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Miti da sfatare: il pepe fa male?

di Silvia Cutolo • Pubblicato 19 Ottobre 2019 Aggiornato 6 Maggio 2020 10:35

Il pepe fa male? Questa spezia contiene una sostanza detta piperina responsabile di alcune proprietà benefiche, ma il consumo di pepe va dosato.

Il pepe è il frutto di una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Piperaceae che include ben 700 specie diverse. Quella più nota è il Piper nigrum, una pianta originaria dell’India e coltivata, oggi, anche in Brasile, Malesia e Indonesia. a seconda dello stadio di maturazione otteniamo una diversa qualità di pepe Può raggiungere anche i 4 metri di altezza e per produrre i frutti devono passare almeno quattro anni. Proprio i frutti, che sono di colore rosso e contengono al loro interno un seme, sono il pepe: a seconda dello stadio di maturazione otteniamo le diverse qualità a cui siamo abituati: pepe nero, pepe bianco, pepe grigio e pepe verde. Invece il pepe rosa è il frutto di un’altra pianta (lo Schinus molle) ed è una spezia dal sapore molto più delicato usata prevalentemente per le sue qualità decorative. Quando si parla delle proprietà nutritive di una spezia è sempre bene sottolineare che il consumo che se ne fa è necessariamente modesto: la quantità consumata in un singolo pasto è dell’ordine di pochi grammi e quindi ha poco senso fare riferimento alla quantità standard di 100 grammi, di solito utilizzata per indicare i nutrienti presenti.

Sostanze benefiche: la piperina

Soffermiamoci piuttosto sulle sostanze che, oltre a conferire al pepe gusto e aroma, presentano potenziali benefici per la salute. Un chicco di pepe contiene terpeni, tra cui limonene e α- e β-pinene, steroidi, lignani e flavoni come quercetina e kampferolo, tutti in quantità decisamente apprezzabili: sono queste le sostanze volatili responsabili dell’aroma della spezia, principali componenti dell’olio essenziale che si ricava dalle drupe. La piperina è un alcaloide presente in abbondanza nei frutti, è molto sensibile al calore e alla luce, in presenza dei quali tende a convertirsi nei suoi isomeri, con netta perdita del gusto del pepe. La piperina non è importante soltanto per il gusto che impartisce al pepe: si tratta di una molecola ampiamente studiata per il gran numero di benefici che potrebbe aver per la nostra salute. Vari studi hanno evidenziato un’apprezzabile azione antinfiammatoria della piperina, che probabilmente agisce riducendo l’attività degli enzimi responsabili della produzione delle sostanze che scatenano la reazione infiammatoria. Studi su animali hanno dato interessanti risultati nel trattamento del dolore e dei sintomi dell’artrite reumatoide.

Accanto alla piperina il pepe nero è fonte di un gran numero di sostanze con rilevante attività antiossidante. Studi su animali hanno mostrato che in condizioni di stress ossidativo pepe nero e piperina possono ridurre in maniera importante il danno causato dall’accumulo di radicali liberi, la piperina ha un notevole potenziale antiossidante stimolando anche l’azione degli enzimi ad azione antiossidante. Risultati molto interessanti si sono avuti nella prevenzione e nel trattamento del danno ossidativo nel modello animale del diabete mellito. Il potenziale antiossidante della piperina e degli altri composti presenti è probabilmente responsabile dell’attività anticancro del pepe nero. La piperina modula anche l’azione degli enzimi responsabili dell’eliminazione di sostanze potenzialmente cancerogene e può rallentare la crescita e favorire l’eliminazione delle cellule tumorali, con un effetto sia preventivo che di controllo dello sviluppo del cancro. A livello dell’apparato digerente la piperina stimola la produzione di saliva, favorisce il rilascio dei succhi pancreatici e della bile, pare esercitare un’azione di protezione nei confronti del fegato mitigando i processi ossidativi a carico dei lipidi, e riduce il tempo di transito del cibo nell’intestino.

Altri lavori, tutti su modello animale,  hanno evidenziato una possibile attività analgesica, effetti antidepressivi e anche una significativa azione immunomodulatoria. Ben nota è l’azione antimicrobica del pepe nero verso diversi ceppi di Staphylococcus, Salmonella e numerose altre specie. La piperina è in grado di aumentare la biodisponibilità di alcune sostanze, tra cui alcuni farmaci e numerosi fitocomposti come curcumine e catechine. L’azione potrebbe essere dovuta a un aumento dell’assorbimento intestinale, a un effetto protettivo nei confronti di reazioni di detossificazione a livello dell’intestino e da protezione di queste sostanze nei confronti di processi ossidativi. La piperina mostra in effetti azione inibitoria nei confronti di alcuni costituenti del citocromo P450, il gruppo di enzimi responsabile di degradazione ed eliminazione di alcuni  farmaci e degli xenobiotici in genere. L’effetto va considerato in soggetti in terapia con queste sostanze che facciano un uso importante di pepe, ma potrebbe anche essere sfruttato a fini terapeutici, per massimizzare l’effetto di questi farmaci in terapie combinate.

Svantaggi

L’eccesso di pepe non è benefico, ma niente paura poiché la quantità di pepe che utilizziamo per insaporire cibi e pietanze non rappresentano un pericolo, pur essendo sufficienti a beneficiare delle sue qualità. come sempre gli eccessi non sono benefici Il consumo del pepe è sconsigliato per chi soffre di gastrite o reflusso esofageo, per la capacità di stimolare i succhi gastrici. Meglio evitarlo anche in caso di ulcera o altri disturbi gastrointestinali (morbo di Crohn, diverticolite, gastrite, emorroidi). In gravidanza l’assunzione di piperina mediante una varia alimentazione è considerata sicura; è bene però, non assumerne quantità superiori (rischio di aborto spontaneo). Anche in caso di allattamento al seno, è bene limitare l’assunzione di pepe a quello consumato mediante l’alimentazione. Infine ricordare che se si segue una terapia farmacologica è consigliato chiedere un parere medico perché alcuni principi attivi contenuti nel pepe possono interagire con l’attività farmacologica di alcune sostanze.