Dal mondo: il Gin norvegese che dovreste conoscere
Kimerud Gin è il prodotto della biodiversità norvegese e della passione di una famiglia. Conosciamolo meglio.
Non è difficile fare il giro del mondo e scoprire quanto sia infinita e variegata la distillazione. Se qui in Europa possiamo considerarci la culla del Gin e se l’Italia è la produttrice dell’80% del ginepro presente sul mercato globale, non si può non riconoscere a ogni angolo del pianeta la sua precisa connotazione unica nella produzione di questo distillato. La perfezione stilistica dei giapponesi, le contaminazioni del Sudamerica e le matrici dominanti di base in ogni altro paese o colonia, di natura spagnola e soprattutto inglese. Le diverse sfumature in bottiglia restituiscono valore alle botaniche utilizzate, laddove in una ricetta standard si parte da un mix spesso non esclusivo, al quale si aggiunge una miscela più o meno numerosa di componenti esclusivamente locali.
In Venezuela e in Canada, esempi rari, ci sono gin prodotti da comunità indigene che amministrano, raccolgono e distillano botaniche rare raccolte in riserve naturali come l’Amazzonia – Canaima – o in terre a loro destinate come quelle degli Inuit – Ungava nel secondo caso. Esempi di produzione e commercio equo e solidale, attraverso il quale queste comunità si sostengono nel pieno rispetto dei cicli naturali. Poi c’è chi lo beve assoluto, come i filippini (primi bevitori di gin al mondo) e chi lo utilizza prevalentemente per miscelare come gli USA (primi in commercio economico di gin nel mondo). Rimanendo sul rispetto dei cicli naturali e sull’utilizzo di botaniche rare, perdendoci nell’ennesimo stile unico nelle sfumature di utilizzo del gin, andiamo alla scoperta di un distillato che nasce a nord di Oslo, in Norvegia.
Kimerud Gin, un orto botanico e una distilleria sotto l’Aurora Boreale
Siamo a Lier e a capo di tutto c’è la famiglia Johnsen, Stale Havaldsen Johnsen è il Master Distiller e suo padre Jan Obuch, vero e proprio scienziato della natura e responsabile del giardino botanico dell’Università di Oslo, il suo mentore e compagno di avventura. La Kimerud Farm nasce nel 1785 ed è una fattoria di famiglia. Stale sviluppa il suo interesse per la produzione di liquori nel 2006, durante un viaggio tra le montagne occidentali della Norvegia insieme a sua moglie Barbara, convince il padre a produrre in casa una complessa miscela di erbe e lavorando fianco a fianco con dei bartender affina le nozioni sulla miscelazione delle botaniche. Nel 2014 produce il suo primo Gin. Oggi, nel 2022, la sua linea di ricercate produzioni è pluripremiata e riconosciuta nella sua particolare eccellenza, da tutta la comunità internazionale. Ma perché?
Se è vero che ogni Gin deve la sua particolarità e quindi anche il suo successo alla connotazione geografica e alla botanica, questo ne è una prova. Un clima freddo che ritarda la crescita di erbe e bacche, arricchendole nell’intensità di gusto che rilasciano nel periodo in cui possono essere raccolte. Di solito, tra maggio e settembre. La maggior parte delle botaniche dei prodotti Kimerud sono da coltivazione biologica della fattoria, alcuni dei quali trovano origini di utilizzo nell’era vichinga come fonte di cibo e medicinale. Subito dopo la raccolta di tutte le erbe viene prodotto un estratto che che ne preservi le caratteristiche organolettiche e tra tutte quelle utilizzate, ce n’è una che merita un’attenzione particolare, la Rhodiola Rosae (o Golden Root).
La Rhodiola è una pianta che cresce solamente in situazioni climatiche molto rigide e che trova spontaneamente il suo habitat naturale nel Nord della Norvegia, dove impreziosisce le scogliere che si affacciano sul Mare Artico. Johnsen le raccoglie a mano nelle stagioni calde e la utilizza in almeno 3 dei suoi Gin. La sua linea ne comprende 5, in totale e il processo produttivo è quello del London Dry Gin. Foglie, fiori e radici vengono lasciate riposare separatamente nell’alcool per poi essere miscelate insieme ad altre componenti essiccate seguendo rigide ricette. Filtrazione, 5 cicli di distillazione con aggiunta di scorze di arancia e di limone, per poi incontrare esclusivamente pura acqua di montagna. Riposo e imbottigliamento. Minimo 22, massimo 24 botaniche utilizzate, compresa la Rhodiola in percentuali variabili, che spaziano tra il Mediterraneo e l’Artico con una variante Pink, che prevede la macerazione per dieci giorni di lamponi e piccoli frutti rossi.
Completato il viaggio intorno al gin, tra le tendenze mediterranee che stanno avendo un grande successo e i processi di distillazione sempre più mirati all’estrazione pura delle componenti aromatiche, è impossibile non immaginare questa fattoria sul Mare Artico. Assaggiarlo significa entrare in giardino botanico sotto l’Aurora Boreale, mentre Johnsen si arrampica sulle scogliere scandinave a raccogliere Rhodiola.