Perchè dovreste guardare
la puntata di One More Time con Gabriele Bonci
Ospite in un episodio del podcast dell’esperto di comunicazione Luca Casadei, nei 58 minuti di intervista in bianco e nero il pizzaiolo/chef/panificatore/imprenditore racconta tutta la sua verità. Che, volendo, si può anche soltanto ascoltare.
”Io sono ancora in una grande gestazione, tu stai parlando con un embrione, non stai parlando con un uomo. Io devo ancora essere concepito” Gabriele Bonci nell’intervista a One More Time podcast.
La tentazione di fare il confronto è subito forte, anche perché della puntata di Chef’s Table in cui è protagonista si parla a più riprese. Bonci seduto nel salotto del podcast di Luca Casadei, però, non c’è stretto bisogno di guardarlo: per quanto il bianco e nero gli renda giustizia, si può anche soltanto chiudere gli occhi e ascoltare.
Cosa è One More Time?
Facciamo un passo indietro. One More Time è il podcast di Luca Casadei, esperto di comunicazione e imprenditore, che in ogni episodio parla di rinascita attraverso le vite dei personaggi dello spettacolo (compresa la sua) analizzando fallimenti, cadute e momenti bui. Scopre Bonci proprio grazie alla puntata della serie di Netflix dedicata al pizzaiolo/chef/panificatore/imprenditore. “Io non sapevo chi fossi – gli dice in studio – guardo Chef’s Table e ricollego. E dico, cavolo, questo è One More Time. Una storia rollercoaster, su e giù. Sono sempre attratto dai forti che lottano per cercare di centrarsi, di ritrovarsi, di accettarsi“.
L’intervista si scioglie pian piano da sé. Non vi parliamo troppo dei contenuti, perché a casa nostra si chiamano ancora spoiler, ma dell’aria che si respira. Casadei fa le domande giuste, pulite, dirette. Non ci gira intorno e ci torna se la spiegazione non è troppo chiara, se sente che la risposta è quasi matura, se può essere data meglio. Conosce il suo lavoro, pur non essendo giornalista, come all’inizio tiene a precisare a quello che per Bonci è un complimento.
Gabriele Bonci racconta la sua vita
Gabriele Bonci, dal canto suo, è se stesso. Non filtrato dall’accattivante patina fotografica richiesta da una serie di successo, ha la possibilità di dire tutto quel che pensa, per come lo pensa e per come lo sente. Mette tanti punto, rafforza spesso le spiegazioni come certezze, la sua verità.
Racconta della famiglia, della scuola, degli inizi, del successo e del personaggio, del pane, delle tre dimensioni del futuro: ambiente, agricoltura e sociale. Non necessariamente in ordine cronologico, anche quando Casadei prova spesso a trovare un senso del tempo. Parla spesso di rabbia, di vendetta, di dolore, di sofferenza. E difende con fermezza il suo tocco, il suo contributo: aver cambiato per sempre la storia della pizza.
Questo trancio di pizza con sopra un gambero – dice in un momento, poi usato come intro all’episodio – un po’ di burrata, fetta di prosciutto, tridimensionale che ho inventato io non lo riconoscevano come pizza. All’inizio entravano, guardavano, giravano le spalle e tornavano indietro. Io mi rimettevo seduto, ma non cambiavo stile. Pizzarium è ancora così. E io non voglio cambiare. Quel morso non me lo deve toccare nessuno.
Se un momento per il confronto è arrivato è questo. Lo rende possibile il mezzo – l’audio – ma anche forse il fine ultimo dell’intervista. Nei 58 e rotti minuti in cui è seduto “soltanto” a parlare, Bonci è finalmente a ruota libera. Libero dalle catene di una sceneggiatura già scritta, di un’inquadratura che deve essere in un certo modo, di una frase che deve essere corta e densa. Può dire tutto, può tornarci su, può essere perfino molto violento nelle espressioni che usa. Ho fatto la rivoluzione – chiosa a un certo punto parlando di se stesso dopo gli anni de La Prova del Cuoco – e quando tu parli di rivoluzione ci sono i morti. E il morto è quello. Il morto è quel ciccione. L’ho ucciso.
C’è lo spazio per chi “lo ha tradito”, di cui fa nome e cognome, e quello di chi invece sente suo mentore, perché “gli ha messo in testa l’equilibrio”. Ci sono le difficoltà dell’oggi, nonostante per certi aspetti vada meglio, e il racconto degli spettri del passato, come la dipendenza da cocaina. Che sia ben chiaro – si ferma a sottolineare – combatterò fino alla morte quella sostanza. Fino alla morte. Per me e per gli altri. Sta vicino a me, purtroppo. Sai che sta lì e non la devi toccare. Va analizzata, va studiata, è un tuo demone. C’è l’amore per i figli, per la sorella, ci sono gli screzi e le spaccature per la gestione dell’azienda.
Su tutto si sente, fortissimo, che Bonci si sta ancora cercando, che la ricerca del sé è ancora in corso. Dichiaratamente. E che questo passa, e deve passare, necessariamente dal dolore. È un po’ come le farfalle – dice – e io una farfalla devo diventare. Sono felice del mio dolore, sono felice di quel che sto facendo. Perché? Per vivere un giorno solo bene. Potete vedere Gabriele Bonci nell’intervista a One More Time Podcast su you tube.