Attenzione: cosa c’è dietro i cibi vegani confezionati?
Un’indagine svela che anche i cibi preconfezionati vegani non sono poi tanto salubri a causa di additivi, addensanti e ingredienti poco sani.
Che dietro ci sia una scelta etica o la ricerca di un’alimentazione più sana, non è dato sapere. Sta di fatto, però, che il numero di vegani al mondo è in aumento. E così anche l’offerta di alimenti dedicati al supermercato, che si fa sempre più ricca e spesso soprattutto nella sezione dei preconfezionati. Ma cosa c’è davvero dentro queste confezioni? mangiare alimenti vegani confezionati non significa mangiare sano Se lo è chiesto e ci è andato a guardare il mensile Il Salvagente, che ha confrontato le tabelle nutrizionali e la lista degli ingredienti di dodici alimenti veg con altrettante degli omologhi cibi più tradizionali, facendosi aiutare in questo compito da Andrea Ghiselli, dirigente di ricerca del Crea e Dario Vista, nutrizionista e tecnologo alimentare. Dai risultati dell’inchiesta è emerso come anche gli alimenti vegani confezionati siano effettivamente ricchi di addensanti, coloranti, coagulanti e aromi e che, spesso, gli elementi usati in sostituzione di proteine e grassi animali non sono naturali o salutari.
Per le prime, ha spiegato Vista, gli elementi sostitutivi più usati sono la soia o il seitan, che altro non è che glutine concentrato. in sostituzione ci sono addensanti, additivi e ingredienti poco sani Mentre, al posto dell’uovo, nei prodotti vegani si ritrovano lecitina di soia o girasole, mono e digliceridi degli acidi grassi, con la sigla E471, oppure sali di magnesio. Come addensanti, invece, è facile incappare nella tapioca o nei suddetti E471, presenti in ogni caso anche nei prodotti tradizionali. Tra i vari prodotti analizzati, Il Salvagente si è soffermato sulle fette di formaggio vegane, sul formaggio grattugiato (senza latte) e sulla panna da cucina veg. In tutte queste opzioni, dicono gli esperti, ci sono ingredienti poco sani come l’olio di cocco – troppo ricco di grassi saturi – l’olio di palmisto, colorante E160 (betacarotene) e moltissimi additivi.
Nei burger vegetali, invece, è stata ritrovata come addensante la meticellulosa. “È una fibra artificiale – spiega Vista – che lega a sé l’acqua prevenendo lo sgretolamento del prodotto. Questo porta anche altri vantaggi all’industria, come l’aumento del peso del prodotto: più viene mantenuta l’acqua, maggiore è il peso finale. Non solo: questa scelta arricchisce la tabella nutrizionale per il tanto richiesto contenuto di fibra. Ma non dimentichiamoci che è una fibra di origine artificiale”.
Infine, per un incremento proteico dei prodotti, l’analisi ha riscontrato un forte utilizzo della farina, della fibra o della proteina di pisello. La scelta, dicono ancora gli esperti, ricade su questo legume non solo per le sue capacità nutritive, visto che è ricco di proteine con valore biologico medio-alto e contiene quasi tutti gli aminoacidi essenziali, ma anche perché, a differenza di fagioli e altri legumi, ha un contenuto in amido che gli conferisce una buona impastabilità.
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