dieta mediterranea e simbolo dell’Italia nel mondo, il consumo di olio d’oliva quotidiano – stimato in circa 3 cucchiai al giorno – risulta corretto nella dieta del 46 per cento degli italiani intervistati, carente per il 38 per cento, troppo per la parte restante. Secondo gli studiosi, seguire le caratteristiche classiche di questo modello alimentare, patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, con un notevole apporto di frutta e verdura, di grassi buoni e cereali e legumi, consentirebbe di avere una riduzione del 20 per cento della mortalità per tutte le cause, con la possibilità di rimanere in buona salute e di avere una lunga aspettativa e una qualità elevata di vita.

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