Arance, indispensabili frutti dalle mille virtù. Sono ricche di sostanze benefiche, naturalmente a partire dalla vitamina C. Buone. Dolci o più aspre e amare a seconda della tipologia. Hanno prezzi accessibili – questione tutt’altro che secondaria – e possono anche diventare preziose alleate in cucina. Però qui vogliamo accendere i riflettori su un’altra questione: quanto ne sai, davvero, a proposito di questi agrumi? E se ci sono domande che sull’argomento hai sempre voluto fare, senza però mai osare, sappi che qui troverai finalmente tutte le risposte.
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Ma le arance sono originarie della Sicilia? Dici arance e ti viene subito in mente la Sicilia, ovvio. Ma sono davvero originarie dell’isola nostrana? Se tale quesito ha sempre segretamente albergato nel tuo animo, sappi che no. Non lo sono. Secondo diverse fonti, arrivano dalla Cina e dal Sud-Est asiatico e sono state portate in Europa nel Quattrocento dai marinai portoghesi. Esistono anche testi riconducibili all’Antica Roma, però, secondo cui venivano coltivate in Sicilia già nel I secolo d.C. Le due tesi possono convivere. È molto probabile, cioè, che le arance giunsero dalla Cina in Europa tramite la via della seta, senza però riscuotere grande successo, e che soltanto molto tempo dopo – grazie appunto ai portoghesi – cominciarono a diffondersi. Trovando proprio nella Sicilia e più in generale nel Sud Italia il terreno ideale.
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E l’etimologia della parola? Arancia deriva dallo spagnolo naranja, termine a sua volta direttamente collegato all’arabo nāranj ma anche al persiano nāranğ. Quest’ultima parola, molto probabilmente, è di origine sanscrita e si traduceva con frutta preferita dagli elefanti.
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Perché si usava portare arance ai detenuti? Se ti arrestano, ti porto le arance: una battuta molto comune, questa. Ma perché si dice così? La spiegazione si basa su un’usanza reale, nata nell’Ottocento. Allora bisognava fare i conti con diverse malattie, a cominciare dallo scorbuto: il rischio di contagio era elevato soprattutto nelle carceri e a bordo delle navi, per la scarsa igiene e per l’alimentazione assai discutibile. I parenti dei detenuti, per cercare di porre rimedio e difendere i propri cari dal rischio di ammalarsi, presero così l’abitudine (ottima) di portar loro le maggiori quantità possibili di arance.
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Perché è meglio evitare di mangiarle la sera? Di certo conosci quel vecchio proverbio che fa: al mattino le arance sono d’oro, a pranzo d’argento e alla sera di piombo. Significa che sarebbe opportuno consumarle la mattina, a stomaco vuoto, evitandole invece dopo i pasti e in particolare dopo la cena. Non ci sono prove scientifiche a supporto di questo detto, però non manca un fondo di verità. Tanto per cominciare, il succo acido delle arance può causare fastidi non solo a chi soffre di gastrite ma a chiunque, se poco dopo ci si mette a letto o comunque se si è trattato di un pasto ricco e completo. In secondo luogo, diversi nutrizionisti consigliano di mangiare la frutta (quindi non solo le arance) lontano dai pasti principali per evitare che le fibre causino processi di fermentazione e accumuli di gas nell’intestino, di conseguenza sensazioni di gonfiore e pesantezza.
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Come si chiama la parte bianca? Si chiama albedo, dal latino albus (bianco). Ha un sapore amarognolo, sì, tuttavia non dovrebbe essere scartato in toto perché è davvero un concentrato di benessere: contiene fibre, bioflavoidi, pectine, enzimi. C’è anche una percentuale di limonene, e questo sai cosa significa? Che la buccia di arancia, se strofinata sui denti proprio dalla parte interna, in cui c’è l’albedo, aiuta a schiarire i denti e anche eliminare eventuali macchie.
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Cosa significa regalare arance? Secondo la mitologia romana Giunone, nel giorno del matrimonio con Giove, come dote portò proprio delle arance, come simboli di amore ma anche fertilità. E non dimentichiamo che la stessa Giunone è la dea dell’amore e del matrimonio. Insomma, regalare arance significa inviare un messaggio romantico ben preciso. L’importante è saperlo.
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Meglio bere il succo o mangiare il frutto? Questo è un dilemma che accomuna molti. E anzi, in tanti ritengono che bere il succo d’arancia equivalga, dal punto di vista nutrizionale, a mangiare il frutto intero. Invece no, o meglio: l’equivalenza riguarda le quantità di sali minerali, ma non quelle coincidenti con le vitamine e le fibre. Le vitamine, a contatto con l’aria ed eventualmente anche col calore, nel caso si usi un apparecchio elettrico per spremerle, si riducono ai minimi termini. Quanto alle fibre, basti pensare che sono presenti non tanto nella polpa, quanto nella pellicina che riveste gli spicchi (e qui ritroviamo in gioco l’albedo).
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Come si inserisce l’arancia nell’estrattore? Semplice: basta eliminare la buccia e mettere gli spicchi nella tramoggia. Si tenga però presente che l’estratto di arancia, per via delle elevate quantità di oli essenziali contenuti nel frutto stesso, può risultare un po’ amaro. A prescindere dal tipo di arancia scelto.
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Faccio bene a tenerle nel frigorifero? Si può fare, perché nel frigorifero si ricrea l’ambiente invernale di cui gli agrumi hanno bisogno; si badi, però, a metterle nel cassetto della frutta e della verdura e non suoi ripiani, dove la temperatura è più bassa. In alternativa, è possibile – anzi, ancora meglio – sistemare le arance in una cesta da collocare sul balcone o sul terrazzo. E dentro casa, ma non nel frigo? I luoghi chiusi e più caldi abbreviano la durata.
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Ma quante varietà esistono? Centinaia. Basti considerare che si tratta dell’agrume più diffuso nel mondo. Per quanto concerne l’Italia, invece, sono una ventina. Vengono prodotte quasi tutte in Sicilia, ovviamente, ma anche la Calabria ha un ruolo importante. Produttori minori sono invece la Basilicata, la Sardegna, la Puglia, la Campania e il Lazio.