Da Nuoro ad Abbasanta: dove mangiare nell’interno della Sardegna
Un viaggio nell’interno della Sardegna, per scoprire la cucina tradizionale e il territorio. Ecco i nostri consigli.
La Sardegna non è solo amata per il mare ma anche per il suo meraviglioso interno, dove il profumo di macchia mediterranea ti travolge e a ogni angolo si respira la cultura di una terra avvolta ancora da tanti misteri. Il nostro viaggio parte da Nuoro, precisamente dal Monte Ortobene, dominato dalla Statua del Redentore e dalla Chiesa della Solitudine. Il monte è da sempre luogo caro ai nuoresi, specie a Grazia Deledda che le ha dedicato dei versi “È il nostro cuore, è l’anima nostra, il nostro carattere, tutto ciò che vi è di grande e di piccolo, di dolce e duro e aspro e doloroso in noi”, magiche parole che riassumono il valore del monte al centro della Sardegna. Dal punto panoramico, lo sguardo spazia dal monte Albo all’altopiano di Orune, un paesaggio unico, che andrebbe ammirato all’infinito. Riprendiamo la strada statale 131 Diramazione Centrale Nuorese, l’asse principale da seguire, dalla quale partiranno alcune deviazioni verso l’interno dell’Isola che vi stupiranno.
Mamoiada
L’acqua e il vino sono tra le risorse più preziose di Mamoiada, il paese dei Mamuthones e degli Issohadores, nel cuore della Barbagia di Ollolai. Il suggestivo carnevale mamoiadino è una delle più antiche celebrazioni popolari dell’Isola, attrazione per visitatori di tutto il mondo. Se non potete partecipare al carnevale, niente paura, c’è il Museo delle Maschere Mediterrane da visitare. Qui Francesco Murru, insieme ad altri colleghi, vi racconterà la storia di queste maschere antiche, dei rituali e delle tradizioni. Oltre al carnevale, Mamoiada è famosa anche per il vino: qui la tradizione vitivinicola è radicata nella cultura locale e i vigneti secolari esprimono quel carattere e quella diversità che poi si ritrovano dentro al calice. Terra del celebre Cannonau, vitigno autoctono che regala grandi vini rossi di pregio, Mamoiada ha il vanto di avere ben due associazioni di produttori di vino in paese: Mamoja e l’Associazione dei Vignaioli in Mamoiada, che valorizzano i vini promuovendo e preservando il territorio. Mamoja è l’associazione dei viticoltori e produttori di vino di Mamoiada, costituita da 70 soci che collaborano per valorizzare e tutelare, attraverso i vini, il territorio di Mamoiada e il patrimonio enogastronomico tradizionale, anche i Vignaioli in Mamoiada condividono gli stessi ideali e gli stessi valori e sono un esempio di viticultura eroica in Sardegna. Per consumare un pasto fatto a regola d’arte, fermatevi da Abbamele (Corso V. Emanuele III, 59): la missione di questo luogo è incentrata sulla valorizzazione del comparto eno-gastronomico del territorio attraverso una cucina semplice e tradizionale vista in chiave moderna dallo chef Mauro Ladu, mentre per i vini chiedete a sua moglie Sara, che ha a cuore il vino e i viticoltori di Mamoiada.
Sorgono
Sorgono è il capoluogo del Mandrolisai (da cui prende il nome l’omonima DOC), terra povera con suoli di graniti bianchi e rosa che compongono le colline che circondano il paese. Siamo a 700 metri sul livello del mare, l’aria è frizzante sul versante occidentale del Gennargentu, i paesaggi offerti sono montani e granitici, scolpiti dal vento, e i panorami sono suggestivi. Oltre a visitare il paese, nei dintorni non perdetevi il santuario di San Mauro, formato da chiesa tardogotica e muristenes e il parco archeologico di Biru ‘e Concas, dove risiede una delle più straordinarie concentrazioni di menhir del Mediterraneo, circa 200, tra protoantropomorfi, antropomorfi e statue-menhir. Se siete appassionati di vino, meritano di essere conosciuti i Garagisti di Sorgono (Via Emilia, 4). Pietro Uras, Renzo Manca e Simone Murro hanno deciso di unire le loro forze per creare insieme un marchio collettivo e promuovere i loro vini prodotti con gli antichi vitigni che compongono il Mandrolisai: Cannonau, Muristeddu e Monica. Da qui, la creazione di tre etichette alle quali hanno dato i loro cognomi nel segno della tradizione: Uras (Mandrolisai), Manca (Cannonau), Murru (Monica), la quarta, Parisi (Muristeddu), significa insieme e riunisce tutte le loro uve.
Fordongianus
Quando i Romani arrivarono in questo luogo trovarono subito l’acqua termale calda. Edificarono un complesso termale romano sulla riva del fiume Tirso, precisamente sul sito di Caddas (calde, appunto), che chiamarono delle aquae ypsitanae. Maribona Oppo è una delle guide autorizzate alla visita alle terme e con tanta passione ed esperienza sa raccontare la storia di Fordongianus nei minimi dettagli. Un altro posto da visitare nella zona è la Casa Aragonese nel centro del paese, mentre poco fuori il centro abitato c’è l’antica chiesa di San Lussorio. Nata come martyrium paleocristiano, è divenuta in seguito un santuario romanico, dove ogni anno, il 21 agosto, si celebra una grande festa dedicata al martire. Per un aperitivo vista fiume e terme, al fresco degli alberi, fermatevi al chiosco Upside Down, mentre per mangiare la vera tradizione sarda l’indirizzo giusto è la Locanda San Lussorio (Via Traiano, 4): Marco Meloni è lo chef, mentre Mattia Meloni sta in sala ad accogliere e consigliare i clienti. Due giovani fratelli, che maturate le esperienze altrove, hanno deciso di aprire un locale tutto loro nel paese natio. Culurgiones all’ogliastrina fatti a mano, lisanzas con cozze, pecorino e purea di melanzane, tagliata di manzo con Casigiolu e olio aromatizzato sono alcune delle proposte presenti in menu, accompagnate da una nutrita selezione di vini sardi.
Abbasanta
Un paese antico, fatto di pietre vulcaniche, situato in territorio storico, ricco di boschi, del Barigadu e da sempre antico snodo di strade, culture e tradizioni. Nei dintorni non perdetevi una visita all’Area Archeologica Nuraghe Losa: il complesso monumentale si inserisce nell’altopiano di roccia basaltica del territorio di Abbasanta ed è un importantissimo esempio di architettura megalitica sull’Isola. Per una sosta gourmet di un certo livello affidatevi a Roberto Serra e alla sua Armidda (Strada Provinciale n.15, km 44): lo chef omaggia il territorio chiamando il ristorante con il nome di una varietà di timo presente in Sardegna ma lo fa anche con la sua cucina, la sua conoscenza e sapienza. Del resto qui siamo nel Guilcer, dove maialino, mortadella di pecora al mirto e il tortello verde di ricotta e tartufo con il coniglio alla Vernaccia sono solo alcuni dei piatti che hanno valso a Serra i Tre Gamberi della Guida del Gambero Rosso.