Roma: nuove regole per i MINIMARKET
Arrivano le proteste sulla direttiva del presidente della commissione Commercio Alemanni. I residenti del centro storico romano temono il proliferare sfrenato di chioschetti fast food, mentre Alemanni assicura qualità. I laboratori artigianali alimentari che vogliano aprire in zona Unesco dovranno rispettare delle regole precise: almeno 80 metri quadri e bagno per i clienti.
Il presidente della commissione Commercio Andrea Alemanni (Pd) è deciso. Non farà marcia indietro sulla sua delibera per limitare i minimarket e incentivare i laboratori artigianali, nonostante i residenti del centro storico romano siano fortemente contrari. Per Alemanni, la direzione è quella giusta: alzare il livello di qualità nell’area Unesco.
Nuove regole per i minimarket
Questa delibera confermerebbe il divieto di aprire nuovi negozi di souvenir e minimarket nel centro storico di Roma. Limiterebbe inoltre le possibilità di trasferimento per i minimarket già esistenti. Le nuove condizioni infatti impongono che, per potersi trasferire, il minimarket abbia a disposizione un nuovo locale di almeno 100 metri quadri.
Secondo Alemanni, questo limiterà la corsa a “luoghi commercialmente più appetibili”. Il presidente spiega come “affittare un locale da 15 metri quadri a Castro Pretorio è molto meno costoso che affittarne uno da 100 metri quadri a Monti o a Trastevere. Quel tipo di commercio quindi finisce”.
Un commercio che invece non dovrebbe finire, a detta di Alemanni, è quello dei laboratori artigianali alimentari. La sua proposta toglierebbe il divieto di apertura di questi siti nell’area Unesco, ma con limitazioni.
Cosa succedera?
La paura di molte associazioni di cittadini romani è che il centro storico venga invaso da fast food o altre attività come i venditori di kebab. Alemanni, che afferma di essersi consultato con queste associazioni durante la stesura, sostiene il contrario.
Per i laboratori artigianali ci sarebbero regole ben precise. Il locale dovrà essere di almeno 80 metri quadri. Dovrà poi essere munito di bagno se è prevista la consumazione in loco, quindi anche al bancone o su panche. Queste limitazioni sarebbero rivolte a “imprenditori seri” che alzerebbero “la qualità per i laboratori”.
Alemanni è scettico sulla possibile invasione di chioschetti temuta dai residenti. Cita dati secondo i quali i laboratori artigianali alimentari sono in calo del 40%, spiegando poi come “pizzerie a taglio, venditori di kebab, friggitorie… nella maggioranza dei casi hanno licenze di negozi di vicinato e non di artigianato alimentare: tanto è vero che i dati dicono che sono diminuiti”.
L’iter della delibera
Insomma, la direttiva sembra continuare la sua marcia burocratica nonostante le perplessità e le proteste dei cittadini. Verrà presto discussa dal consiglio del I Municipio per possibili emendamenti di sorta.
Alemanni si dice fiducioso, assicurando che li leggerà tutti con molta attenzione. Nel frattempo ricorda che la delibera “sarà portata in Assemblea capitolina entro il 30 maggio, ovvero prima della scadenza della numero 49 del 2019 che sanciva le regole per questi locali nel centro storico”.
Se così non fosse, infatti, dal 30 maggio si scatenerebbe “la giungla più assoluta”.