Liquori analcolici: nuovo trend per il 2022?
Sembra che i distillati analcolici stiano guadagnando sempre più terreno. Tendenza di passaggio o deriva destinata a durare?
Quando si pensa alle bevande analcoliche vengono in mente quasi sempre i coloratissimi drink fruttati offerti nei bar come alternativa alle opzioni alcoliche. Ma quando si entra nel mondo dei cocktail raffinati o dell’arte della mixology difficilmente queste bevande entrano a farne parte. I consumatori che scelgono di diminuire o eliminare il proprio consumo di alcool però sono sempre di più; tra le ragioni che li spingono a questa scelta spesso ci sono problemi di salute e motivazioni religiose, ma anche i propositi salutistici che da anni influenzano i trend gastronomici.
Per accontentare il palato di queste categorie di consumatori sono sempre più numerose e più raffinate le bevande analcoliche ispirate al gusto della loro controparte. Le versioni con zero o poco alcool di vini e birre sono sempre più apprezzate all’estero, e le tecniche di dealcolizzazione si fanno più precise e rispettose degli aromi del prodotto originale. Parallelamente, sul mercato guadagnano spazio anche i liquori analcolici: secondo dati di Nielsen nell’ultimo anno, le vendite di bevande analcoliche hanno visto una crescita del 33%, forse complice il periodo di pandemia che ha limitato le uscite in pub e locali, forse anche a causa dell’interesse più limitato delle nuove generazioni verso le bevande alcoliche. La crescita di chi sceglie di astenersi dagli alcolici è dimostrata anche da fenomeni sempre più conosciuti come il Dry January, il mese in cui chi sceglie di aderire si ripromette di evitare l’alcool, un po’ per mantenere fede ai buoni propositi salutistici di fine anno, un po’ per rimediare agli eccessi del periodo natalizio. Un’idea che sembra avvicinare il boom delle bevande analcoliche a trend come i prodotti senza zucchero o a ridotto contenuto calorico.
Mentre, da una parte, i possibili lati positivi della crescita del consumo di dei liquori analcolici sono numerosi (tra i quali sicuramente la salute e la sicurezza stradale) dall’altra per molti permane il dubbio che il gusto di questi prodotti possa eguagliare davvero i sapori a cui si ispirano. Per questo, le imprese che scelgono di cimentarsi in alternative analcoliche di liquori e distillati ora puntano sui sapori e sulla qualità, ripromettendosi di soddisfare le papille gustative dei bevitori senza privarli di tutte quelle tradizioni sociali in cui si condivide un drink.
Nel mondo dei distillati analcolici, infatti, emergono due diverse tipologie principali: da una parte, quelli che vogliono imitare celebri liquori come gin, tequila, bourbon, rum e whisky, dall’altra, chi sperimenta con i sapori per trovare soluzioni del tutto originali. Entrambe le strade si ispirano a una ricerca di sapori in campo vegetale, e nascono da mix di erbe, radici, spezie e altre essenze, e si ripropongono il fine di creare bevande godibili anche nella loro versione liscia e non miscelata. Questo interesse verso il sapore sembra voler ribaltare quindi il pregiudizio che vede le bevande senza alcool come un prodotto di livello inferiore, difficilmente capace di adattarsi all’alta cucina o utilizzabili per la creazione di cocktail rinomati. Non ci sarà, quindi, da stupirsi se nei nostri ristoranti preferiti troveremo presto versioni analcoliche di classici drink come gin tonic, old fashioned e martini, o un’offerta di amari completamente alcool free.