Vale la pena pagare tanto una pizza gourmet?
La pizza, da cibo economico, è diventata la tela prediletta dei gourmet e degli chef per ingredienti costosi e tecniche futuristiche: ne vale la pena?
Senza andare a scomodare la famigerata Luigi XIII da 8.300 euro di Renato Viola o la Figazza Luxury da 2000 di Dino Forlin, è comunque pacifico ragionare su quanto la pizza sia passata in poco tempo da cibo povero per eccellenza a piatto ricco appannaggio di ricchi. la pizza gourmet di chef e pizzaioli importanti è diventata un piatto costoso Se infatti non troppi anni fa una classica margherita era alla portata di qualsiasi tasca – il cambio con l’euro non ci ha giovato, oltrepassando il raddoppio di prezzo base – oggi la questione si è fatta ulteriormente differente. Vuoi l’attenzione estrema per gli impasti e le farciture, vuoi il prodotto, che per sua natura è un cavallo su cui continuare a puntare, vuoi la bravura dei tantissimi pizzaioli, mangiare pizza oggi non significa più soltanto mangiare una pizza. Se poi aggiungiamo la notorietà di chi la propone – pizzaiolo, chef o imprenditore che sia – beh, la musica cambia ancora. Ma la domanda rimane sempre la stessa: ne vale davvero la pena?
Qualsiasi testata, non testata o giornale, quest’estate si è ritrovata a fare i conti con Flavio Briatore e le sue velleità da imprenditore del food: con i suoi Crazy Pizza aperti a Londra, Monte Carlo, Porto Cervo, in cui ha proposto la margherita a 25 euro. Poco invitante e neanche troppo buona, a detta di chi l’ha assaggiata.
Ma Briatore non è arrivato che dopo una sfilza di altri, certamente più titolati, che hanno infilato una pizza costosa nel proprio menu. Un altro caso che ha spopolato e si è riproposto da poco è quello di Carlo Cracco. Parliamo sempre di margherita, pizza termometro della bontà di un qualsivoglia locale, che il cuoco milanese propone nel suo ristorante in Galleria a Milano al prezzo di 20 euro. Incappata, anch’essa, nelle aspre critiche di consumatori e utenti per prezzo, gusto e forma, anche in occasione di una recente iniziativa contro lo spreco alimentare.
Niente a che vedere, comunque, con la celebre tonda di Sirani a Brescia, la 4+4 con scampi corona e gamberi carabineros: prezzo all’utenza 95 euro. Seguita a ruota in menu dalla 60 grammi, caviale Calvisius e burro di Normandia: 90 euro.
Alla luce di questi numeri riprendiamo come riferimento la margherita e valutiamo di nuovo: ne vale la pena? Magari una volta. Pizze di qualità si trovano veramente a ogni latitudine dello Stivale a un prezzo ancora ragionevole, basta cercare. Vi facciamo un esempio, senza che sembri pubblicità: nella appena incoronata miglior pizzeria di 50 Top Pizza I Masanielli la margherita costa ancora 5,5 euro, che raddoppiano se si sceglie la versione del futuro. Direte voi che certamente anche il prezzo crea esclusività. Diremo noi che dipende: non sempre è tutto oro quel che luccica.