Home Guide di cucina Qual è la differenza fra whisky e bourbon

Qual è la differenza fra whisky e bourbon

di Stefania Leo 1 Marzo 2023 18:00

Il whiskey e il bourbon sono due bevande molto simili, la cui differenza principale è proprio nel nome. Preparati entrambi con lo stesso metodo, possono avere anche ingredienti diversi. Vi spieghiamo qui come riconoscerli.

Qual è la differenza tra whisky e bourbon? Questa è sicuramente una delle domande che gli appassionati di superalcolici si sono fatti almeno una volta nella vita. In realtà, si tratta di due nomi per indicare due prodotti simili, seppur con qualche differenza. Scopriamole nel dettaglio.

Whisky e bourbon: questione di geografia

Whisky è il nome generico con cui viene chiamato il distillato che si ottiene dalla fermentazione e distillazione dei cereali. Burbon identifica lo specifico whisky prodotto negli Stati Uniti. La parola whisky viene usata per indicare il distillato prodotto in Scozia e Canada. Lo stesso termine diventa whiskey per indicare il prodotto realizzato in Irlanda.

L’origine della parola whisky deriva dal gaelico irlandese uisce, che significa acqua di vita. Questo significato ricorda tanto l’acquavite di origine latina, anche se si tratta di due prodotti molto diversi tra loro. Infatti, l’acquavite è fatta dalla distillazione delle vinacce di uva, mentre il whisky è fatto attraverso la distillazione dei cereali. Forse, anticamente, il parametro per dare il nome alla bevanda era legato solo al metodo di produzione.

Cos’è il whisky

Riferendoci al prodotto più tradizionale, fatto in Scozia, il whisky prende il nome di Scotch Whisky. Si tratta di una definizione adottata ufficialmente nel 1988 dal parlamento inglese con un finance act ribattezzato per l’occasione Scotch Whisky Act. Le caratteristiche che il prodotto deve rispettare sono diverse. In primo luogo, il processo lavorativo è avvenuto in una distilleria in Scozia. Alla distillazione il composto non deve avere più del 95% di alcool. Deve essere affinato per almeno tre anni in botti di rovere da non oltre 700 litri. Si possono aggiungere solo acqua e caramello. Al termine del processo di invecchiamento, lo Scotch Whisky non può superare il titolo alcolometrico di 40%.

Il disciplinare è stato più volte rivisitato, introducendo diverse specifiche. Il nome cambia in base agli ingredienti utilizzati o alla specifica zona di produzione: per esempio, uno Scotch Whisky realizzato con un unico tipo di grano e nella stessa distilleria è chiamato single malt.

Come si ottiene il whisky

Il processo di lavorazione dello Scotch Whisky comincia con la fase di macerazione. L’orzo viene prima inumidito e poi messo in grandi vasche contenenti acqua a 14 gradi. Il cereale rimarrà qui per il tempo necessario a risvegliare il seme. Durante questa fase l’acqua viene cambiate periodicamente.

Una volta ottenuto l’effetto desiderato, i semi vengono scolati e lasciati a germinare, in modo da trasformare l’amido, preparandolo a diventare zucchero. La fase successiva è l’essiccazione mediante speciali e caratteristici forni alimentati a torba, che trasformano il tutto in malto. Quest’ultimo viene macinato con una speciale procedura fino ad ottenere il wort ovvero il mosto di malto pronto per passare alla fase di fermentazione con lieviti selezionati e successiva distillazione, per cui si utilizza un primo alambicco discontinuo dalla particolare forma che ricorda una pera. Il composto ottenuto viene quindi immesso in un secondo alambicco e distillato nuovamente così da eliminare ancora più impurità.

Si ottiene così lo Scotch Whisky grezzo, poi messo in botte per avviare l’invecchiamento. Dopo l’affinamento, si filtra e si imbottiglia il prodotto per avviarlo alla vendita.

Cos’è il bourbon

bourbon whisky

Di fatto, il bourbon è un tipo di whisky, così come lo champagne è un tipo di vino. Secondo la normativa, per far sì che un whisky prodotto in America possa essere chiamato bourbon, deve avere un mash bill (miscela iniziale di cereali selezionati per creare il distillato) con almeno il 51% di mais. In base alla formulazione della rimanente parte, se cioè è grano o segale, avremo frumento bourbon (tipicamente più dolce e morbido) o segale bourbon (un gusto più piccante). Il mosto può essere distillato fino a massimo 80° C e deve essere messo in botte a un massimo di 62,5° C o anche meno.

A questo punto inizia l’invecchiamento in botte che, per disciplinare, deve essere nuova e di rovere carbonizzata. Un problema per molti distillatori che si trovano a fronteggiare la carenza di nuovi barili, dovuta all’aumento della domanda. Infine, la maggior parte del whisky americano che si può definire bourbon, viene dal Kentucky. Quello che non rispetta i criteri del bourbon, viene definito whiskey, con la e.

Perché il bourbon si chiama così?

Si dice che il nome del bourbon provenga da Bourbon County, una regione del Kentucky, dove in origine veniva prodotta la stragrande maggioranza di questo distillato. La contea deve il suo nome alla famiglia reale francese Bourbon, ed è stata chiamata così come segno di gratitudine nei confronti del governo francese, per l’aiuto apportato durante la rivoluzione americana.

I primi distillatori spedivano i loro barili con il nome Bourbon County Whiskey oppure Old Bourbon County Whiskey. La parola in seguito venne utilizzata per identificare il bourbon di migliore qualità.

Conclusione

Le differenze sostanziali tra bourbon e whisky sono quindi la provenienza e la materia prima utilizzata per produrlo. Il processo, invece, è praticamente identico, visto che il bourbon è fondentalmente una variante del whisky.