Dove mangiare la Polenta: una guida da Nord a Sud
La polenta è un piatto che unisce praticamente tutta Italia: vi suggeriamo dove mangiarla da Nord a Sud in diverse varianti regionali.
La polenta è un antichissimo piatto della tradizione italiana. La sua presenza in tavola è documentata per lo meno dal tempo degli antichi romani; ma probabilmente questo alimento semplice, composto di acqua e farina di cereali, affonda le radici molto più in profondità, confondendosi con l’origine dell’agricoltura. Ai tempi dei popoli italici e romani, ovviamente la polenta preparata in Italia non era polenta di mais: i cereali più utilizzati erano il farro e la segale, e il risultato erano polentine più morbide e scure. In seguito il granturco colonizzò i campi della pianura padana e conquistò le cucine con la sua abbondanza e il colore dorato. La polenta gialla divenne il piatto più diffuso in tutto il Nord Italia.
Le tipologie in giro per l’Italia
Nei cinque secoli trascorsi da allora, ogni valle e ogni città del settentrione ha sviluppato la propria versione della polenta: c’è chi la prepara vuncia, uncia o cunsa aggiungendo il formaggio, non esiste una sola versione della polenta, ogni regione la interpreta a modo suo come avviene in Brianza e in Piemonte; c’è chi la preferisce bianca, come in Veneto, e chi più gialla e granulosa, come la polenta di Storo in Trentino e nel bresciano. Particolarmente nota è la polenta taragna, specialità della Valtellina preparata con un mix di mais e grano saraceno; in Emilia si serve invece il cazzagai o casagai, con farina di mais, strutto e fagioli al sugo, mentre nelle Marche la polenta spesso si prepara alla carbonara, con formaggio e guanciale. Scendendo più a sud, si scoprono versioni della polenta meno conosciute ma non meno apprezzate: nel Lazio la polenta si prepara molto morbida e con spuntature di maiale, mentre in Campania e in Puglia la polenta di mais si frigge e si serve come cibo di strada, prendendo il nome di scagliozzi.
Nelle regioni che circondano le Alpi non c’è comunque rifugio di montagna o ristorante di fondo valle che non proponga la polenta, come antipasto, primo o piatto unico; ma se cercate qualcosa di più cittadino o più raffinato, ecco una guida ai luoghi in cui essere sicuri di trovare un’ottima versione locale della polenta.
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Ad Aosta non è certo difficile trovare un piatto di polenta gialla: un buon posto per provarla è l’Osteria da Nando, in via Sant’Anselmo 99, una trattoria tradizionale ma dotata di una certa eleganza. Qui si propongono la polenta alla valdostana, preparata con antiche varietà di granoturco e cotta in forno insieme a burro e fontina, e la polenta della casa, che alla ricetta tradizionale aggiunge un uovo al tegamino.
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A Torino, Santa Polenta (via Giuseppe Barbaroux 33) è invece il posto in cui sbizzarrirsi nelle diverse varianti e accompagnamenti: in un ambiente rustico e informale, ma innegabilmente cittadino, si propone un assortimento che spazia dagli stick di polenta fritti alla raffinata polenta con foie gras e tartufo nero.
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A Milano, la polenta uncia (con burro e formaggio in abbondanza) o accompagnata dal brasato si mangia invece all’Antica Trattoria Galeria, in via Corelli 27: un angolo lontano dal centro ma vicino alle tradizioni.
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Decisamente più moderni l’aspetto e le proposte di Stelvio (a Milano, in via Sebenico 14): il ristorante intende riprodurre in chiave contemporanea l’atmosfera di montagna. La polenta si serve quindi fra gli antipasti, con un tris di assaggi, fra i piatti principali, ad accompagnare salsicce nostrane, o perfino sotto forma di toast e di hamburger, farciti con formaggio casera e porcini.
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Sempre a Milano, Sciatt à Porter (via Montegrappa 18) è ormai da alcuni anni punto di riferimento per chi cerca una cucina valtellinese in un ambiente informale: qui si servono infatti gli sciatt ripieni di formaggio, i pizzoccheri ma anche la polenta taragna macinata a pietra con burro, formaggio e salsiccia.
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In Val Brembana, un buon posto in cui trovare una polenta tradizionale e con farina di mais integrale è La Staletta (a Zogno, in via Campelme 20). Lo chef Claudio Rubis prepara una polenta compatta e saporita, servita direttamente al tavolo in piccoli paioli di rame insieme ai vari tagli di carne che possono accompagnarla.
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In provincia di Bergamo è utilizzato per la polenta anche un mais dall’aspetto caratteristico: il mais spinato, con chicchi appuntiti. La polenta di mais spinato si può assaggiare alla Trattoria Visconti (ad Ambivere, in via Alcide De Gasperi 12): un ristorante elegante e attento alle tradizioni, a gestione familiare dal 1932.
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Per la polenta di Storo, una buona scelta a Brescia è l’Osteria Vecchio Botticino (piazzale Arnaldo 6): la cucina qui è del tutto tradizionale, e propone anche un piatto antico e popolare come il coniglio ripieno di polenta e patate.
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A Trento, il ristorante Ai Tre Garofani (via Mazzini 33) vanta una storia lunga molti secoli, visto che la prima attestazione come locanda risale al 1275; ma la cucina proposta oggi dalla chef Giovanna Linardi abbina alla tradizione un pizzico di modernità. La polenta si serve insieme a specialità locali come i funghi porcini e i formaggi delle valli trentine.
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Baccalà e polenta sono un abbinamento imprescindibile in Veneto. A Vicenza, si servono nella trattoria Al Pestello (Contrá Santo Stefano 3), dove le proposte sono saporite e curate quanto tradizionali – tanto che la carta è scritta in dialetto.
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A Treviso la polenta con il baccalà o con le seppie alla veneziana si serve invece all’Oca Bianca (piazzetta Torre 7). Il ristorante è in attività dal 1921: da allora, non molto sembra essere cambiato fra i suoi tavoli affollati di clienti abituali. Anche perché la trattoria, nascosta com’è fra i vicoli del centro, non è semplicissima da trovare.
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A Pordenone, una trattoria in cui esser certi di trovare una buona accoglienza e piatti tradizionali è La Ferrata, in via Gorizia 7: qui, fra le pentole e i coperchi di rame che decorano le pareti, si servono frico (il formaggio friulano cotto in padella), salumi e polenta brustolà, cioè abbrustolita.
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Anche nelle Marche si mangia la polenta. Per esempio all’Osteria delle Cornacchie di Petritoli (Fermo), in via del Forno 10, la polenta si serve esattamente come una volta: stesa su una spianatoia di legno, pronta per essere condivisa dai commensali insieme alle tipiche costarelle (costine di maiale) e salsicce.
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Il ristorante Pippo e Gabriella, a Sant’Angelo in Pontano (Macerata), in contrada L’Immacolata 33, è invece rinomato per un antico piatto di recupero come il polentò rencoato (cioè riscaldato): una sorta di ricchissima lasagna, che al posto della pasta vede l’utilizzo della polenta. Ogni polentò è composto da cinque o sei strati di polenta, inframezzati da un sugo misto di carni di maiale, vitello e manzo.
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La polenta fa parte anche della cucina romana: la preparazione tipica è con sugo al pomodoro e spuntature di maiale. Fra i posti migliori per assaggiarla, insieme ai tanti piatti della tradizione, a Roma c’è la Trattoria da Cesare, in via del Casaletto 45: una trattoria che negli anni ha saputo più volte sposare piatti tradizionali ed eleganza moderna.