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Perchè dovreste guardare
la puntata di One More Time con Gabriele Bonci

di Marta Manzo 5 Maggio 2023 19:00

Ospite in un episodio del podcast dell’esperto di comunicazione Luca Casadei, nei 58 minuti di intervista in bianco e nero il pizzaiolo/chef/panificatore/imprenditore racconta tutta la sua verità. Che, volendo, si può anche soltanto ascoltare.

​”Io sono ancora in una grande gestazione, tu stai parlando con un embrione, non stai parlando con un uomo. Io devo ancora essere concepito” Gabriele Bonci nell’intervista a One More Time podcast.

La tentazione di fare il confronto è subito forte, anche perché della puntata di Chef’s Table in cui è protagonista si parla a più riprese. Bonci seduto nel salotto del podcast di Luca Casadei, però, non c’è stretto bisogno di guardarlo: per quanto il bianco e nero gli renda giustizia, si può anche soltanto chiudere gli occhi e ascoltare.

Cosa è One More Time?

Facciamo un passo indietro. One More Time è il podcast di Luca Casadei, esperto di comunicazione e imprenditore, che in ogni episodio parla di rinascita attraverso le vite dei personaggi dello spettacolo (compresa la sua) analizzando fallimenti, cadute e momenti bui. Scopre Bonci proprio grazie alla puntata della serie di Netflix dedicata al pizzaiolo/chef/panificatore/imprenditore. “Io non sapevo chi fossi – gli dice in studio – guardo Chef’s Table e ricollego. E dico, cavolo, questo è One More Time. Una storia rollercoaster, su e giù. Sono sempre attratto dai forti che lottano per cercare di centrarsi, di ritrovarsi, di accettarsi“.

L’intervista si scioglie pian piano da sé. Non vi parliamo troppo dei contenuti, perché a casa nostra si chiamano ancora spoiler, ma dell’aria che si respira. Casadei fa le domande giuste, pulite, dirette. Non ci gira intorno e ci torna se la spiegazione non è troppo chiara, se sente che la risposta è quasi matura, se può essere data meglio. Conosce il suo lavoro, pur non essendo giornalista, come all’inizio tiene a precisare a quello che per Bonci è un complimento.

Gabriele Bonci racconta la sua vita

Gabriele Bonci, dal canto suo, è se stesso. Non filtrato dall’accattivante patina fotografica richiesta da una serie di successo, ha la possibilità di dire tutto quel che pensa, per come lo pensa e per come lo sente. Mette tanti punto, rafforza spesso le spiegazioni come certezze, la sua verità.

Racconta della famiglia, della scuola, degli inizi, del successo e del personaggio, del pane, delle tre dimensioni del futuro: ambiente, agricoltura e sociale. Non necessariamente in ordine cronologico, anche quando Casadei prova spesso a trovare un senso del tempo. Parla spesso di rabbia, di vendetta, di dolore, di sofferenza. E difende con fermezza il suo tocco, il suo contributo: aver cambiato per sempre la storia della pizza.

Questo trancio di pizza con sopra un gambero – dice in un momento, poi usato come intro all’episodio – un po’ di burrata, fetta di prosciutto, tridimensionale che ho inventato io non lo riconoscevano come pizza. All’inizio entravano, guardavano, giravano le spalle e tornavano indietro. Io mi rimettevo seduto, ma non cambiavo stile. Pizzarium è ancora così. E io non voglio cambiare. Quel morso non me lo deve toccare nessuno.

Se un momento per il confronto è arrivato è questo. Lo rende possibile il mezzo – l’audio – ma anche forse il fine ultimo dell’intervista. Nei 58 e rotti minuti in cui è seduto “soltanto” a parlare, Bonci è finalmente a ruota libera. Libero dalle catene di una sceneggiatura già scritta, di un’inquadratura che deve essere in un certo modo, di una frase che deve essere corta e densa. Può dire tutto, può tornarci su, può essere perfino molto violento nelle espressioni che usa. Ho fatto la rivoluzione – chiosa a un certo punto parlando di se stesso dopo gli anni de La Prova del Cuoco – e quando tu parli di rivoluzione ci sono i morti. E il morto è quello. Il morto è quel ciccione. L’ho ucciso.

C’è lo spazio per chi “lo ha tradito”, di cui fa nome e cognome, e quello di chi invece sente suo mentore, perché “gli ha messo in testa l’equilibrio”. Ci sono le difficoltà dell’oggi, nonostante per certi aspetti vada meglio, e il racconto degli spettri del passato, come la dipendenza da cocaina. Che sia ben chiaro – si ferma a sottolineare – combatterò fino alla morte quella sostanza. Fino alla morte. Per me e per gli altri. Sta vicino a me, purtroppo. Sai che sta lì e non la devi toccare. Va analizzata, va studiata, è un tuo demone. C’è l’amore per i figli, per la sorella, ci sono gli screzi e le spaccature per la gestione dell’azienda.

Su tutto si sente, fortissimo, che Bonci si sta ancora cercando, che la ricerca del sé è ancora in corso. Dichiaratamente. E che questo passa, e deve passare, necessariamente dal dolore. È un po’ come le farfalle – dice – e io una farfalla devo diventare. Sono felice del mio dolore, sono felice di quel che sto facendo. Perché? Per vivere un giorno solo bene. Potete vedere Gabriele Bonci nell’intervista a One More Time Podcast su you tube.