Lo storico Jackie O’ di Roma torna con una veste nuova
Jackie O’, locale storico di Roma, torna in una nuova veste che promette atmosfere suggestive e menu con classici degli anni ’80 preparati con cura.
Nel 1972, Giulio Andreotti diventava per la prima volta Presidente del Consiglio. Al cinema Marlon Brando vestiva i panni del Padrino, mentre Mina cantava ossessivamente Grande grande grande. I Vip si chiamavano ancora divi, ma come i comuni mortali erano soliti trascorrere le serate nei locali del centro della Capitale. In quell’anno, Gilberto Iannozzi e sua moglie Beatrice, in una traversa di via Veneto, aprivano il Jackie O’ (via Boncompagni, 11), la cui insegna era un chiaro omaggio all’iconica Jacqueline Kennedy, vedova di JFK, divenuta nel 1968 la signora Onassis. La formula, rimasta invariata nel tempo, prevedeva piano bar e ristorazione.
Il Restyling
Quando nei mesi scorsi si è pensato al restyling del ristorante, si è scelto di rendere più eleganti e intime le sale, in uno stile volutamente non sobrio. Luci soffuse, specchi, elementi di design e modernariato; pelle e velluto, colori scuri e dettagli dorati. Alle pareti decine di foto di serate vissute qui da personaggi mitici del cinema, della musica e dell’arte. Il grande focolare rende ancora più calda l’atmosfera.
Il menu anni ’80
Veronica Iannozzi, è la figlia di Gilberto e Beatrice. Imprenditrice e madre di 4 figli, ha deciso di non snaturare la storia del locale anche dal punto di vista gastronomico. Respingendo le lusinghe di uno stravolgimento del menu in chiave fusion, ha preferito seguire il cuore e la memoria. Parcheggiate pure la vostra DeLorean nei paraggi di via Boncompagni e scendete le scale del Jackie O’. “Il piano bar è una cosa anni ‘80 – dice Veronica – Abbiamo lasciato una carta che propone i nostri grandi classici, piatti simbolo di quel periodo: dal riso al salto alla tartare preparata in sala”.
In effetti una cena qui è un po’ un viaggio nel tempo. Per chi quell’epoca l’ha vissuta, nei suoi eccessi di spensieratezza e consumismo, l’esperienza può risultare oltremodo nostalgica. Chi invece, per ragioni anagrafiche, le crêpes suzette alla lampada l’ha vista fare a un cameriere solo in un film di Bud Spencer e Terence Hill, probabilmente ne resterà affascinato.
Gli chef
Se pensate di trovare in cucina due cuochi attempati vi sbagliate. Federico Sparaco e Stiven Toro sono giovani e, secondo Veronica Iannozzi, perfetti insieme perché si completano a vicenda. Federico ha un tocco più classico, Stiven ha alle spalle esperienze in ambito gourmet. In alcuni piatti si vede una certa voglia di rivisitare la tradizione (ottime le Sfere di manzo croccanti alla vaccinara). La speranza è che questo naturale impulso creativo possa essere incentivato, pur nel mantenimento di un’identità forte e precisa. Il Jackie O’ può e deve diventare un ristorante vintage e contemporaneo allo stesso tempo, orgogliosamente ancorato a un passato glorioso senza però risultare una copia sbiadita.