U’kor: come si mangia nel primo ristorante coreano di Puglia
Mangiare coreano a Bari? Adesso è possibile. Siamo stati da U’kor e abbiamo scoperto una cucina autentica, squisita ed economica.
Bari sta cambiando pelle e questo fatto è qualcosa che gli abitanti del luogo stanno sperimentando, con gioia, da diversi anni. Dopo aver riempito la città di locali fusion d’ispirazione giapponese, una delle novità più recenti e interessanti sta nel proliferare di veri ristoranti etnici. Tra questi c’è U’Kor: il primo ristorante coreano di Puglia. Iniziamo dal nome. In dialetto barese, U’kor significa il cuore ma è anche un modo simpatico per abbreviare u kor cioè il posto coreano o, più in generale, la Corea. Ad aprirlo, in via Roberto da Bari 130, è stata la mente della brillante bartender Haneul Lee, nota in città come Hannetta. Coreana doc, dopo aver trascorso sette anni nel capoluogo pugliese, ha proposto la sua idea a Diego Biancofiore, titolare del ristorante Biancofiore e dell’enoteca Mostofiore, che ha deciso di investire in questo progetto. La differenza con gli altri locali etnici di Bari è evidente e inizia all’ingresso: gli ospiti vengono accolti da un lungo bancone, dove è possibile sostare per sorseggiare uno dei proverbiali cocktail di Haneul nell’attesa che uno dei dieci tavoli si liberi. E il boccone di benvenuto? La focaccia condita con il kimchi, cavolo cinese fermentato con peperoncino. Più pugliese e coreano di così!
Una volta accomodati su sedie e sgabelli di vero legno, si può notare che sul tavolo di mattonelle bianche sono posizionate delle posate e delle bacchette sostenute da un piccolo cuore di plastica. Ma attenzione, le bacchette non sono di legno: in Corea non si usano e, durante tutto il pasto, ci si accorge della differenza. Antipasti, primi, secondi e dolci sono tutti rigorosamente coreani ma preparati con ingredienti locali. Lo zoccolo duro della carta però è nello street food coreano, molto famoso e apprezzato. Le portate possono essere abbinate a una drink list curata da Haneul e ispirata a dolci e bevande tipiche coreane (disponibili anche in versione originale) oppure è possibile pasteggiare bevendo una birra artigianale (locale e non) o un calice di vino, le cui etichette ammiccano alla cultura naturale.
Per avere conferma che si tratti di vera cucina coreana, ci siamo seduti a tavola con Laura, creatrice dell’account Instagram Imperfect Pasta. Durante il suo anno alle Fiji, ha scoperto la cucina coreana e, sin dall’esame del menu, annuisce convinta. Siamo sulla strada giusta. Dopo aver iniziato con dei Goki Manud, 5 ravioli home made ripieni di manzo e maiale, verdure di stagione, funghi shitake, bok-choy (cavolo cinese) e la squisita salsa u’kor abbiamo visto uscire dalla cucina vari piatti di Tteokbokki: gnocchi di riso con salsa dolce-piccante di peperoncino, tortino di pesce e vongole, accompagnato dalla tempura di verdure stagionali e uovo sodo, una portata molto gettonata. Noi però abbiamo deciso di andare subito al sodo. Abbiamo ordinato una ciotola di Nen-myon, noodles freddi di grano saraceno serviti con tonno marinato, granita di brodo di pesce, salsa base di ananas e peperoncino, daikon, cetriolo e uovo. Freschi, sapidi, speziati, spiazzanti e rassicuranti allo stesso tempo. Per mangiarli attenzione a non fare gli occidentali: bisogna mischiare bene tutti gli ingredienti prima di iniziare.
U’Kor è adatto anche a chi è vegetariano. Due esempi: il Kimbab classico, un roll di riso con frittata, verdure saltate, alga e daikon, oppure i Veggie mandu, ravioli ripieni di verdure di stagione. Ma il vero piatto forte è il pollo fritto alla coreana. Il mondo ha imparato ad amare questa ricetta apparentemente semplice grazie alla grande varietà di salse con cui è servita. Se pensate che si tratti di una versione etnica del prodotto di Kfc vi sbagliate. Da U’Kor cambia tutto già a partire dall’impanatura, fatta anche con salsa agrodolce leggermente piccante. Nel piatto i bocconcini di pollo arrivano con una ciotola di salsa agrodolce straordinaria e degli gnocchi di riso glassati e fritti. Una prelibatezza. Per quanto riguarda il dolce, non si può perdere il Ddok: versione nazionale del nostro tiramisù e lo Yuza: sorbetto creato con yuzu e biscotti. Se, una volta usciti dal ristorante, volete dire quanto vi è piaciuto quello che avete mangiato, contrapponete pollice e indice in senso perpendicolare e otterrete un piccolo cuore. Questo posto è semplice, economico ed efficacissimo. It’s the Korean way!