Di cocktail bar importanti a Milano ce ne sono tanti. Dei più noti vi parliamo spesso, perché ci si beve bene, naturalmente, per l’alto livello dell’ospitalità, perché premiati e inseriti nelle classifiche internazionali. Ma nella città ci sono anche tanti cocktail bar di livello, di cui si parla meno ma altrettanto amati e da mettere in lista, e da provare subito. Ve ne proponiamo 5, consigliati dalla guida BlueBlazer.it, punto di riferimento in Italia per il bere miscelato, con 250 bar recensiti ogni anno e che tornerà nel 2022 nella prima edizione dopo la pandemia. E poi vi consigliamo una novità che sta già facendo parlare di sé per la proposta ristorazione ma che promette molto bene anche per la parte bar.
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Bar Ristorante Torre, Fondazione Prada – Via Lorenzini, 14. La Fondazione Prada la conoscono tutti e alcuni hanno già avuto modo di provare il Ristorante Torre, ospitato al sesto piano dell’omonimo edificio della Fondazione, progettato da Rem Koolhaas nel 2018. Meno noto è il fatto che qui si trova anche un bel cocktail bar panoramico, con un bancone centrale e una bottigliera sospesa piuttosto scenografica. Tutti, infatti, conoscono il Bar Luce nel cortile di ingresso, progettato da Wes Anderson, ideale a tutte le ore del giorno. Per la sera, invece, gli intenditori del bere miscelato, salgono in cima alla Torre per sedersi, davanti al camino, sulle poltroncine Soviet e ai tavolini Tulip firmati da Eero Saarinen.
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Bob – Via Pietro Borsieri, 30. Cocktail signature originali e ben pensati. Da abbinare a bao e ravioli cinesi. Siamo nel quartiere Isola, nel locale creato nel 2018 dagli imprenditori di origine cinese, Luca e Michele Hu. Popolare per l’aperitivo di ispirazione asiatica. Al drink si possono, infatti, abbinare bao, dumplings e piccoli piatti. Le proposte sono anche in menu, per cui disponibili oltre l’ora dell’aperitivo. Empathy è il nome dell’attuale drink list del Bob che nasce da una miscela di ispirazioni con otto drink in carta. Tra questi, il Naked con vodka Russian Standard Platinum, cordiale della casa Menta e Cetriolo e Alta Langa Pas Dosé 36 mesi Gancia oppure il Dreamers, con Clairin Communal, pisco Fontana,sciroppo lemongrass e chiodi di garofano, lime e albume.
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Drinc Different – Via Francesco Hayez, 13. Un piccolo gioiello, non nuovissimo ma ancora non noto come si dovrebbe. È un secret bar di nuova generazione, nessun indirizzo segreto, è in via Francesco Hayez, dietro viale Abruzzi, ma ha tutta l’aria di uno speakeasy dal design contemporaneo, super intimo, per 18 ospiti e su prenotazione. Fratello minore di Drinc Cocktail & Conversation in via Plinio, creatura sempre di Luca Marcellin, ha in menu drink tutti da provare: come il Different Gimlet con Tanqueray Ten gin infuso all’Aneto e cordiale della casa o il Prikly Milano, con Campari bitter, porto rosso, il liquore Doppio Carvi e il Peychaud’s bitter. In carta, anche alcune proposte gin davvero originali.
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Moebius – Via Alfredo Cappellini, 25. Il nome in realtà è già noto a tanti, ma se ne parla sempre troppo poco. Questo locale con tapas bistrot, ristorante sperimentale di 30 coperti, e cocktail bar, continua a fare bene. Per gli amanti della miscelazione, sette sedute al bancone, davanti a una bottigliera in cemento alta 3 metri e con oltre 300 referenze di liquori e distillati. Periodicamente il cocktail bar ospita bartender internazionali. Gli ultimi sono stati Athanasios Giartimidis e Achilleas Plakidas, co-fondatori del Gorilla Bar a Salonicco. In menu, la squadra, guidata da Teo Rizzolo, affianca signature a classici e singole etichette degli spirits più amati. Provate Il Commerciante Cosmico con tequila Espolon Bianco, mezcal Montelobos, jalapeño, soda e il sour Supasawa oppure il Bushitaka, con gin Monkey 47, sakè Soto Junmai, miso, vermouth Umami Baldoria, Biancosarti e tonica allo Yuzu.
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Unseen – Via Ronchi, 13. Luci al neon, estetica vaporwave anni ’90, che pesca anche tanto dal mondo dei manga e degli anime giapponesi, e un unico tavolo-bancone comune. Unseen, in zona Lambrate, ha aperto nell’anno più difficile, il 2020, ma è riuscito a farsi conoscere per la qualità dei cocktail e la originalità della proposta. Merito del giovane proprietario e bartender Milo Occhipinti che con questo piccolo locale, vi proietta tra le luci di Tokyo. Nel bicchiere, homemade e fermentazioni, per una lista insolita di signature da ordinare. I martiniani ci vanno per lo Starlight Cruiser, super dry, sotto zero con glitter e l’immancabile oliva.
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House of Ronin – Via Vittorio Alfieri, 17. Tutti ne parlano. È la novità del momento a Milano in fatto di ristorazione. Per il concept originale, per il fatto di essere un angolo, e che angolo, di Asia e di Giappone, a Milano. Ronin è in un palazzo di quattro livelli nel dinamico quartiere di Chinatown. In attesa di svelarvi tutti i dettagli, il progetto, firmato dal gruppo Salva tu Alma prevede al piano terra l’izakaya del Piccolo Ronin per piccole bontà della cultura gastronomica giapponese e un drink al volo. Al primo piano si entra nel robatayaki di Ronin, guidato dallo chef Gigi Nastri, a colpi di shabu shabu. Al secondo piano su 200 mq, ci sono quattro sale private karaoke e il cocktail bar Madame Cheng’s, bar manager Riccardo Speranza, che vale provare per l’atmosfera Tokyo – Shinjuku e i drink con ingredienti Made in Asia. La carta, infatti, porta in Italia spirits e accostamenti che si vedono solo in un viaggio nel Far East. Come nel cocktail Shi Yang. Nel bicchiere a forma di panda, il Ming River Baijiu, l’acquavite del Sichuan, incontra le Cinque Spezie(base anche in cucina) e il Lychee. Oppure nel Wokou, a base di Mugi Shiso Shochu, Genmaicha Tea e Umami Bitters. Nella seconda fase del progetto arriveranno anche l’omakase da otto coperti, che porterà la firma del maestro giapponese Katsu Nakaji, bistellato, direttamente da Tokyo, mentre al terzo piano ci sarà un Member’s Club.
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