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Santoreggia: erba dell’amore e della buona cucina

di Chiara Balzani 3 Febbraio 2019 10:52

La santoreggia è un’erba aromatica che fa parte delle Erbe di Provenza: molto affine al timo, si può usare per dare carattere a pesce, carne e molto altro.

La santoreggia è una pianta della famiglia delle Lamiaceae apprezzata sin dall’antichità anche per le sue proprietà aromatiche e officinali. Diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo e nei climi temperati-caldi, ha proprietà aromatiche, officinali e, si pensava un tempo, afrodisiache è nota soprattutto in due specie tra le tante, la Satureja hortensis (detta anche domestica, fiorisce in estate) e la Satureja montana (che si adatta ai climi già freddi). L’etimologia del nome è incerta: Linneo la ricavò da una parola latina la cui radice significa sazio, in riferimento alle proprietà carminative della pianta, utilizzata già dai Romani a fine pasto o in infusi e bevande digestivi. Per altri, invece, il nome deriverebbe dall’arabo sattur. Una curiosità: negli orti monastici era vietato coltivare la santoreggia, perché le erano attribuite proprietà afrodisiache che risvegliavano i sensi, ed era considerata una potente erba d’amore.

Le foglie della Santoreggia

Le parti commestibili della santoreggia sono le foglie, che possono essere usate fresche o secche. Le foglioline sono facilmente riconoscibili per il loro colore grigiastro, mentre gli steli sono leggermente rossastri. Questa erba aromatica ha un aroma speziato e particolare, e per questo è chiamata anche erba pepe o erba acciuga. L’aroma della santoreggia ricorda un po’ il timo e il limone, è intenso ma gradevole, e si sposa bene con moltissimi cibi e preparazioni a base di carne, pesce, verdure o legumi. Oggi le foglie di santoreggia sono forse utilizzate prevalentemente nei mix di erbe aromatiche, più che da sole. La troviamo infatti sempre nelle miscele mediterranee, insieme a timo, rosmarino, origano, oltre che nelle Erbe di Provenza, in cui compaiono anche lavanda, menta, basilico, maggiorana.

Come si usa in cucina

Se considerate che è un’erba affine al timo e alla salvia, capirete come usarla. La santoreggia è perfetta su pesci al forno e alla griglia e su piatti di carni, anche molto saporite: carni alla griglia, marinate (si aggiunge direttamente alla marinatura), spezzatini e stufati, è un'erba molto affine al timo e alla salvia negli usi in cucina polli e conigli, ma si usa anche per aromatizzare l’impasto delle salsicce. Sui fagioli conditi con olio, aceto, sale e pepe la santoreggia dà un inconfondibile tocco in più. Sperimentatela sulle frittate, al forno o in padella, e osate sulle verdure crude, compresa l’insalata (magari, in questo caso, meglio foglie fresche). Da sola o insieme ad altre erbe si può usare per insaporire una scamorza alla piastra, teglie di verdure estive al forno, melanzane sott’olio e ripieni di torte salate, uova sode. Con la santoreggia si preparano anche liquori a base di foglie essiccate, alcol, zucchero e acqua: il sapore finale di questi digestivi è acuto, quasi piccante, e richiama sentori di limone.