Dalla Calabria: cos’è la gazzosa al caffè?
La gazzosa al caffè, nata in Calabria, inizia ad avere successo anche altrove. Ma come è fatta e qual è la sua storia?
Chi nasce in Calabria, o comunque vive lì, considera la gazzosa al caffè un bene di prima necessità, chi invece va nella regione in questione per le vacanze e la assaggia per la prima volta se ne innamora all’istante e, inevitabilmente, il calabrese che valica i confini regionali finisce per avvertire quell’istinto naturale e cominciare un tour tra supermercati, alimentari, botteghe e bar nella speranza di reperire l’agognata bottiglietta. Poi diciamocelo: nei famosi pacchi che i familiari mandano ai parenti fuori sede, almeno – ma almeno, eh – la presenza di una confezione è d’obbligo. Frizzante, dissetante, rinfrescante, dolce ma non troppo, è irrinunciabile in estate ma consumata abbondantemente anche durante la stagione fredda, come break energizzante soprattutto. Insomma, la gazzosa al caffè fa tremare le multinazionali. È temuta rivale di prodotti decisamente più famosi, a cominciare dalla Coca Cola e dalla Pepsi. Ma solo in Calabria? Lì rappresenta di certo un’istituzione ma è conosciuta anche lungo tutto lo Stivale e in molte altre parti del mondo. Quindi, i presupposti e i mezzi per il boom definitivo ci sono tutti.
La storia
La gazzosa al caffè è un indiscusso simbolo calabrese. La prima si chiamava Bibicaffè e venne lanciata in commercio nel 1941 dall’azienda di Lamezia Terme De Sarro&Torchia. Gli ingredienti? Perfetti nella loro semplicità: acqua frizzante, caffè e zucchero. Per mantenerla frizzante, poco prima della Seconda Guerra Mondiale, l’azienda inserì nelle bottiglie di vetro una pallina che, spinta dall’anidride carbonica, ne tappava il collo. Una trovata geniale. Nel 1974, la De Sarro&Torchia fu anche premiata con l’European Award Gold Mercury. La Bibicaffè, però, non esiste più ormai da diversi anni. Attualmente il mercato è diviso tra la Brasilena di Catanzaro, la Moka Drink di Cosenza e la Caffè Siesta di Reggio Calabria.
La Moka Drink
La Moka Drink, prodotta dalla Moka Drink Srl negli stabilimenti di Dipignano, ha debuttato sul mercato nel 1948 e domina incontrastata a Cosenza e dintorni. È priva di conservanti e sapori aggiunti, realizzata esclusivamente con l’infusione di selezionate miscele di caffè. Contiene lo stesso colorante al caramello utilizzato per la Coca Cola ma le loro similitudini finiscono qui. L’azienda ha scelto di mantenere immutato nel tempo il packaging: una bottiglietta dall’aspetto retrò con tappo a corona. Ad affiancarsi, solo le più pratiche lattine.
La Brasilena di Catanzaro
Catanzaro e tutto il versante ionico appartengono invece alla Brasilena, prodotta da Acqua Calabria a Monte Covello. Il marchio è stato registrato negli anni Sessanta e la prima linea di imbottigliamento risale al 1982 ma, in realtà, la famiglia Cristofaro ha iniziato a commercializzare la gazzosa sfusa – come i suoi competitor – negli anni ’40. La Brasilena viene prodotta mettendo in infusione il caffè nell’acqua oligominerale prodotta dalla stessa azienda che ha molto puntato sull’export, motivo per cui è questa la gazzosa al caffè che gode di maggiore notorietà. La Brasilena arriva fino agli States e in diversi Paesi del Nord Europa. Anche in questo caso, è stato mantenuto il packaging originario – la signorina con sombrero è un’immagine familiare per tutti i calabresi – ma sono state aggiunte le lattine. Il soft drink catanzarese viene inoltre utilizzato per la preparazione di due cocktail: il Black Jelly Bean, che prevede l’aggiunta di sambuca, e il Nero Italiano, in cui entra invece in gioco la vodka.
La Caffè Siesta
Caffè Siesta è invece la gazzosa analcolica al caffè prodotta a Reggio Calabria dalla Romanella Drinks Srl, azienda fondata nel 1976 da Giacomo Gatto. Il caffè espresso, anche in questo caso, deriva da un mix di miscele selezionate. E anche in questo caso sono assenti sia additivi che conservanti e si sceglie tra bottigliette e lattine. Meno nota della Moka Drink e della Brasilena, la Caffè Siesta non è però qualitativamente inferiore. Anzi, i reggini ne vanno decisamente orgogliosi. In sostanza, i 3 prodotti si collocano tutti sullo stesso (ottimo) livello.