È boom di distillati a gradazione zero e vi diciamo quali assaggiare
I distillati a gradazione zero sono un trend in costante ascesa: nati in UK nel 2015 stanno conquistando tutto il mondo, Italia compresa.
Se vi considerano (ancora) quell’amic* un po’ sfigat* che “non beve alcolici“, questa potrebbe essere finalmente l’estate del vostro riscatto. distillati a gradazione zero profumati e piacevoli da bere Quella in cui pavoneggiarvi apertamente, tenendo tra le mani un bicchiere colmo di una miscela perfetta, un virgin drink a regola d’arte. Sì, perché tra le bottiglie delle dispense dei barman, da qualche tempo, ne sono apparse alcune una volta insospettabili. Di pregevoli distillati (e non), ma a gradazione zero. Li chiamano spiriti senza alcol, o dealcolizzati, e il loro trend negli ultimi anni è sempre più in crescita. Nascono per realizzare i mocktail – versioni dei cocktail identiche alle omologhe nell’aspetto, ma diametralmente opposte nella quantità di etanolo contenuto – e competono senza battere ciglio, per complessità, con i tanto amati cugini alcolici.
Un trend nato in UK
Questa propensione per gli spirits analcolici è di origine inglese. Esplode nel Regno Unito a partire dal 2015 con Seedlip, fondata nell’anno precedente e acquisita da Diageo 5 anni dopo. Per poi muoversi anche oltreoceano, dove il trend comincia a salire vorticosamente, foraggiato da quella categoria di utenza low and no beverage, dal consumo consapevole, che dell’alcol non sa proprio che farsene. Sono prodotti che si ispirano ai gin, ai botanical spirit, al genever, agli amari, e sfruttano ingredienti di origine vegetale come spezie, erbe aromatiche e agrumi per raggiungere un elevato grado di complessità. Non contenendo alcol vi risparmiano agevolmente l’hangover del giorno dopo, senza farvi però perdere il piacere del convivio. Profumati, dignitosi, sono insomma molto democratici. A tal punto che esistono bar dedicati e che i barman, oggi, li propongono parallelamente agli alcolici.
I cocktail in bottiglia (ma senza alcol)
Perfino le aziende hanno dovuto prendere consapevolezza del fenomeno, lavorandoci su a pieno regime. Sempre Seedlip, per esempio, aveva lanciato nel 2019 il Nogroni in bottiglia, la sua versione del negroni senza alcool. Mentre Arkay è un marchio che è stato lanciato per la prima volta a Dubai, dove tanti locals e visitatori rinunciano all’alcol per motivi culturali.
Ancora, Ilire, azienda australiana, imita praticamente di tutto, dal gin ai liquori, all’assenzio. Ha persino un vermouth ersatz con cui ricreare un fake Martini. Alla fine di febbraio 2021, poi, Tanqueray, uno dei London Dry Gin più famosi al mondo, ha annunciato il lancio del suo Tanqueray 0.0 in Spagna e Gran Bretagna.
In Italia
L’Italia, ovviamente, non è certo rimasta a guardare. Nel 2018 nasce MeMento, premio innovazione ai Barawards di quell’anno. Un altro esempio ne è Amaro Venti in versione analcolica, con dentro sempre 20 botaniche da altrettante regioni italiane. Ci sono quindi Gino°, alcohol free spirit realizzato per infusione in acque distillate di 5 botaniche, (timo, salvia, lavanda, foglie di olivo e verbena) e da poco è arrivata anche la gamma di Conviv, con 2 infusi analcolici a base di ingredienti naturali.