Home News A Livorno striscioni di protesta accolgono lo chef Alessandro Borghese

A Livorno striscioni di protesta accolgono lo chef Alessandro Borghese

di Chiara Impiglia 10 Giugno 2022 11:43

Le dichiarazioni dello chef Alessandro Borghese sui giovani e la gavetta scatenano una polemica: striscioni di protesta a Livorno.

Il noto programma di Alessandro Borghese, Quattro ristoranti, continua ad avere successo e, negli scorsi giorni, le riprese per gli episodi della nuova stagione hanno visto come protagonista la città di Livorno. L’arrivo dello chef e dei suoi collaboratori, però, ha scatenato una vera e propria protesta. Ecco che cosa è successo.

In seguito all’intervista che Borghese ha rilasciato al Corriere della Sera tempo fa, il sindacato USB Livorno ha deciso di accogliere il cuoco posizionando degli striscioni di disapprovazione in alcune zone della città, in particolare nel quartiere Venezia. Frasi come “Borghese a Livorno non sei il benvenuto” e “Lavoro gratis è sfruttamento, non sei il benvenuto”  polemizzando con le dichiarazioni rilasciate al giornale.

Parlando di giovani e lavoro, e della difficoltà di ristoratori e proprietari di locali nel reperire dipendenti, Alessandro Borghese ha affermato “Diciamo che i ragazzi, oggi, hanno capito che stare in cucina o in sala non è vivere dentro a un set. Preferiscono tenersi stretto il fine settimana per divertirsi con gli amici. E quando decidono di provarci, lo fanno con l’arroganza di chi si sente arrivato. E la pretesa di ricevere compensi importanti. Da subito.” e ha continuato esponendosi ancora di più “Sarò impopolare, ma non ho alcun problema nel dire che lavorare per imparare non significa essere per forza pagati. Io prestavo servizio sulle navi da crociera con soli vitto e alloggio riconosciuti. Stop. Mi andava bene così: l’opportunità valeva lo stipendio. Oggi ci sono ragazzetti senza arte né parte che di investire su se stessi non hanno la benché minima intenzione. Manca la devozione al lavoro, manca l’attaccamento alla maglia”.

Il sindacato, indignato per le affermazioni, ha voluto lanciare un messaggio forte e chiaro per ricordare che il lavoro gratuito si chiama sfruttamento e che non dovrebbe esistere in nessun ambito lavorativo. La gavetta serve a imparare e a conoscere i trucchi di un nuovo mestiere ma va riconosciuta e retribuita. Anche con l’obiettivo di incentivare i giovani a intraprendere una carriera lavorativa, fatta di apprendimento ed esperienza.