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Perché tutti amano i Pomodorini del Piennolo

di Stefania Leo • Pubblicato 11 Agosto 2020 Aggiornato 18 Ottobre 2021 11:34

Il Pomodorino del Piennolo è un prodotto DOP amato da chef e pizzaioli per il suo sapore inconfondibile e le grandi qualità di cui gode.

Rosso, bello, saporitissimo: tra i prodotti tipici della Campania, spicca il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP. Si tratta di un ortaggio Chef e pizzaioli amano il suo sapore distintivocapace di regalare il suo sapore inconfondibile dai giorni infuocati dell’estate fino alla primavera successiva, grazie a una particolare tecnica di conservazione, documentata sin dalla fine dell’Ottocento. Chef e pizzaioli impazziscono per questa piccola bacca rossa, disponibile in commercio in forma di passata, di pacchetella o anche al naturale, venduta sul classico piennolo. Dalla pizza agli spaghetti ecco perché, una volta assaggiato, sarà difficile farne a meno.

La storia

Il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio è una DOP riconosciuta dal 2009. Deve il suo nome alla tecnica di conservazione tradizionale. Il pomodoro infatti viene montato su dei piennoli – cioè dei pendoli o scocche – con i grappoli lasciati interi, sistemati su un filo di canapa, legato a cerchio. Le prime testimonianze documentate e tecnicamente dettagliate sono della Regia Scuola Superiore di Agricoltura di Portici, che ne ha scritto in alcune pubblicazioni degli anni 1885, 1902 e 1916. Ancora prima ne parlava Achille Bruni nel suo Degli ortaggi e loro coltivazione presso la città di Napoli: era il 1858. Lo scopo è comporre un unico grande grappolo, da conservare in luoghi asciutti e ventilati. Ciò permette al pomodoro di continuare una lenta maturazione e di avere questo oro rosso disponibile per ogni tipo di piatto fino a primavera inoltrata. Certo, il pomodorino non sarà più turgido e croccante. Il suo sapore cambierà, assumendo un aroma intenso e vivace.

Le caratteristiche

Il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP ha caratteri identitari ben riconoscibili. Innanzitutto è bello da vedersi. Il suo bel rosso vermiglio, che in molti attribuiscono al vulcano, il pizzo e i fianchetti ben pronunciati, la buccia coriacea: sono tutte caratteristiche che permettono al pomodoro di rimanere sul piennolo per tutto l’inverno fino a primavera inoltrata. Questo ortaggio infatti è capace di un grande miracolo: appassisce lentamente senza marciumi. E arriviamo così al suo gusto: è molto saporito, con punte di dolce che virano verso il tipico gusto acidulo e salino. Merito del terreno vulcanico, del sole generoso, che aiuta la concentrazione di zuccheri e sali minerali, ma anche delle tecniche di coltivazione.

La produzione e le proprietà

L’area tipica di produzione e conservazione del Pomodorino del Piennolo coincide con il territorio del Parco Nazionale del Vesuvio. La superficie stimata è di circa 480 ettari, con produzioni che oscillano intorno alle 4.000 tonnellate di prodotto fresco e una resa compresa tra i 60 e i 150 quintali per ettaro. Le piantine vengono allevate con il sostegno di paletti di legno e filo di ferro, che fanno in modo da evitare il contatto tra la terra e le bacche rosse. Inoltre, alcune aziende agricole come Le Tradizioni Gioli di Angelo di Giacomo, si usa l’irrigazione solo quando vengono messe in terra. Dopo, le piantine vedono pochissima acqua. Ciò permette di avere pomodorini sodi, ricchi di polpa e di sapore. Ognuno di essi pesa tra i 25 e i 30 grammi. Il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP è ricco di vitamina A e C, sali minerali come calcio, potassio e fosforo, nonché – una volta cotto – di licopene, una importante molecola polifenolica che svolge un’azione antiossidante su tutto l’organismo.

Usi in cucina

In commercio si possono trovare la Passata, la Pacchetella oppure il pomodorino del piennolo del Vesuvio DOP al naturale. La Pacchetella è il nome usato per la conservazione in vetro. La cucina napoletana non può fare a meno del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP. Dà un tocco particolare alla pizza, a un semplice piatto di spaghetti, magari arricchiti con delle vongole, alla bruschetta e ai secondi a base di pesce. Oggi alcune aziende agricole come Giolì di San Giorgio a Cremano sono impegnate nella valorizzazione del prodotto soprattutto attraverso il canale Ho.re.ca.. Inoltre, dato che anche il Pomodorino del Piennolo vanta molti cugini, evolutisi durante i secoli, gli agricoltori lavorano anche alla produzione di alcune varianti, figlie del Dna di questo ortaggio d’origine protetta. Tra queste spicca il pomodorino giallo da serbo. Sentite già di non poterne fare a meno? Questo è il momento giusto per fare scorta di piennoli che possano accompagnarvi fino alla prossima primavera.

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