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Rincari di luce, gas e materie prime: perché è successo?

di Stefania Leo 30 Agosto 2022 09:00

Rincari di luce, gas e materie prime: che cosa sta succedendo in Italia, e nel mondo, dal punto di vista economico?

Da adesso in avanti, quando andremo al ristorante non troveremo più solo i prezzi dei piatti in menu ma anche quelli delle bollette di luce e gas. L’iniziativa, nata da Fipe-Confcommercio, intende sensibilizzare i consumatori sui costi di gestione sempre più alti e sulla necessità di alzare i prezzi delle proposte gastronomiche. Una realtà, quella dei rincari, che interesserà tutto il mondo della ristorazione (soprattutto a partire dall’autunno che ci aspetta). Ma come siamo arrivati a questo punto? Facciamo un passo indietro.

Rincari delle bollette

Secondo l’ufficio studi di Fipe, una pasticceria di Firenze è passata dallo spendere 2.307 euro per 9.383 kwh di energia elettrica a 10.243 euro per 11.721 kwh nel giro di un anno. Ma perché? Il motivo sta nel prezzo del singolo kilowatt ora, che è passato da 0,16 a 0,69 euro. Giorno dopo giorno, i rincari e i loro picchi inediti animano sempre di più le pagine di tutti giornali. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, nella giornata del 25 agosto il costo di un megawattora di elettricità ha fatto segnare, in Italia, il record di 718,71 euro. Quello del gas, al Ttf di Amsterdam, ha raggiunto i 321 euro. Nell’industria ci sono casi di bollette decuplicate ma anche nelle piccole e medie imprese e negli esercizi al dettaglio, compresi quelli legati alla ristorazione, la situazione non è migliore. Forni, abbattitori, frigoriferi e la semplice illuminazione ci mettono davanti a un fatto incontrovertibile: nemmeno il ristorante più accorto e sostenibile può dirsi salvo dai rincari delle bollette.

Perché è successo?

Non bisogna fare l’errore di pensare che i rincari siano esclusivamente collegati alla guerra russo-ucraina. Infatti, se è vero che l’invasione di Kiev ha sicuramente accentuato l’escalation dei prezzi, gli aumenti maggiori si sono verificati durante la ripresa economica del 2021. Ad esempio, circa l’80% dell’aumento del prezzo del gas naturale sarebbe avvenuto prima dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo. Dopo l’impennata iniziale, registrata a febbraio 2022, il costo si è stabilizzato ai livelli pre-guerra. Stessa sorte è toccata al petrolio e al carbone, i cui aumenti sono stati registrati per metà prima della guerra. Del grano, che si è parlato in lungo e in largo, ora c’è mancanza. L’Ucraina e la Russia sono di certo i principali esportatori di frumento tenero oltre a mais e soia, necessari per gli allevamenti, ma la verità è che della sua scarsità si scriveva già durante la Pandemia. Secondo l’Osservatorio sui Conti pubblici guidato da Carlo Cottarelli, il 50-75% dell’aumento dei prezzi dei tre principali cereali (frumento, mais e riso) è avvenuto prima della guerra. Il frumento – duro e tenero – scarseggiava già nel 2021 sia a causa di raccolti insoddisfacenti a livello qualitativo e quantitativo sia a causa di operazioni speculative sul prezzo (continuate anche nel 2022 per calmierare i prezzi nel dopo raccolto).

I consumatori?

L’inflazione che nei mesi scorsi ha interessato i prezzi delle materie prime continuerà a scaricarsi sui prezzi al consumo, con buona pace dei redditi e del potere d’acquisto delle famiglie. Per questo, bisogna correre ai ripari se si vuole preservare tutto il comparto agro-alimentare, ristoranti compresi. “Senza un intervento immediato che faccia da argine all’incremento esponenziale dei costi delle bollette per luce e gas – avvisa la Fipe – presto i consumatori si troveranno a fare i conti anche con l’impennata dei listini in bar e ristoranti. Fino a questo momento le imprese della ristorazione italiana si sono rivelate le più virtuose d’Europa, ammortizzando questi extra costi senza scaricarli sulla clientela, ma il sistema ora non è più sostenibile”. Secondo Fipe è necessario estendere immediatamente il credito di imposta anche alle imprese non energivore e non gasivore, in modo da assorbire gli aumenti delle materie prime e i crescenti costi energetici. “Dovrà però essere ben superiore al 15% per l’energia elettrica e al 25% per il gas previsto per il secondo trimestre 2022 – continua Fipe – dal momento che le imprese si trovano a fronteggiare aumenti ben più consistenti. In più, dovrà essere concessa la possibilità di rateizzare le bollette monstre ben sapendo che il credito d’imposta è successivo al pagamento e anche se più generoso non potrà mai compensare interamente l’extra costo”.