Perché dovreste bere i vini della Val Borbera
Siamo stati in Val Borbera, una valle piemontese affascinante, dove due aziende – Cascina Barbàn e Nebraie – stanno facendo rinascere i vigneti locali.
La Val Borbera, una valle piemontese da riscoprire, è storicamente legata alla Liguria: in questi luoghi lo spirito ligure si respira ancora. È circondata da montagne che letteralmente la isolano dalle vallate circostanti ed è una zona poco toccata dall’industrializzazione, dove di conseguenza la natura è incontaminata. una zona storicamente votata alla vinificazione, ora in fase di rinascita In Val Borbera storicamente si è sempre coltivata la vite, ma le coltivazioni oggi sono state quasi tutte abbandonate, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra: molti valligiani si sono spostati in città, verso l’industria, dove si percepiva una possibilità di lavoro maggiore, dove stava avvenendo il boom economico. Negli anni 50 da Vignole a Carrega c’erano 275 ettari vitati. Solo in Alta Val Borbera più di 60 ettari. Esistono e sono state rinvenute carte che dimostrano che in epoca napoleonica la sponda di Figino, ma anche Sisola, Cantalupo, Roccaforte, Rocchetta e Mongiardino, erano ricche di vigneti. I vigneti principali di questa zona erano in prevalenza Timorasso, ma anche altre varietà a bacca nera tra cui la Croatina, il Mostarino, il Nibiö (una antica varietà di dolcetto dal peduncolo rosso) e Muettu.
La rinascita: Cascina Barbàn
In vallata sono presenti da diversi anni alcune interessanti cantine, come quella di Ezio Poggio. Molte aziende invece coltivano semplicemente la vite e la vendono ad altri produttori. cascina barbàn produce vini naturali con vitigni recuperati Da qualche anno però qualcosa si sta muovendo in vallata: vi abbiamo raccontato di Maurizio (cantautore e frontman della band Ex Otago) e Martina della Cascina Barbàn, una piccola ma interessante azienda agricola di giovani ex cittadini. Oggi, secondo i piani, è diventata cantina: nella squadra sono entrati anche Pietro e Maria Luz, anche loro genovesi di città con la vita di campagna nel cuore. Quello che nel 2013 era un progetto agli inizi, oggi è diventato una realtà in continua evoluzione: in Cascina Barbàn si producono vini naturali con vitigni autoctoni recuperati da vigne vecchie. Il 10 novembre 2019 è stata inaugurata la nuova cantina recuperata dal rudere antico (il luogo dove sorgono azienda e cantina si chiama storicamente Le Cantine di Figino) e l’annata 2018 sarà la prima a entrare in commercio. Tra i loro vini più interessanti c’è il Barbàn, un rosso prodotto con più di 20 varietà diverse.
La rinascita: Nebraie
Nel 2014 è arrivato anche Andrea Tacchella, di azienda agricola Nebraie, altro nuovo produttore di vino naturale appassionato e pieno di idee, ex account commerciale che ha abbandonato la vita milanese per tornare nelle terre di famiglia e assecondare la sua passione, cominciando una nuova avventura nel mondo della coltivazione della vigna e della produzione di vino naturale. Ci racconta Andrea: “Sappiamo che c’è una tradizione vitivinicola nella nostra valle, perché anche oralmente si è tramandata la conoscenza del fatto che in alta Val Borbera si coltivava la vigna. Ci sono documenti di commercializzazione di uve e vino, sia verso Genova e la Liguria che verso Milano”. Andrea ha recuperato terreni ma impiantando solo vigne nuove, in massima parte Timorasso, con cui produce un fermo e un interessante Timorasso rifermentato in bottiglia: il Bolle in Valle.
Il progetto per la Val Borbera
Cascina Barbàn e Nebraie si sono trovati da subito e hanno iniziato immediatamente una collaborazione fatta di amicizia e scambio. I ragazzi hanno un progetto veramente ambizioso: far crescere la valle, anche attraverso il vino, portarla all’attenzione di un certo tipo di turismo e di consumo, e renderla interessante per chi oggi si ritrova insofferente nella vita di città e cerca un’alternativa. il ritorno a uno stile di vita più lento e in contatto con la natura L’ambizione è infatti anche quella di attirare nuove persone e famiglie, per ricreare una comunità e una nuova economia in zona, all’insegna di uno stile di vita più lento, fatto di tanto lavoro e impegno, a stretto contatto con la natura, per il mantenimento sì del prodotto tipico e dell’agricoltura, ma nel rispetto degli ecosistemi e della biodiversità. “Il nostro progetto è quello di riscoprire e far conoscere i valori della viticoltura e agricoltura della zona. Entrambi, sia noi di Cascina Barbàn che Andrea, crediamo nella biodiversità. Andrea ha il mais, noi di Cascina Barbàn abbiamo l’orto e le tipiche fagiolane di Figino, grandissimo prodotto locale, abbiamo anche il grano di varietà antiche. La biodiversità offre tantissime opportunità, e noi credendoci vogliamo promuovere non solo i nostri prodotti ma anche un nuovo modo di intendere l’essere contadino e produttore” spiega Maurizio.
Certo non è tutto semplice, le difficoltà in questo tipo di impresa ci sono e sono ben concrete: al di là degli animali selvatici e delle bizze climatiche, ci sono quelle legate al vero e proprio recupero e messa a regime dell’attività, l’attuale situazione di abbandono e decadenza delle campagne in genere, richiedono risorse e tempo per i restauri. I rustici dove si possono creare strutture di produzione sono tendenzialmente in pessime condizioni, per non parlare della ripresa e rimessa a coltura delle terre. A tutto ciò si aggiunge la burocrazia, che spesso non aiuta granché. Ma qualche coraggioso appassionato ci si mette, ci crede e ci riesce anche.
I progetti di queste due aziende si sono letteralmente incontrati accogliendosi a vicenda e trovando uno scopo comune: creare rete con altre aziende della zona per promuovere la rinascita della Val Borbera vitivinicola. Il 15 novembre si è tenuto il primo evento che ha raccolto tutti i produttori della valle con le loro uve e i loro vini per ricucire la storia enologica di questo territorio appenninico: Bevi la Val Borbera, una cena degustazione nel ristorante Foresteria la Merlina di Dernice, dove si sono assaggiati tutti i vini prodotti in valle e si è potuto ascoltare la loro storia direttamente da chi li produce, in abbinamento al cibo locale.