Home News Fancy Food New York: tra ricette italiane taroccate e “Italian sounding”

Fancy Food New York: tra ricette italiane taroccate e “Italian sounding”

di Giulia Tosoni 28 Giugno 2023 10:00

In occasione del Summer Fancy Food 2023 di New York, Coldiretti e Filiera Italia lanciano l’allarme: il falso made in Italy agroalimentare raggiunge i 120 miliardi di valore. Inoltre, 6 italiani su 10 all’estero si sono imbattuti in un piatto della tradizione italiana “taroccato”.

L’Italia ha sempre esportato in tutto il mondo la propria cultura, dall’arte fino al cibo, ma per quest’ultimo non sempre è stata fatta giustizia. All’estero non è così scontato trovare prodotti agroalimentari Dop, spesso quello che si trova è un falso Made in Italy, dove di italiano c’è solo il nome riportato sull’etichetta, possiamo definire questo fenomeno “italian sounding”.

In occasione del Summer Fancy Food 2023, la Coldiretti e Filiera Italia, hanno lanciato l’allarme: sale a 120 miliardi il valore delle produzioni di falso Made in Italy nel mondo, con gli Stati Uniti al primo posto come Paese, dove le produzioni agroalimentari italiane “fake” registrano i fatturati più alti.

Italian sounding

Negli USA il falso Made in Italy è arrivato a rappresentare oltre 40 miliardi di euro. Nello specifico, solo un prodotto agroalimentare che richiama l’Italia su sette venduti negli States arriva realmente dal Belpaese con le esportazioni che sono state pari a 6,6 miliardi nel 2022. Basti pensare che il 90% dei formaggi di tipo italiano in Usa – sottolineano Coldiretti e Filiera Italia – sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola, dalla mozzarella fino al Provolone.

L’Italia sounding riguarda però tutte le categorie alimentari, come l’olio Pompeian made in Usa, i salumi più prestigiosi, dalle imitazioni del Parma e del San Daniele alla mortadella Bologna o al salame Milano venduto in tutti gli Stati Uniti, ma anche le conserve come il pomodoro San Marzano.

L’industria del falso Made in Italy a tavola è diventata un grande problema, secondo la stima di  Coldiretti e Filiera Italia, oltre due prodotti agroalimentari italiani su tre sono falsi senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese. In testa alla classifica dei prodotti più replicati ci sono i formaggi, partendo dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali.

Ricette italiane taroccate

Sempre nel corso dell’evento fieristico newyorkese, grazie all’analisi di Coldiretti e Notosondaggi, è emerso che sei italiani su dieci (60%) all’estero si sono imbattuti in piatti della tradizione italiana taroccati. Per gli americani, è stato rilevato che è molto diffuso l’uso improprio di ingredienti tipici della tradizione italiana.

La ricetta più amata in America sembra sia il “Mac&Cheese“: ossia una pasta al forno inondata con una salsa di formaggio cheddar, tipico americano, questa pasta sembra provenire da un ricettario italiano del 14esimo secolo. La pasta non è l’unico piatto a subire variazioni per quanto riguarda il condimento, tocca anche alla nostra amata pizza, che vede nella reinterpretazione a stelle e strisce l’accostamento dell’ananas con il prosciutto cotto.

Cucina italiana patrimonio dell’Unesco

Al Summer Fancy Food 2023, l’Italia vuole sostenere la candidatura della pratica della cucina italiana per l’iscrizione nella lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’Unesco che si svolge dopo l’approvazione da parte del Governo del Disegno di Legge su “Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del Made in Italy”.

“La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani, per questo è importante fare chiarezza sulla cucina italiana nel mondo con il riconoscimento come patrimonio Unesco” conclude Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, precisando che al valore culturale si aggiunge quello economico ed occupazionale per il Paese.