“Cena da Cracco? Meglio un kebab” Condannato per diffamazione il giornalista.
Un giornalista scrive che è meglio il kebab della cena dello Chef Carlo Cracco e il tribunale lo condanna per diffamazione.
Alle cene firmate Carlo Cracco il giornalista Achille Ottaviani preferisce il kebab di un chiosco qualsiasi. Non è uno scherzo, perché il paragone tra le portate dello Chef pluristellato e lo street food di origine persiana il giornalista in questione lo ha fatto veramente, sul giornale online la Cronaca di Verona e del Veneto. Era il 14 aprile 2016 e Carlo Cracco era stato scelto per occuparsi della cena di gala per i 50 anni di Vanity Fair all’interno della maestosa Arena di Verona. “Tutti alla fine se ne sono usciti delusi, un po’ affamati e tentati di entrare nei kebab limitrofi” , scriveva Ottaviani commentando l’evento veronese, aggiungendo, come se la storia del kebab non avesse già reso l’idea del suo parere: “Risotto insipido, carne dura, verdure che non si abbinavano, se non nella follia di una grandeur culinaria che non è esistita. Senza contare, che un Cracco modello “lei non sa chi sono io”, se l’è tirata neanche fosse George Clooney. Quanto a simpatia poi, zero di zero”. Sembra ovvio che, quindi, almeno uno dei 400 ospiti non abbia proprio gradito le portate proposte dallo chef vicentino all’evento di Vanity Fair. Sfortunatamente per il giornalista, le sue parole hanno avuto un peso e non soltanto in termini metaforici.
Chef Cracco, infatti, dopo aver risposto a tono via web alle parole offensive di Ottaviani, ha anche adito le vie legali canoniche, ottenendo una condanna per diffamazione. La pena? 10mila euro e altri 20mila, in solido con la società titolare della testata che pubblicò l’articolo dal contenuto pesantemente denigratorio. Ma attenzione: questo non è stato il primo faccia a faccia in tribunale tra Cracco e Ottaviani. Il giornalista era già stato precedentemente denunciato dallo Chef e condannato in sede civile per un altro articolo in cui definiva l’ex giudice di Masterchef stella cadente. Carlo Cracco si pronunciava dicendo: “Parlare male di me o attaccarmi è diventato l’hobby più ambito per ottenere più visualizzazioni o più notorietà. Un modo per fare parlare di sé, insomma. Che sia un piccione, una cena che faccio o una frase che dico poco importa: a loro non interessa il cosa, ma il chi. Parlando di me, sanno che faranno parlare di loro”. Ecco come si arriva da una serata esclusiva nell’Arena di Verona alle aule, meno ospitali, di un tribunale. Una cosa, però, ad Achille Ottaviani va detta: Carlo Cracco non sarà George Clooney, ma in quanto a fascino il bel cuoco non ha nulla da invidiare all’attore hollywoodiano.