Tupperware, è crisi: perché è vicinissima al fallimento
Tupperware, la nota azienda di contenitori ermetici per il cibo, sta rischiando il fallimento. I ricavi sono sempre meno e lunedì ha subito un crollo del 50 per cento del valore sulle sue azioni, il che ha aggravato ulteriormente la situazione in borsa. I motivi della crisi? La plastica, i prezzi bassi della concorrenza e un piano di vendita poco efficace.
Tupperware è una multinazionale statunitense che produce prodotti per la casa, tra cui i famosi contenitori ermetici, utilizzati per la conservazione dei prodotti in cucina. L’azienda, dal 1946, anno della fondazione operata dal chimico Earl Tupper, è sinonimo di qualità ed elevato design, ma oggi rischia la bancarotta.
Le vendite sono crollate vertiginosamente: nell’ultimo trimestre del 2022, si attesta che fossero del 20 per cento in meno rispetto all’anno precedente, superando leggermente i 300 milioni di dollari. Questa però non è una novità: che navigassero in acque poco tranquille era già noto nel 2021, quando si attestò il 40 per cento in meno dei ricavi rispetto al record registrato nel 2013.
Tupperware in crisi: dal successo al fallimento
Negli anni cinquanta, Tupperware divenne famosa grazie alla segretaria Brownie Wise e al suo agguerrito gruppo di donne, che avevano il compito di vendere porta a porta questo nuovissimo e innovativo contenitore di plastica con coperchio ermetico, il “tappo a stappo”, inventato da Earl.
Ancora oggi vengono ricordati i famosi “Home Party Plan”, festicciole casalinghe durante le quali i prodotti venivano sponsorizzati e venduti da alcune rappresentanti della ditta. Se la padrona di casa riusciva bene nelle vendite e convinceva le amiche, riceveva in cambio un regalo. Nonostante i tempi siano cambiati, sul sito s’invitano i consumatori ad organizzare feste con gli amici, proprio come si faceva una volta, ma l’attrattiva è assai diversa e il mercato come ben sappiamo non si basa più sulla fidelizzazione della clientela.
I motivi della crisi
Le nuove generazioni e il cambiamento della mentalità della società non aiutano: la plastica è attualmente il nemico numero uno dell’ambiente assieme ai gas serra, e i giovani sanno bene quali sono i gravi danni che si vengono a generare dalla produzione di questi oggetti.
Inoltre, nonostante ogni contenitore venga indicato genericamente con Tupperware in ogni parte del mondo, la leader per eccellenza nel settore deve fare i conti sia con prodotti simili, ma di scarsa qualità, che attirano maggiormente avendo un costo decisamente più basso, sia con prodotti di brand al passo con i tempi, particolarmente attenti ai materiali utilizzati, come quelli di riciclo, e alle modalità di produzione, che sicuramente risultano meno impattanti a livello ambientale.
Anche la rete di distribuzione ha contribuito ad una discesa: la rete di venditori diretti è calata del 18 per cento nel 2022 rispetto all’anno precedente. Continuano a vendere attraverso i canali di e-commerce e online sul sito ufficiale e, anche se nell’ottobre 2022 era stato firmato un accordo di distribuzione con la catena di supermercati Target, i risultati non sono stati quelli sperati, soprattutto tra i giovani, per i motivi sopracitati.
Cosa ne sarà in futuro?
Le pagine di questa lunga storia, che dura ormai da 77 anni, rischiano di volgere verso un triste e tragico epilogo. E nonostante l’inaspettata ripresa nel periodo della pandemia da COVID-19, il rialzo delle vendite e le continue innovazioni, si è rivelato tutto vanificato nel momento in cui si è volto lo sguardo su un lungo periodo di tempo. Tupperware è definitivamente in crisi e il futuro di questa attività colossale è molto incerto.
Basterà una dura ristrutturazione interna? E sanare i 700 milioni in dollari di debiti? In questo momento sappiamo solo che non è risultata conforme per i canoni imposti dalla Borsa di Wall Street e per non aver ancora reso pubblici i risultati annuali dello scorso anno. Chissà se questa volta riusciranno a rinnovarsi, e a mostrare un cambiamento rispetto alle strategie di marketing che fino ad ora sono state poco funzionali e alquanto fallimentari.