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Fave: 10 cose che dovreste sapere

di Marta Manzo 6 Maggio 2024 07:00

Consumate ancora con parsimonia, le fave sono in realtà un alimento piuttosto sorprendente. Contengono, infatti, moltissimi nutrienti, tra cui una quantità elevata di proteine vegetali, oltre a fibre, vitamine, sali minerali e tanto ferro.

Ancora purtroppo sottovalutate, le fave sono in realtà un alimento piuttosto sorprendente. Contengono, infatti, moltissimi nutrienti, tra cui una quantità elevata di proteine vegetali, oltre a fibre, vitamine, sali minerali e tanto ferro. Benefiche, perciò, per la nostra alimentazione, sono perfette da consumare sia crude, sia cotte. Appartenenti alla famiglia delle leguminose, le fave – cioè i semi della Vicia faba – sono perfette per chi segue un regime alimentare vegetariano o vegano e non solo.

Qui abbiamo raccolto 10 domande (e risposte) sulle fave che dovreste conoscere.

A cosa fa bene mangiare le fave

Le fave possiedono molte proprietà nutrizionali. Sono ricche di fibre alimentari, vitamine, minerali, composti fenolici con proprietà antiossidanti. Inoltre, contengono molti micronutrienti fondamentali, come magnesio, calcio, molto ferro, rame, zinco. Ma anche potassio e sodio.

Chi è a dieta può mangiare le fave?

Si. Poiché costituiscono una buona fonte di proteine, carboidrati e fibre a ridotto contenuto di grassi, le fave sono particolarmente indicate per le diete ipocaloriche. Anche grazie a una resa saziante molto elevata.

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Come abbinare le fave nella dieta

Come per tutti gli altri legumi, l’abbinamento migliore con le fave, che permette cioè di assorbire meglio le proteine e i nutrienti che contengono, è quello con pasta, riso o altri cereali. Bisognerebbe portarli in tavola almeno 2-3 volte a settimana.

Quante calorie hanno le fave fresche cotte

Se 100g di fave secche, sgusciate e crude, apportano circa 341 kcal, una volta bollite 100g di fave secche ne contengono circa un centinaio. La resa di questi legumi, come quasi tutti gli altri, è effettivamente molto elevata dopo la reidratazione. Per quanto riguarda il prodotto fresco, invece, le calorie delle fave sono circa 72 per 100g. Valore che si riduce intorno alle 62kcal per un etto di prodotto surgelato.

Quanto ferro hanno le fave

Le fave contengono circa 1,6mg di ferro ogni 100g, che corrisponde a circa il 14 per cento del fabbisogno giornaliero di un individuo. L’apporto di ferro è necessario all’uomo per produrre globuli rossi ed emoglobina, che contribuisce a trasportare l’ossigeno al corpo e alle cellule. Consumare fave, ricche di ferro, potrebbe aiutare perciò a combattere l’anemia.

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Quante volte a settimana si possono mangiare le fave?

Secondo le linee guida diffuse dal CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, bisognerebbe consumare una porzione di legumi freschi (150 g) o secchi (50 g) due o tre volte a settimana. Pertanto, le fave andrebbero inserite nel conteggio di queste quantità, avendo l’accortezza di consumare a rotazione con gli altri legumi.

Quante fave a persona

Poiché appartengono alla famiglia delle leguminose, la porzione consigliata è equiparabile a quella di altri legumi: 50g se si usano le fave secche e 150g se si usano fave fresche o surgelate.

Chi soffre di colon irritabile può mangiare le fave?

In caso di sindrome da colon irritabile, sembra che tra le prime indicazioni per contenere dolore e gonfiore addominale ci sia una riduzione dell’apporto di cibi ricchi di FODMAP, cioè cibi in grado di fermentare. Tra cui ci sarebbero anche le fave. Dopo un certo intervallo di tempo (intorno alle 4-6 settimane) si può procedere alla lenta reintroduzione dei cibi che creano difficoltà.

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Che problemi possono dare le fave

Potenziali nemiche del sistema immunitario, se consumate da soggetti sensibili e predisposti le fave possono scatenare una reazione allergica importante. Che, nei casi più gravi, può anche portare al coma. Generalmente le allergie di questo tipo sono causate dal consumo di fave crude, poiché la cottura tende a ridurne il rischio.

Chi non deve mangiare le fave

Fabico o affetto da favismo è chi, a circa 12-48 ore dall’ingestione di questi legumi presenta una reazione di anemia acuta. Il favismo, infatti, è la carenza (o riduzione) della funzione di un enzima preciso, il glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD).  Si definisce fabica una persona con enzimopenia G6PD che abbia avuto un episodio improvviso di distruzione dei globuli rossi, a seguito di una crisi emolitica, con sintomi come stanchezza, febbre, tachicardia, dolori addominali, urine scure, ittero (della pelle e della sclera) dopo il consumo di fave e non solo.