Milano: 6 ristoranti rimasti negli anni ’80 che amiamo
Milano è una città proiettata verso il futuro, ma alcuni locali resistono alle mode con grande successo: ecco 6 ristoranti rimasti negli anni ’80.
Milano è una città proiettata verso il futuro: lo raccontano la politica, l’architettura, le guglie del Duomo protese verso l’alto come i grattacieli ancora in costruzione. Le inaugurazioni – e spesso le chiusure – locali creduti chiusi e che invece riscuotono ancora successo di locali e ristoranti si susseguono a ritmo veloce, sotto i riflettori delle agenzie di comunicazione. Eppure Milano non è solo zone di tendenza e vie dello shopping: a ben guardare, negli angoli meno illuminati si possono scorgere locali che si credevano chiusi da tempo e invece continuano ad avere un discreto successo. Aperti negli anni Settanta o Ottanta, sono locali che non hanno mai rinunciato alla propria natura, che non hanno cedute alle lusinghe del design, che sono sopravvissuti all’ondata della Milano da bere grazie al proprio passare inosservati. Non perle grezze, ma ciottoli ben levigati.
- Il più famoso è sicuramente il Tempio d’Oro, in via delle leghe 23. Quando aprì nel 1982, a pochi passi da via Padova, la zona era già considerata fra le più multiculturali e povere della città: il Tempio d’Oro rispose (e risponde ancora oggi) con una proposta di piatti etnici provenienti da tutto il mondo, serviti in modo cordiale ma senza troppe cerimonie nelle diverse salette che compongono il locale. Negli anni, il Tempio d’Oro è stato incubatore delle rubriche di Radio Popolare e della nascita di Emergency: oggi è un ancora un luogo di ritrovo ambito, in cui assistere a concerti, partecipare a lezioni di tango, sperimentare un aperitivo vegano.
- La Pizzeria Oceania, in via Giovanni Briosi 10, è nata negli anni Settanta, in una zona di Milano non distante dal centro ma poco frequentata, allora come oggi: come suggerito dal nome, un quartiere che è “un continente da esplorare”. Anche il menu della pizzeria, decorata con luci stroboscopiche (solitamente spente, tranne durante i concerti di musica sperimentale) e un assortimento di quadri e lampade progettate dal fondatore, è tutto da scoprire: i piatti forti della cucina sono le pizze al tegamino, alte e croccanti, e le patatine fritte con miele e zenzero. In occasioni speciali, raccontano le sorelle e il fratello che gestiscono la pizzeria aperta dal padre, la pizza si condisce anche con il goulasch.
- In via Evangelista Torricelli 3, a pochi passi dal Naviglio Pavese, si trova invece il Brutto Anatroccolo, trattoria e pizzeria priva di ogni fronzolo, con poster alle pareti e tovaglie a quadri. Nel fine settimana non si accettano prenotazioni, l’apertura è alle 21: in quel momento tutti i clienti sono invitati a entrare e a prendere posto contemporaneamente, scegliendo la propria cena dal menu scritto a mano – e ricordando che non si serve Coca-Cola, al massimo chinotto.
- Se non riuscite a entrare al Brutto Anatroccolo, fate una sosta da Frizzi e Lazzi, al numero 5 della stessa via: atmosfera e arredamento da bar anni Ottanta nel cortile di una tradizionale (una volta popolare) casa di ringhiera.
- In uno degli ex caselli daziari di Porta Volta, in piazzale Baiamonti, si trova invece il Circolo Combattenti e Reduci. La cena qui non è la preoccupazione principale: meglio concentrarsi su birre e amari, possibilmente all’ombra del glicine che avvolge il dehors sul retro. Sotto il glicine si fa musica, si balla, si gioca a biliardo, come in un vecchio bar di paese: non è probabilmente un caso che nel secondo casello daziario di Porta Volta, dall’altra parte della strada, sia stato stabilito il quartier generale per l’adunata degli Alpini che invaderà Milano all’inizio di maggio 2019.
- Se però volete seriamente dedicarvi al biliardo, è il caso di spostarsi fino al quartiere di Affori: qui, in via Cialdini 107, si trova infatti l’Osteria del Biliardo. La cooperativa che lo gestisce è in attività dal 1906; il locale però è stato ristrutturato più di recente, e ricorda decisamente gli anni Settanta, con il bancone in legno, le lampade verdi come il panno dei biliardi, il pavimento in graniglia. Buona parte della superficie è dedicata proprio ai biliardi e ai tavoli per giocare a carte, che sono ritrovo diurno per gli anziani del quartiere e serale per giovani da tutta Milano; ma si possono anche mangiare la pasta fatta in casa, la polenta e i crauti, i taglieri di salumi e formaggi con presidi Slow Food. Cucina tradizionale e rassicurante, come un locale che sembra esserci da sempre.
- IMMAGINE
- ViviMilano