Giù da Guido, Torino
Giù da Guido è un locale perfetto per ogni momento della giornata e per ogni occasione di convivialità. Una nuova idea di cucina in enoteca.
“La nostra carta vini è l’intera enoteca”. È stato questo, da subito, il motto di Giù da Guido: l’ultimo locale della famiglia Alciati, proprietaria dello storico ristorante stellato, Guido, a Fontanafredda (CN). L’insegna ha aperto a ottobre 2021 al piano -1 di Eataly Lingotto, laddove un tempo c’era il ristorante stellato Casa Vicina. In questi spazi, attigui alla cantina del primo punto vendita della catena avviata da Oscar Farinetti nel lontano 2007, si accede per assaggiare una cucina conviviale, accompagnata da una scelta alla mescita senza precedenti, a Torino e non solo. Sono ben trentacinquemila le bottiglie che si possono selezionare, semplicemente alzandosi dalla sedia e navigando tra gli scaffali dell’enoteca. La cucina, invece, è quella di una piola – osteria in piemontese – d’eccezione. La mano è quella di Laura Greco, che per la sezione antipasti sceglie di fare un passo indietro (da cuoca) per mettere in risalto i prodotti d’eccellenza che qui le arrivano dopo aver fatto neanche troppa strada. In mezzo, invece, è la ribattezzazione letterale dei cicchetti che qui sono serviti in piattini che diventano convenienti e divertenti e sono da ordinare in combinazione: con la formula un po’ ce ne si aggiudica 5, con un po’ di più fino a 8. Si può attingere dalla sezione L’Orto, con l’imperdibile Giardiniera bianca, dagli Affettati, da menzione il dolce e poco noto (purtroppo o per fortuna) Crudo di Roccaforte di Mondovì, dal Pescatore, con scelte quali il Baccalà mantecato e infine da La Granda, con la goduriosa Grissinopoli di Fassona (per chi non lo conoscesse, la versione sabauda della cotoletta alla milanese che viene impanata con i grissini). I piatti principali sono pochi, pochissimi anche per un ristorante che lavora con le materie prime di stagione o addirittura del giorno. Non si possono non assaggiare i Plin di Lidia, della famosa cuoca e mamma di Ugo Alciati, che qui arrivano sempre freschi dal pastificio Plin, al piano di sopra, dove si possono acquistare freschi, così come altri formati di pasta. Se al sugo d’arrosto sono molto più che confortevoli, vale la pena provarli al tovagliolo, così come venivano mangiati un tempo al sacco, quando il termine schiscetta non era ancora così sdoganato come oggi. Da provare assolutamente i trionfi dell’espressione della natura, che nei suoi prodotti migliori viene poco ritoccata per un risultato autentico: dall’Uovo bianco Le Camille con cavolo nero e crema di Parmigiano Reggiano alle Tagliatelle 40 tuorli con burro d’alpeggio, ordinabili anche con l’aggiunta del tartufo, così come la Battuta al coltello con crema di Parmigiano Reggiano e il Doppio uovo al padellino. Non manca, mai, la scelta del menu completo, che annovera antipasto, pasta fresca, secondo e dolce, a 40€, e il dessert Gran Torino, un bignè al cacao ripieno di crema di caffè e gianduia, che completa una carta dei dolci stringata e composta da proposte come il Gelato fiordilatte e la Frutta in conserva. Semplici, ma non facili.